La Gazzetta dello Sport

PARTITA AI RAGGI X L’architetto Hernanes tiene la Juve in equilibrio Max ha trovato il regista

Recuperi, 37 passaggi, 61 palloni giocati: ok il Profeta davanti alla difesa. Squadra cortissima, disposta su 33 metri

- Vincenzo D’Angelo

LA MOSSA TATTICA

Vuoi vedere che la lunga caccia al trequartis­ta ha portato alla fine in bianconero il nuovo regista? Più che una questione di dettagli, è una questione di posizione in campo. Allegri a Manchester ridisegna la Juventus, ma al posto del rombo — vista l’assenza di Marchisio e la mancanza di alternativ­e — pesca il jolly dal mazzo bianconero posizionan­do Hernanes davanti alla difesa in un 4-5-1 che a tratti si trasforma in puro 4-1-4-1. Tutt’altro che un inedito per il brasiliano ex Inter, che anche nella nazionale brasiliana spesso ha agito in quella posizione del campo, ma in coppia in un 4-2-3-1. L’intento del tecnico è chiarament­e quello di gestire il ritmo della gara, di non permettere al City di vivere di folate e d’intensità. Il Profeta in mezzo, per accendere la Juve — non solo negli ultimi venticinqu­e metri — e mantenerla equilibrat­a. L’esperiment­o è positivo, almeno per un tempo. Probabilme­nte finché gambe e lucidità reggono l’urto.

NUMERI Allegri non ha chiesto al brasiliano particolar­i compiti di copertura o di pressing. Piuttosto di farsi trovare sempre libero come punto di riferiment­o in mezzo per i compagni e di presidiare il più possibile le linee di passaggio. E alla fine non è certo un caso se proprio il numero undici bianconero è stato il giocatore che ha recuperato più palloni: 11 (su 59 recuperi di squadra), cinque in più dei compagni Pogba e Bonucci (6) e due in più di uno specialist­a di questo fondamenta­le come Fernandinh­o (9), il migliore del Manchester City, che nel complesso ha perso la sfida a distanza con i bianconeri, fermandosi a 54 palloni recuperati. La pecca del Profeta è aver perso la palla in mezzo al campo da cui il Manchester ha poi ottenuto l’angolo del vantaggio. Ma lì ha pagato la forza fisica e non la capacità di leggere la situazione o per un eccesso di zelo in un gesto tecnico. La partita di Hernanes è stata nel complesso poco appariscen­te, ma di grande sostanza: 37 passaggi positivi, 3 lanci, un’occasione creata, un tiro fuori e un palo (esterno, su punizione), un contrasto vinto, 14 palle perse e 61 palloni giocati. I numeri sono sicurament­e lontani da quelli che ha saputo garantire un certo Andrea Pirlo fino allo scorso anno. Ma è questione di tempo e di abitudine. La Juve che pensava di aver risolto con il Profeta il vuoto sulla trequarti, all’Etihad Stadium ha forse trovato il nuovo direttore d’orchestra, che ha dimostrato di sapersi anche sacrificar­e per il bene della squadra.

RIECCO POGBA E la chiave della vittoria è stata proprio il sacrificio di squadra. La Juve ha lasciato l’iniziativa al Manchester City senza però soffrire particolar­mente le iniziative inglesi. La squadra ha saputo coprire bene il campo interament­e in larghezza, rimanendo sempre molto corta (32,8 metri) e stretta. Così anche Pogba ha dovuto «rincorrere» di meno gli avversari rispetto alle prime uscite della stagione ed è rimasto lucido in fase di ripartenza. Suo l’assist per il pari di Mandzukic, che non è stato certo l’unico lampo, come evidenziat­o dalle statistich­e a fine gara. Per il numero 10 bianconero due occasioni create, cinque dribbling riusciti, quattro sponde, tre contrasti vinti, sei palloni recuperati e settantuno giocati. Cuore, grinta, sacrificio e qualità. Gli ingredient­i perfetti per riuscire nell’impresa. Allegri finalmente può sorridere: la Juve vista a Manchester è altra cosa rispetto a quella lenta e svogliata delle prime giornate di Serie A.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy