La Gazzetta dello Sport

Il profugo sgambettat­o allenerà a Getafe

- Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID

Quel fallo plateale, gratuito, cattivo ha cambiato la vita di Osama al Abd al Mohsen. Se l’orribile Petra Laszlo reporter ripresa mentre scalciava migranti in fuga non l’avesse sgambettat­o facendolo cadere insieme al figlio di 7 anni che portava in braccio mentre alla frontiera ungherese di Roszke cercava di scappare dalla polizia correndo verso un futuro che è fatto solamente d’incertezze, la storia e la vita di questo migrante siriano e della sua famiglia avrebbero preso un’altra strada. Quella comune a migliaia di connaziona­li in fuga. SALVATO DAL CALCIO Quel gesto vile ha portato a Osama grande popolarità e da li è nata un’ondata di solidariet­à personaliz­zata, grazie alla passione per il calcio. Perché tra le altre cose è emerso che in Siria allenava una squadra di calcio, l’Al Fotuwa della prima divisione. Osama ha raccontato a «El Mundo» la sua odissea, il panico di suo figlio Zaid, il fermo della polizia e i rischi corsi nella fuga dalla Siria: «Abbiamo rischiato di morire». La storia ha attratto l’attenzione di Miguel Angel Galan, direttore della Cenafe, scuola per allenatori di calcio madrilena e precandida­to alle elezioni della federcalci­o spagnola. Galan ha chiamato uno dei suoi allievi, il giovane marocchino Mohamed Labrouzi, e gli ha chiesto se voleva dargli una mano per portare a Madrid la famiglia di Osama. Moha- med ha accettato e ha preso un aereo per Monaco. Ieri è ripartito con Osama per Madrid, in treno, via Parigi e Barcellona. Osama si è portato dietro il piccolo Zaid e un altro dei suoi 4 figli, Mohammad di 18 anni. La moglie e gli altri due ragazzi dovrebbero arrivare presto. «Sono felicissim­o, vedo un futuro per me e per la mia famiglia in Spagna » , ha detto Osama alla giornalist­a del Mundo che l’ha accompagna­to nel viaggio. Ad attenderlo un alloggio a Getafe, il grande comune a 10 chilometri dal centro di Madrid, e l’affetto di Galan che s’impegnerà a trovargli un lavoro e a cercare di riavviare la carriera di allenatore interrotta in Siria.

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In alto, lo sgambetto al profugo siriano, qui sopra con il figlio
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