Biaggi corre la MotoGp «Rossi merita il titolo non sbaglia un colpo»
«Jorge è in... pallissima e a cena era ancora arrabbiato Se avessi corso io, avrei evitato i rischi di Marquez»
Rieccolo lì, nella tuta tricolore, il numero 3 sulla schiena. «Ci sto così bene dentro che a volte la metto pure a casa», scherza Max Biaggi. C’è anche lui in pista nella giornata di test Michelin della MotoGP. Ma il cavallo nel box di Max è l’Aprilia RSV4 sulla quale a inizio agosto in Malesia a 44 anni ha fatto 3o nel Mondiale Superbike. «Un mese e mezzo senza moto è lungo. Il test è nato all’ultimo, ma sono soddisfatto, ho fatto 68 giri, il migliore in 1’34”9, a mezzo secondo decimi dalla mia qualifica nel GP di giugno (e a due decimi dal record in gara di Rea; n.d.r.), ottenuta però con gomma supersoft».
Biaggi, correrà anche in Qatar?
«Al momento non è nei piani. Ci fossero le condizioni, sì».
E nel 2016?
«Dipende dai programmi. Mi sembra che stiano cambiando leggermente, ma l’uomo a cui chiedere è Albesiano (d.t. Aprilia; n.d.r.), non dirigo io il reparto corse. Da romantico, però, sarebbe un peccato non rivedere l’Aprilia in Superbike, la moto è ancora competitiva. Ovvio, ci vorreb-
be un aggiornamento. Che però costa».
In quel caso sarebbe quindi a disposizione?
«Non credo. Perché mi è costato mettermi a regime, soprattutto fisicamente. Anche se le sensazioni sono buone. Ritrovarsi a girare coi primi è una libidine pazzesca, a tempo pieno forse potrei fare anche meglio, ma sarebbe un impegno giornaliero e non posso più permettermelo per la vita che ho scelto e la famiglia».
È così difficile dire basta?
«Non proprio. Dopo le due gare di quest’anno mi sento più libero e appagato, ho centrato l’obiettivo. Ecco perché correre in Qatar non è indispensabile».
Avrà un futuro da team manager?
«Il discorso è ampio. Ci vorrebbe una situazione comoda, dove non devi stare sempre attento al budget e ti puoi permettere una persona che ti dia qualcosa in più. In 20 anni ho accumulato esperienza e in un team ufficiale… Però ci vuole la volontà della proprietà».
Giudichi il primo anno di Aprilia in MotoGP.
«Considerando il progetto non