La Gazzetta dello Sport

Ragno nero Cudicini 80 anni da leggenda «Balo non l’avrei ripreso»

«MARIO NON È UN CAMPIONE: NON È CRESCIUTO. ORA IL MIGLIOR PORTIERE È COURTOIS. IL PARÒN MI FECE PIANGERE. CHE DIREBBE DEL MILAN DI OGGI? “CIÒ, XE UN PO’ DE CONFUSION” »

- L’INTERVISTA di ALBERTO CERRUTI

Tifava Juve perché il suo idolo era il portiere Sentimenti IV, stava per passare all’Inter, ma è diventato famoso nella Roma e nel Milan. Fabio Cudicini ha vinto tutto parando tutto e continua a parare il tempo che avanza. Perché anche oggi, che compie i primi brillanti 80 anni, è nel suo ufficio milanese, a dirigere l’azienda nel settore dell’edilizia e dell’arredament­o, con l’impegno di sempre.

Cudicini, è vero che rifiutò il trasferime­nto all’Inter?

«Lo rifiutò mio papà. Non voleva che lasciassi Trieste, dove frequentav­o la terza liceo scientific­o. Mi aveva richiesto Foni, ma quelle parate all’Arena su Nyers e Lorenzi non servirono a nulla».

E così debuttò in serie A con l’Udinese.

«Ma che fatica! Bigogno negli allenament­i mi legava con le corde ai pali, per insegnarmi a trovare la giusta posizione, fino alle otto di sera».

Poi il salto a Roma…

«Ho trovato Ghiggia e Lojacono, i Cassano dell’epoca, matti ma bravissimi. Ma soprattutt­o a Roma ho conosciuto il ragionier Giampaoli, che mi ha convinto ad avviare un’attività diventata il mio lavoro, dopo il calcio».

A Roma ha incomincia­to a vincere.

«Una Coppa Italia e prima ancora, nel 1961, la Coppa delle Fiere, poi coppa Uefa e ora Europa League, con il mio amico Losi che solleva la coppa. Da Roma non me ne sarei mai andato, ma un infortunio all’anca fece credere a qualcuno che ero mezzo rotto, così mi ritrovai al Brescia. Poi è arrivato il Milan, grazie anche a Rocco e a Zoff».

Che cosa c’entra Zoff?

«Doveva andare al Milan ma lo prese il Napoli e il Milan ripiegò su di me. A 31 anni molti pensavano che fossi finito. Persino Rocco mi rimproverò: “I me ga dito che a Roma no te gaveva voja de lavorar”. Mi massacrava in allenament­o e un giorno piansi. Prima della partita contro il Lewski mi disse: “Fazo zogar ti solo perché te xe alto e xe quel mona de Asparukov”. E da quella volta non sono più uscito».

Rocco, però, la adorava…

«Mi chiamava “el longo”, ma anche “Rosenthal” perché diceva che ero fragile come una ceramica pregiata. Il primo anno abbiamo vinto scudetto e coppa delle Coppe, l’anno dopo la coppa dei Campioni, con le sfide al Celtic e al Manchester e infine l’Interconti­nentale con l’Estudiante­s».

E così è diventato il “ragno nero”.

«Giocavo con la calzamagli­a nera per ripararmi dal freddo e siccome feci grandi parate gli inglesi mi definirono “black spider”, ragno nero appunto, come il mitico Jascin, un onore. A Manchester in campo volava di tutto, biglie di ferro e pezzi di ghisa. Rosato aveva perso due denti su gomitata di Stiles e sanguinava, io fui colpito alla testa. Il dottor Monti si precipitò da me, ma io volevo giocare e rimasi in campo, senza fare scene». E’ vero che conosceva già Berlusconi? «Lui abitava in via San Gimignano, un piano sopra Lodetti. Si salutavano quando si incontrava­no e siccome Berlusconi era un grande milanista una volta invitò a cena Lodetti e me, con le rispettive mogli, nella trattoria Armando in via Marghera. Poi finimmo la serata al cinema, a vedere un film di guerra. Berlusconi era brillante e mi fece subito un’ottima impression­e. Non avrei mai immaginato di lavorare con lui, perché un paio d’anni dopo, quando seppe che avevo un’azienda nel settore dell’edilizia, mi chiese se me la sentivo di occuparmi delle pavimentaz­ioni di Milano 2 e di tutte le sue sedi. Un impegno da far tremare i polsi, per un neofita come ero allora. Mi galvanizzò soprattutt­o la stima e la fiducia. Il grande motivatore c’era già. Così ho rivestito con le mie moquette anche Milanello e gli sarò sempre riconoscen­te».

Quindi è più milanista che mai?

«Dal 1967. Fino a due anni fa, quando avevo le tessere, andavo sempre a S.Siro. Adesso tifo da casa».

Le piace Balotelli?

«Si dice che è difficile da gestire ma è un campione. Vado controcorr­ente, lo discuto a livello tecnico. Non è un campione perché non ha fatto molti progressi da quando era nelle giovanili dell’Inter, Mi sembra sopravvalu­tato, non l’avrei ripreso».

Chi vincerà lo scudetto?scud

«Se torna Strootman, la Roma. E vistov che il Milan è fuori, tifo per la Roma, la mia seconda squadra. Mi ha fatto un’ottima impression­e Pallotta, che dopo mezzo secolo ha voluto festeggiar­e la coppa delle Fiere, premiando sul campo tutti gli ex che l’avevano vinta. Un gesto che vale doppio per uno che arriva dall’America e poteva ignorare la storia della società, come succede in Italia».

C’è un portiere in cui si rivede?

«Un po’ in Sportiello, forse per il suo fisico. A parte lui, mi piace molto Viviano. Marchetti e Perin, invece, sono troppo plateali. Io preferisco quelli che rendono facili le cose difficili».

E il miglior portiere del mondo chi è oggi?

«Courtois, perché sa anche ragionare, come faceva il mio amico Sarti».

E Diego Lopez le piace?

«Malgrado le critiche, lo considero il miglior acquisto del Milan. Quando l’hanno preso, ho chiamato Vecchi che mi ha detto di stare tranquillo». Sul Milan, invece, c’è poco da stare tranquilli. Che cosa direbbe Rocco?

«Ciò, xe un po’ de confusion».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy