Moratti al passo d’addio «Se non si è utili, si lascia»
I rapporti con Thohir sono ottimi. Ma l’ex presidente non si riconosce più nel nuovo corso: «Non sono certo un intoccabile»
«Quando sei utile, o meglio ancora necessario, resti. Ma se ti accorgi che oltre alla simpatia e all’affetto non c’è nulla, meglio fare qualcosa d’altro». Massimo Moratti lascia l’Hotel Gallia intorno a mezzogiorno dopo aver partecipato all’assemblea dei soci seduto tra Erick Thohir e Handy Soetedjo. Clima sereno, come i rapporti tra lui, l’attuale proprietario nerazzurro e il socio. La voglia di fermarsi con i cronisti è la medesima di sempre e anche quando cammina verso l’auto non perde occasione per analizzare l’Inter da «campo».
NON INTOCCABILE Ma il nucleo è un altro. Le sue parole sul futuro confermano quanto detto domenica sera al termine di Inter-Juve. «Le mie quote sono sempre a disposizione degli azionisti - ha ribadito Moratti-. Certamente non voglio restare come qualcosa di intoccabile che va contro il progetto della società. C’è un rapporto talmente buono con gli azionisti che c’è la disponibilità da parte mia di cedere queste quote per far crescere la società».
COINVOLGIMENTO Il passo d’addio germoglia fin dalla cessione della maggioranza a Thohir. E tutte le tappe successive sono la realizzazione di quell’idea. Il cambio di governance dalla sua Inter a quella attuale è stato un passo naturale di discontinuità. Era chiaro che la proprietà indonesiana avrebbe introdotto nuovi manager nel club. Manager che hanno portato una gestione diversa in cui Moratti fatica a rivedersi. Non la critica, semplicemente non ci si vede specchiato. «Se mi sento poco coinvolto? Mi va bene così e loro sono contentissimi ma il tempo passa. Non sono assolutamente stanco. È bello essere necessari e se non ci si sente necessari forse si può fare anche altro» ha aggiunto. A questo punto si entra nelle segrete stanze degli accordi che Thohir e Moratti hanno firmato al momento di siglare gli atti di cessione. Perché potrebbe spuntare una clausola che obbligherebbe l’attuale numero uno nerazzurro a rilevare il 29,5% di Moratti dopo il terzo anno, ovvero a partire dal novembre del 2016 a cifre predeterminate. Al netto di questo scenario, Moratti ieri ha voluto sottolineare il gradimento completo della gestione attuale. «Mi sembra prima di tutto che abbiano entusiasmo - ha dichiarato -. Stanno lavorando molto bene, ho visto Thohir e Soetedjo molto tranquilli sui progetti futuri. Pensa- no molto alla parte calcistica e questo è molto bello. Sono coinvolti e per questo credo che ormai abbiano l’esperienza necessaria per poter continuare da soli benissimo. Ma non ho deciso nulla, ho dato una disponibilità». L’amarezza di fondo è quella di chi non si rivede più in questa società (la parte del tifoso) e di chi sa che al momento trovare un acquirente del 29,5% appare arduo (la parte dell’uomo d’affari, che aggiunge «non ho avuto contatti con nessuno»).
THOHIR Ieri c’è stato l’esordio in Lega nell’era post Fassone con Bolingbroke, Williamson, Fualkner, Cosentino e Capellini. «Sostanzialmente non abbiamo nessuna intenzione di cambiare le nostre relazioni - ha detto Thohir durante la conferenza stampa di ieri -. Siamo andati bene finora e siamo rispettosi delle relazioni. Entrambe le controparti vogliono lavorare nell’interesse del club. Rispettiamo i rapporti come sono e non cambia nulla». Rapporti ineccepibili, formalmente. Ma le strade sono più parallele che mai in queste settimane. E trovare un punto di incontro sta diventando ormai un esercizio di stile.