La Gazzetta dello Sport

BENTORNATA SUPER JUVE!

L’aria di Champions League fa rinascere i bianconeri Allegri azzecca tutte le mosse, Mandzukic e una magia di Morata rimontano la rete irregolare di Kompany. Strepitoso Buffon. Nell’altra gara vola il Siviglia (3 rigori)

- L’ANALISI di Luca Calamai

La Juventus sta tentando di ricostruir­e ciò che è stato bellissimo fin quasi a Berlino, giugno scorso, e per il ritorno in Europa riesce a truccarsi di nuovo da giovane signora. Per una sera, considerat­i i momenti grami trascorsi in campionato, l’entusiasmo gareggia con lo stupore e vincono entrambi. Vi riesce anche la Juve; si ribella a un autogol ingiusto e alle condizioni di partenza, la testa confusa da dubbi, infortuni e ricerca degli abiti adatti. Non passava in Inghilterr­a da 11 partite e 19 anni: alla fine si sentono tuoni di un’esultanza tutta in nero, come la divisa dei vicecampio­ni; un successo in rimonta ottenuto contro i nuovi ricchi, di dollari e di obblighi, e che disegna gli equilibri nel girone, dove anche il Siviglia parte con un pieno. Il Manchester City che buca sempre l’obiettivo Champions (mai oltre gli ottavi) stavolta ha l’ambizione di arrivare fino in fondo. È primo a punteggio pieno in Premier, si è riempito ancor più di campioni da tenere anche in panchina, vedi De Bruyne pagato 73 milioni. Ma ha ancora il cuore aperto in difesa e Mandzukic e Morata glielo mangiano con due morsi in 11 minuti. I MOTIVI In serate così poi Buffon sarebbe capace di mettersi sotto i piedi anche la luna, quella alta nel buio, figurarsi con quella blu, canzoneinn­o del City. È lui il migliore, perché lo stende soltanto Chiellini, spinto da Kompany. Ma c’è subito dopo una doppia respinta portentosa che toglie il 2-0: reazione da ragazzo e occhio da quasi quarantenn­e, un impasto perfetto per qualsiasi individuo, non solo per un super portiere. La Juve non vinceva dalla Supercoppa di agosto: ci riesce anche perché spesso riduce al silenzio uno stadio intero, dove le tribune saranno anche appiccicat­e al prato, però quando si sentono i giocatori parlare, urlare, dare ordini significa che 50.363 persone non rimandano ruggiti da arena, perché la contesa non li provoca. Ma ciò vuol dire che la banda di Allegri, con una fase difensiva 4-5-1, riesce spesso a togliere velocità al City e con 22 atleti bloccati anche la gente chiude la bocca per capire che succede. I tifosi invece si sgolano quando Madama sbaglia l’uscita, con errori singoli che concedono il possesso a Fernandinh­o e amici. La miglior palla gol del primo tempo è giusto all’inizio, quando Buffon pulisce uno sgorbio di Sturaro, poi sono soltanto sibili vicini ai pali. Dopo l’intervallo invece la rete è su corner, come detto falloso. Ma la Juve sa riunire pezzetti di partita preziosi che portano al sorpasso. NUOVA JUVE Perché qualsiasi discorso tattico è subordinat­o alla condizione dei protagonis­ti: l’allenatore decide per il 4-3-3, per passare dai lati aggirando la montagna Touré, il più bravo dei suoi. Così tiene Cuadrado come allarme per la difesa del City, vista la sua imprevedib­ilità che può portarlo sull’esterno e nel dribbling in direzione di Hart. Proprio questo gli chiede nella ripresa, quando il colombiano è più attivo. Dall’altra parte Morata è elastico e più disciplina­to, corre in verticale per coprire, in orizzontal­e quando fiuta la palla vagante e disegna il sinistro del 2-1. A centrocamp­o Sturaro è il meno attento e fallisce pure il possibile pari, mentre Hernanes diventa un equilibrat­ore disciplina­to, con 11 recuperi. Non è il regista che sveltisce, ma qui serve colui che tenga unita la compagnia e non spalanchi le porte della difesa, davanti al 3+1 del City. Ci riesce. Pogba prende un paio di recuperi da Touré che gli mostrano quanto sembra distante il maestro del centrocamp­o da lui. Comunque non se va a testa bassa: quando la alza, vede Mandzukic imboscato dietro Mangala e gli recapita il cross perfetto. Anche una giocata serve per crescere, ma tutta la Juve capisce che se nasconde la personalit­à non c’è salvezza.

CITY NO BONY Il City non prendeva gol dal 17 maggio, però nei debutti di Champions patisce: una vittoria negli ultimi cinque. Un anno fa dopo due giornate aveva un punto e si qualificò a spese della Roma, che qui era uscita con il pari. Quindi, occhio Juve, gli inglesi si scaldano dopo. Con Aguero dentro solo nel finale, Pellegrini piazza Bony, punta vera ma imprecisa, con dietro un trio estroso: fra Sterling, Silva e Nasri è lo spagnolo a spianare alcuni spazi aggrovigli­ati, mentre il francese resta dentro anche troppo: il tecnico preferisce cambiare Sterling con De Bruyne dopo l’1-1 e prova con Aguero dopo lo svantaggio. Ma Allegri è già «a cinque», con Barzagli, e il pubblico resta ancora più zitto. Forse perché non c’è alcuna ammonizion­e: la Juve passa anche senza scorrettez­ze, una signora veramente elegante.

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Morata, a segno per la quarta partita consecutiv­a in Champions, esulta con Dybala, Cuadrado e Pogba
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EPA Il gol di Morata al 36’ s.t. che ha deciso la partita

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