Ora il Milan e Thohir cercano un patto su San Siro
L’incontro di ieri, dopo il no Fininvest al Portello è atteso il prossimo vertice tra i due club
Il tempo vaporizzerà anche le ultime bollicine di rimpianti: il no di Fininvest alla costruzione di uno stadio di proprietà (e non solo al Portello) costringe il Milan a rinunciare per ora a un sogno e l’Inter a riporre nel cassetto quella trentina di slide, illustrate al Comune di Milano, con le quali immaginava un San Siro 2.0 in esclusiva. Tutto come prima, o quasi: perché se è vero che il futuro potrà essere ancora sotto l'ombrello della condivisione, è altrettanto vero che per i club si apre una fase di riflessioni a tutto campo. Se sarà ancora Meazza, bisognerà immaginarne un nuovo modello di gestione, perché i ricavi da stadio oscillano tra i 18 ai 22 milioni a seconda dei risultati sportivi. Troppo poco: la vera sfida sarà questa. I buoni rapporti, e anche la vicenda Portello non ha incrinato l'armonia, mantengono Inter e Milan sulla strada del collaborazionismo. La «carta costituzionale» è la convenzione che impegna i club a versare ciascuno 4,1 milioni al Comune fino al 2030 per il Meazza: dopo la finale di Champions, sarà il punto di ripartenza.
LA TELEFONATA Lo stop di Fininvest ha ribaltato lo scenario, senza dimenticare il gruppo Bee per il quale era più Portello-no che sì. Anche Barbara Berlusconi ha preso atto della volontà del padre di non staccarsi da S. Siro, anche se, «filosoficamente», resta convinta che uno stadio di proprietà faccia compiere un vero salto di qualità. L'Inter aspetta d’incontrare i rossoneri per essere informata dell'addio al Portello e congelare l'idea d'investire 120 milioni in 90 anni sul Meazza per farne la propria casa. Senza strappi: il dialogo tra Inter e Milan è costante. Ieri è bastata una telefonata tra i club per annullare l'appuntamento in Comune, considerato inopportuno a poche ore dalle parole di Berlusconi. «Restare a S. Siro non è un ridimensionamento per i club – è il parere di Alan Rizzi, il padre della convenzione -: con la cogestione si è avuta la Champions, da non considerare come punto di arrivo. Io ripenserei il Terzo Anello per aumentare la redditività dei club».