La Gazzetta dello Sport

Ivan, tre generazion­i di talenti: «Nonno, papà e ora io, tutti in serie A»

Slovacco promosso titolare da Zenga era il capitano della Primavera

- Filippo Grimaldi INVIATO A BOGLIASCO (GE)

Non è solo una questione di classe, che David Ivan mette in campo con una semplicità disarmante. Ciò che più ha colpito Mihajlovic ieri, e Zenga in tempi più recenti, è l’incredibil­e leggerezza – di testa e di gambe – di questo 20enne con un grande avvenire dietro le spalle, che pare nato per stupire. «Faccio soltanto ciò che mi chiede l’allenatore, nulla di più», sussurra. Logico comprender­e perché il giorno in cui – circa 5 anni fa, a Nitra, in Slovacchia – quel cacciatore di talenti di Riccardo Pecini gli mise gli occhi addosso, fece l’impossibil­e per portarlo in Italia. Guarda caso, qui David ha colleziona­to un successo dopo l’altro, a cominciare dallo storico scudetto blucerchia­to con gli Allievi di Beruatto, anticamera di una carriera super a livello giovanile, conclusa con la fascia da capitano della Primavera. «Ho avuto molti maestri, e li ringrazio tutti. Oltre a Beruatto, Tufano, Chiesa, Re, Pedone, Invernizzi». Un passo alla volta, ma con la determinaz­ione dei grandi, puntando alla nazionale maggiore. «Se continuo così, posso arrivarci».

TALE NONNO, TALE NIPOTE I doriani hanno impiegato poco per innamorars­i di lui. Debutto con il Carpi, gara sontuosa, e pazienza se macchiata dal doppio giallo. Zenga l’ha riproposto con il Bologna. Il primo fallo della serata? Suo, su Giaccherin­i. «Ma non sono cattivo, rispetto l’avversario. A casa, però, ci hanno insegnato a non tirare mai indietro la gamba su ogni pallone. Di sicuro, però, errori come quello con il Carpi non accadranno più». In famiglia ha avuto ottimi maestri. Nonno Stefan, attaccante, ha giocato in A in Slovacchia, come papà Dusan, centrocamp­ista, «che oggi a 49 anni continua ad andare in campo in D. È lui il mio modello, insieme a... Cristiano Ronaldo. Un motivo c’è: io tifo anche il Real Madrid».

QUELLA DOPPIETTA Quando arrivò a Genova, non era altissimo. Un metro e 65, all’incirca: così lo portarono in ospedale per sottoporlo ad esami che chiarisser­o quanto sarebbe cresciuto ancora. Oltre 10 centimetri: era fatta. «Quando Pecini venne a vedermi, capii subito che era un’occasione da non perdere, anche se non è stato facile lasciare la Slovacchia. Dovevo cogliere l’attimo, un’occasione simile ti capita poche volte nella vita». Il resto è stato relativame­nte semplice: «Do sempre tutto in allenament­o, ma devo ringraziar­e Zenga, che ha dato fiducia a un giocatore come me, nonostante in carriera io non abbia fatto ancora nulla». Obiezione: è titolare dell’Under 21 slovacca, ad agosto ha debuttato in Europa League. E, nello scorso aprile, ha firmato una doppietta nel derby Primavera vinto 7-3 dai blucerchia­ti.

PALESTRA SAMP Certo, un aiuto importante è arrivato dalla filosofia che anima la Samp negli ultimi anni: far crescere i talenti in casa, per lanciarli in prima squadra. «Penso a Krsticic, Soriano, Obiang. Sentire la fiducia intorno conta, eccome». La sua posizione in campo? «Dove vuole Zenga mi sistemo». Un polivalent­e in mediana, che ascolta e prende esempio da tutti. «L’anno scorso ho conosciuto Eto’o quando mi allenavo con la prima squadra. È venuto da me, mi ha stretto la mano, è stato prodigo di consigli. Che umiltà». Il camerunese, evidenteme­nte, ha l’occhio lungo. Seguite Ivan, siamo solo all’inizio.

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GETTY David Ivan, 20 anni, centrocamp­ista slovacco della Sampdoria

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