La Gazzetta dello Sport

Alessio dalla D alla Juve «È scesa una lacrima...»

19 anni, fa l’attaccante nell’Avezzano e piace alla Signora A gennaio rischia di fare un salto triplo, in stile Torricelli 1992

- Luca Bianchin INVIATO AD AVEZZANO (AQ) @lucabianch­in7

Alessio vive con 600 euro al mese di rimborso spese. Quando arriva allo stadio, ad Avezzano, trova due signori seduti su due sedie, davanti all’ingresso. Come Cerbero, controllan­o chi entra. Scene di provincia abruzzese, la partita è Avezzano-Campobasso e non è nemmeno il campo centrale del girone F di Serie D. Lo stadio è vagamente scrostato - neanche raro, per un impianto italiano - e pieno per metà. Intorno, i Monti Marsicani. Dietro la gradinata, un carcere. Alessio Di Massimo è l’11, fa l’attaccante esterno nell’Avezzano e alla stretta di mano prepartita stritola le spalle del bambino entrato con lui. Nervoso? Beh, in tribuna c’è un osservator­e mandato per lui dalla Juve, evento che per la D ha la stessa probabilit­à di un maliano campione olimpico di slittino. Il bambino capirà.

VIA A GENNAIO? Il calcio è strano, a volte mette in contatto due mondi. La Juve ha visto Di Massimo due volte e lo ha bloccato. Alessio davanti ad Aldo Jacopetti, l’osservator­e juventino, ha giocato così così - ha anche sbagliato un gol a porta vuota, dal limite dell’area piccola - però le qualità, se ci sono, si vedono. Allora è probabile che a breve un dirigente della Juventus si sieda al tavolo con il Sant’Omero, società di Promozione proprietar­ia del cartellino. «Mi commuovere­i», dice il presidente Biancucci, che lavora all’Unicredit e pensava di vederne tante, ma non questa. Il prezzo è l’ultimo dei problemi - si parla di 100.000 euro, con arrivo a Torino a gennaio - la questione è capire se un ragazzo del ’96 può entrare in prima squadra alla Juve. Un ragazzo del ’96 che gioca in D e due anni fa era 10 chili sopra il peso forma. Un ragazzo del ’96 che ha visto una sola partita di A dal vivo: Ascoli-Milan.

NON SONO BONUCCI «Quando ho saputo che la Juve mi voleva, mi è scesa la lacrimucci­a - dice Alessio - I compagni, in settimana, sbagliavan­o un passaggio e dicevano “Eh scusa, non sono Bonucci”. In realtà a questa favola non credo ancora... però quel gol, in una settimana meno assurda, non l’avrei sbagliato».

Di Massimo in Avezzano-Campobasso Sopra, da piccolo in rossonero con mamma e sorella A chi sente la sua storia e nel 1992 era abbastanza grande, scatta il pensiero: Torricelli. Moreno faceva lo spedizioni­ere al «Mobilifici­o Spinelli» e giocava nella Caratese. Alla Juve nel ’92 mancavano giocatori per due amichevoli e lo chiamò. Dopo le partite Torricelli telefonò in sede: « Ci sono notizie? » . C’erano: preso. Diventò uno della prima squadra, vinse la Champions e l’Interconti­nentale ’96. Baggio, che aveva letto del mobilifici­o, lo chiamava Geppetto. Sbagliava: Torricelli era Pinocchio, il calciatore di legno diventato giocatore di A.

5 GOL DA ESTERNO Alessio invece è più o meno un disoccupat­o. «Ha finito Geometra e si è preso due anni senza lavoro per provarci col calcio», dice papà Concetto. Ha segnato 17 gol due anni fa in Promozione, 14 nel 2014-15 in Eccellenza con l’Alba Adriatica, 5 in questo inizio

in D. Da piccolo era una mezzala, poi è evoluto in trequartis­ta ed esterno d’attacco. «Sono un destro che gioca a sinistra nel 43-3. Le mie qualità sono velocità, progressio­ne e ricerca della profondità. Il difetto gli atteggiame­nti sbagliati, con l’arbitro e i compagni».

SETTE ZII MILANISTI Contro il Campobasso ha inciso poco: un rosso procurato e un paio di sterzate col destro (su GazzettaTv, oggi alle 14.30, alcune immagini della partita). Il dribbling c’è, in qualcosa ricorda un piccolo Berardi ma la fase difensiva non è pervenuta, come la temperatur­a di Potenza nei vecchi notiziari meteo. Il suo agente, Donato Di Campli, però non si preoccupa. Tre anni fa doveva portare Verratti alla Juve, ora rischia di completare un’operazione molto meno importante ma più affascinan­te. Alessio viene da una famiglia normale, con 7 zii che vanno a vederlo allo stadio e una mamma troppo apprensiva. Resta a casa dalla sera in cui, in un torneo estivo, stava entrando in campo per vendicare il figliolett­o dopo un fallo. Signora, prego, nel caso stia tranquilla. Allo Stadium non ci sono le barriere.

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