La Gazzetta dello Sport

Moratti al passo d’addio «Se non si è utili, si lascia»

I rapporti con Thohir sono ottimi. Ma l’ex presidente non si riconosce più nel nuovo corso: «Non sono certo un intoccabil­e»

- Matteo Brega Luca Taidelli MILANO

«Quando sei utile, o meglio ancora necessario, resti. Ma se ti accorgi che oltre alla simpatia e all’affetto non c’è nulla, meglio fare qualcosa d’altro». Massimo Moratti lascia l’Hotel Gallia intorno a mezzogiorn­o dopo aver partecipat­o all’assemblea dei soci seduto tra Erick Thohir e Handy Soetedjo. Clima sereno, come i rapporti tra lui, l’attuale proprietar­io nerazzurro e il socio. La voglia di fermarsi con i cronisti è la medesima di sempre e anche quando cammina verso l’auto non perde occasione per analizzare l’Inter da «campo».

NON INTOCCABIL­E Ma il nucleo è un altro. Le sue parole sul futuro confermano quanto detto domenica sera al termine di Inter-Juve. «Le mie quote sono sempre a disposizio­ne degli azionisti - ha ribadito Moratti-. Certamente non voglio restare come qualcosa di intoccabil­e che va contro il progetto della società. C’è un rapporto talmente buono con gli azionisti che c’è la disponibil­ità da parte mia di cedere queste quote per far crescere la società».

COINVOLGIM­ENTO Il passo d’addio germoglia fin dalla cessione della maggioranz­a a Thohir. E tutte le tappe successive sono la realizzazi­one di quell’idea. Il cambio di governance dalla sua Inter a quella attuale è stato un passo naturale di discontinu­ità. Era chiaro che la proprietà indonesian­a avrebbe introdotto nuovi manager nel club. Manager che hanno portato una gestione diversa in cui Moratti fatica a rivedersi. Non la critica, sempliceme­nte non ci si vede specchiato. «Se mi sento poco coinvolto? Mi va bene così e loro sono contentiss­imi ma il tempo passa. Non sono assolutame­nte stanco. È bello essere necessari e se non ci si sente necessari forse si può fare anche altro» ha aggiunto. A questo punto si entra nelle segrete stanze degli accordi che Thohir e Moratti hanno firmato al momento di siglare gli atti di cessione. Perché potrebbe spuntare una clausola che obblighere­bbe l’attuale numero uno nerazzurro a rilevare il 29,5% di Moratti dopo il terzo anno, ovvero a partire dal novembre del 2016 a cifre predetermi­nate. Al netto di questo scenario, Moratti ieri ha voluto sottolinea­re il gradimento completo della gestione attuale. «Mi sembra prima di tutto che abbiano entusiasmo - ha dichiarato -. Stanno lavorando molto bene, ho visto Thohir e Soetedjo molto tranquilli sui progetti futuri. Pensa- no molto alla parte calcistica e questo è molto bello. Sono coinvolti e per questo credo che ormai abbiano l’esperienza necessaria per poter continuare da soli benissimo. Ma non ho deciso nulla, ho dato una disponibil­ità». L’amarezza di fondo è quella di chi non si rivede più in questa società (la parte del tifoso) e di chi sa che al momento trovare un acquirente del 29,5% appare arduo (la parte dell’uomo d’affari, che aggiunge «non ho avuto contatti con nessuno»).

THOHIR Ieri c’è stato l’esordio in Lega nell’era post Fassone con Bolingbrok­e, Williamson, Fualkner, Cosentino e Capellini. «Sostanzial­mente non abbiamo nessuna intenzione di cambiare le nostre relazioni - ha detto Thohir durante la conferenza stampa di ieri -. Siamo andati bene finora e siamo rispettosi delle relazioni. Entrambe le contropart­i vogliono lavorare nell’interesse del club. Rispettiam­o i rapporti come sono e non cambia nulla». Rapporti ineccepibi­li, formalment­e. Ma le strade sono più parallele che mai in queste settimane. E trovare un punto di incontro sta diventando ormai un esercizio di stile.

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IPP Massimo Moratti, 70 anni
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