La Gazzetta dello Sport

«VI ASPETTO IN SARDEGNA: PEDALIAMO INSIEME»

- Twitter@cirogazzet­ta

largo il sorriso di Fabio Aru. Larghissim­o. Parte da una guancia, arriva all’altra e sembra non finire più. Adesso poi che c’è tutto il tempo di goderselo, dopo tre intensissi­me settimane di disfida agonistica in cui il viso era spesso quasi trasfigura­to dalle smorfie della fatica, quel sorriso sembra ancora più dolce ed è l’immagine simbolo del pomeriggio che ieri il fresco re della Vuelta ha passato a casa Gazzetta. Con lui la fidanzata torinese Valentina, con cui vive a Lugano (per marzo dell’anno prossimo è in arrivo la laurea in giurisprud­enza), e il manager Alex Carera. Un brindisi, la chiacchier­ata in redazione, il passaggio negli studi di GazzettaTv e quello agli uffici di Rcs Sport, che organizza il Giro d’Italia e tutti gli eventi ciclistici legati alla Gazzetta. Quasi e due ore, e poco dopo le 18 i saluti arrivano assieme a un’idea: «Vi aspetto tutti a ottobre in Sardegna, dove manco dal periodo natalizio, per la prima pedalata con i tifosi e tutti quelli che mi vogliono bene. A Villacidro, sulle strade di casa ( il weekend individuat­o è quello del 17-18 ottobre, ndr). Anzi, dobbiamo trovare un nome». Pedalaru, buttiamo lì. «Niente male, ci possiamo lavorare».

IDEA Fabio è in camicia (che nasconde un cerottone sul costato frutto delle cadute alla Vuelta) e jeans, ma il capo d’abbigliame­nto che spicca di più è quello che si porta dietro, la maglia rossa della Vuelta. Solo cinque italiani avevano vinto la corsa spagnola prima di lui (l’ultimo il compagno Vincenzo Nibali, cinque anni fa) e lui ce l’ha fatta a 25 anni appena, la stessa età del siciliano, anzi 8 mesi più giovane. Che poi la Vuelta sia stata per Nibali l’abbrivio verso i trionfi al Giro (2013) e Tour (2014), Fabio è il primo a saperlo, ma non sognatevi di strappargl­i un proclama sul tema di ripetere le gesta di Vincenzo. Non è il tipo. Ma che già stia pensando a come migliorare e andare in cerca di nuovi successi, è sicuro. In questo caso, «è» il tipo. Sicuro e determinat­o. Ambizioso e affamato.

FLASH Della Vuelta è rimasta negli occhi l’impresa di sabato, l’attacco a 50 km dal traguardo che ha finalmente sgretolato la resistenza dell’olandese Dumoulin. Ce lo ricordiamo e ce lo ricorderem­o benissimo. Ma il ragionamen­to a mente fredda consente l’emersione di particolar­i inediti. Come quello del giorno prima, sullo strappo in pavé di Avila che aveva regalato altri 3” a Dumoulin: «Ero talmente concentrat­o nell’inseguimen­to che non mi ero accorto di avere Pozzovivo a ruota — confessa Fabio —. Magari avrebbe potuto aiutarmi a limare qualcosa, ma anche lui era a tutta». Oppure un dettaglio legato alla settima tappa, vinta da Lindeman con Aru terzo. «La fuga quel giorno aveva preso troppo vantaggio. Con la squadra al completo, avremmo lavorato per ricucire perché era un traguardo interessan­te, ma avevamo perso Tiralongo e Nibali e quindi in 7 è un’altra storia. Non potevamo finirci». E ancora, le lacrime di un gregario di lusso come Alessandro Vanotti, che è voluto partire a tutti i costi nella tappa decisiva di sabato nonostante il dolore: «Sì, ha pianto in corsa, sulla prima salita. Ma ha stretto i denti. Ed è arrivato a Madrid».

25 ANNI, ASTANA mo, litighiamo anche. Non sembra, ma capita che io mi arrabbi eccome. Poi se sbaglio sono il primo a chiedere scusa. Do e chiedo sincerità e schiettezz­a pur se a volte le cose da dire o da sentire sono scomode. E così che si cresce».

PROGRAMMI Tra non troppo tempo rivedremo Fabio correre in Italia dopo il Giro, che aveva chiuso al secondo posto alle spalle di Contador con due splendide vittorie di tappa. «Sì, sarò alla Milano-Torino del primo ottobre e probabilme­nte anche alla Tre Valli Varesine del 30 settembre». Il tutto prima della partenza per il Kazakistan e la partecipaz­ione del 4 ottobre al Tour de Almaty, che lo priverà del Giro di Lombardia. L’apputament­o comunque è soltanto rimandato perché Fabio, naturalmen­te destinato ai grandi giri, non è indifferen­te al fascino delle classiche. «Quest’anno dovevo fare la Liegi-Bastogne-Liegi ma è saltata perché non stavo bene. Spero di tornarci. Ma dei programmi del 2016 dovrò parlarne con la squadra, una volta che conoscerem­o bene i percorsi dei grandi giri». Però è inevitabil­e che Aru senta forte nelle orecchie il richiamohi­amo del Tour, che non ha ancora mai disputato,o, e quello delle Olimpiadi di Rio (ieri ha ricevutoo una chia-chiamata del presidente del Coni Giovannii Malagò) il cui percorso è duro.

VOLA Il pianeta Fabio — a cui ha fatto il compliment­i via messaggio il premieremi­er Matteo Renzi — resta chiarament­ee da esplorare. Ci sarà tempo, perché an-anche il c.t. Cassani, sempre dai micro-ofoni di GazzettaTv, ha detto che «Aruru ha le potenziali­tà per vincere neiei E alla fine un incontro prossimi anni almeno un Giro d’Ita-aspeciale. Fabio Aru ha lia e almeno un Tour de France, e ri-i- abbracciat­o Salvatore percorrere le orme di Nibali, rispet-CARATTERE Può sembrare che i costanti richiami Pirosu, uno dei cuochi della to al quale a parità di età ha risultatii di Arui,algruppo,aicompagni,allasquadr­a,sia-addirittur­amigliori».Intantolui,mensa Rcs Mediagroup­no di circostanz­a. Che non ci si innalzi dalle solite Gazzetta, nato a San Gavino poco prima di mettersi al volante per frasi di routine. Non è così e se non Monreale. Proprio come lui andare via, butta un pensiero anchehe al-allo si capisce, neppure si può comle vacanze e confessa un amore, perr l’Afri-l’Afriprende­re questo ragazzo di Villaca, che non conoscevam­o. «Sì, sonono stato cidro fino in fondo. L’Astana ieri già in Madagascar, a Nosy Be, e mi è piaciu-piaciuha ufficializ­zato – ma era ben più to molto. Ma in generale è un Continente­ntinente che nell’aria – i rinnovi di Paolo Tiche mi ha sempre affascinat­o e chissàhiss­à che ralongo, Dario Cataldo e Diego quest’inverno non ci sia l’occasione di andare Rosa, stesso anno di scadenza (per a visitare dei parchi naturali e fare un safari foto-fotoora) del contratto di Aru, che nel grafico». E’ la sua tranquilla normalitàm­alità che solo creare consenso e unità di intenti se è in bici mette da parte. Quando pedala diven-divenattor­no a sé è maestro. Non di tutti ta il Cavaliere dei Quattro Mori. Il simbolo di i campioni si può dire lo stesso. «A un’isola magnifica che si è messo inn testa di con-convolte basta poco. Un semplice graquistar­e il mondo. zie. Noi ci parliamo, ci confrontia- Nella foto grande, Fabio Aru con la fidanzata Valentina.

Il sardo a GazzettaTv

Dibattito in redazione

Posa «con» il grande Alfredo Binda che stacca con i denti il copertone

Sotto, alla Vuelta

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