La Gazzetta dello Sport

SCUDETTO ALLA JUVE UN SOGNO A METÀ

- Email: acerruti@rcs.it

Caro Cerruti, se ripenso alla partita di domenica credo che la Juve possa ancora vincere lo scudetto, perché ho visto una squadra unita, superiore all’Inter. Se guardo la classifica, invece, credo soltanto in parte allo scudetto, per colpa di Allegri che ha sbagliato molte scelte all’inizio, per esempio con Padoin, regalando punti preziosi. Dovremo lottare con Roma e Napoli, escludo l’Inter, ma sarà dura.

LNicola Dassisti, Milano

a speranza, si sa, è l’ultima a morire e i tifosi hanno il dovere, oltre al diritto, di sperare sempre. A maggior motivo possono e devono sperare i tifosi della Juventus, abituati più degli altri a vincere e spesso a rimontare. Otto partite di campionato, però, hanno già delineato le posizioni e non si può far finta che fin qui non sia successo nulla. Se la Juventus è più vicina al Bologna ultimo (6 punti sotto) che alla Fiorentina prima (9 punti sopra) la colpa non è della sfortuna o degli episodi. E non basta nemmeno ripetere il ritornello delle assenze pesanti di Pirlo, Tevez e Vidal, perché un conto è non essere più soli in testa come un anno fa e un altro galleggiar­e nella colonna di destra della classifica, con appena due punti più del neopromoss­o Frosinone! Allegri, che stavolta ha dovuto ricostruir­e e non gestire, ha sbagliato a sostituire l’infortunat­o Marchisio con Padoin. E il fatto che poi abbia escluso lo stesso Padoin dalla lista Champions fa venire il sospetto che sia pentito di avergli dato così tanta fiducia. Ma pensare che questa sia la causa principale dei punti persi all’inizio sarebbe sbagliato perché, anche se nessuno lo vuole ammettere, alla Juventus è mancata inconsciam­ente la fame di un anno fa, quando i giocatori volevano dimostrare che i tre scudetti vinti erano anche merito loro e non soltanto di Conte. Se a ciò si aggiunge che Pogba non ha dimostrato di meritare il numero 10 da lui richiesto, che Khedira si è infortunat­o prima dell’inizio del campionato e Dybala è stato incomprens­ibilmente più in panchina che in campo, il tutto senza il venticello della fortuna, ecco spiegate le cifre da brivido, rispetto a un anno fa: 13 punti in meno, 7 gol segnati in meno, 5 subiti in più, con più partite pareggiate e perse (3) di quelle vinte, appena 2. È vero che il secondo tempo contro l’Inter è stato incoraggia­nte ed è vero che Khedira avrebbe potuto e dovuto segnare invece di colpire il palo, ma non si può pensare che la classifica sia un optional. E la classifica non dice soltanto che la Juventus è in fortissimo e inimmagina­bile ritardo, ma soprattutt­o dice che nelle ultime quattro giornate è aumentato e non diminuito il suo distacco dalla Roma (da meno 4 a meno 8) e dal Napoli (da meno 1 a meno 6), contro le quali tra l’altro ha già perso. I progressi sul piano dell’intesa e di conseguenz­a nel gioco sono importanti, perché aiuteranno a risalire la corrente. Tornare in alto, però, non significa automatica­mente rivincere lo scudetto, un’impresa che mi pare oggettivam­ente proibitiva perché i punti persi all’inizio si pagano alla fine. Ricordare, per credere, l’amarezza di Ranieri, subentrato alla terza giornata a Spalletti esonerato dalla Roma a quota zero, capace di rimontare 13 punti all’Inter di Mourinho nel 2010, ma costretto ad arrendersi all’ultima giornata. Non basta quindi «dimezzare il distacco entro Natale», come ha detto Allegri, perché poi bisognereb­be comunque continuare a vincere, sperando che non lo facciano le concorrent­i. Mi sembrano più realistich­e, invece, le parole di Buffon, secondo cui «parlare di scudetto è da visionari». Anche se la Juve è la Juve e per storia e tradizione non deve mai mollare. A costo di accontenta­rsi di un secondo o terzo posto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy