Giannelli di ferro «Non vedo l’ora di giocare sabato contro Modena»
19 anni, miglior regista d’Europa: «Abbiamo il rammarico per la semifinale con la Slovenia. Ma abbiamo meritato la sconfitta. Ho voglia di giocare: sono privilegiato. Altri non hanno questa fortuna»
A19 anni spesso si guarda all’estate pensando alla vacanza post maturità da fare con gli amici, alle prime zingarate in auto da neo patentati. E si pensa al futuro interrogandosi sulle scelte da fare. L’estate di Simone Giannelli è stata tutto fuorché quella di un 19enne normale. Da sorpresa dell’ultima finale scudetto, a riserva in World League di Dragan Travica prima di ereditarne le chiavi della regia (fin dalle finali della Lega Mondiale) e poi della Nazionale che nel frattempo era stata affidata a Gianlorenzo Blengini. E alla sua esperienza subito due traguardi da incorniciare. Una qualificazione olimpica conquistata in Coppa del Mondo e una medaglia di bronzo all’Europeo conclusosi domenica in Bulgaria. «E’ stato tutto molto bello. Dalla World Cup dove abbiamo fatto una cavalcata straordinaria a questo Europeo dove chi ha giocato con noi il torneo in Giappone non è arrivato in fondo».
Giannelli, una prima stagione in azzurro che si chiude positivamente.
«Direi di sì, c’è un piccolo rammarico per come è andata la semifinale con la Slovenia. Era una partita alla nostra portata ma quando giochi male è giusto che vincono gli altri».
Ma la reazione vista nella finale per il terzo posto è confortante.
«Siamo stati uomini! Abbiamo resettato la partita del giorno prima e siamo entrati in campo per vincere questo bronzo che ci fa onore».
Nemmeno il tempo di godersi la medaglia e il premio di miglior regista della manifestazione che è già tempo di preparare una nuova finale. Sabato a Modena c’è già la Supercoppa.
«Non mi fermo mai. Questo è il bello di chi può permettersi di fare il nostro mestiere. Mi diverto a giocare a pallavolo e non vedo l’ora che sia sabato. E spero che vada bene per Trento, la mia squadra».
Voglia di divertirsi che forse non si leggeva nei volti azzurri sabato nella «maledetta» gara contro la squadra di Giani. E il risultato ha rispecchiato quello stato d’animo.
«Siamo partiti contratti e quando perdi poi fatichi a divertirti. Ma voltiamo pagi- na e pensiamo ad arrivare al meglio all’Olimpiade».
Un’Italia un po’ dottor Jekill e un po’ mister Hyde. Tra la semifinale e la finale per il terzo posto c’è stato un abisso. Qual è stata la
svolta?
«Ci siamo detti semplicemente detti che quella con la Bulgaria per noi non era una finalina, ma una finale vera e propria. La giusta conclusione di un Europeo che volevamo finire con una medaglia».
Riposta la medaglia (e per lui anche il premio come migliore palleggiatore dell’Europeo), è tempo di tornare in campo con il suo club. Con Trento si appresta a vivere la sfida di Supercoppa Italiana contro la Dhl Modena, il remake dell’ultima finale scudetto. Come ci arrivate?
«Fiducioso e con tanta voglia di scendere in campo. Per giocare a pallavolo mi piace e spero sempre di vincere».
Sarà il primo impegno di una stagione particolare. Non sarà più Giannelli “lo sconosciuto” ma sarà Simone, il miglior palleggiatore dell’Europeo. Tutti la studieranno.
«Come è normale che sia. L’anno scorso ho giocato solo quattro partite. Quest’an-
le gare in cui è partito titolare in Superlega: il 10 maggio gara-3 scudetto in casa con Modena (30) e in gara-4 (quella scudetto) il 13 maggio a Modena (0-3)
giorni fa il suo esordio in campionato: al Pala De Andrè di Ravenna contro la Cmc (0-3) entrato nel terzo set a 17 anni, 2 mesi e 21 giorni
anni, 2 mesi e 2 giorni è stato il più giovane giocatore di tutto l’Europeo 2015. 1 mese e otto giorni i meno dello Slovacco Simon Krajcovic no sarà molto più difficile perché, oltre allo studio degli avversari, ci sarà anche più pressione. Ma non ho paura, voglio divertirmi e vincere».
Giannelli e Zaytsev premiati nel sestetto ideale dell’Europeo. Sono i punti di forza azzurri?
«Il punto di forza è la squadra, la capacità di riuscire a giocare insieme. Poi è ovvio che capita che Ivan va in battuta e tira quattro “bombe” e risolve tutto».
Nella sua voglia di giocare non manca il primo pallone da schiacciatore nel riscaldamento pre gara. All’Europeo non è andata benissimo.
«In Coppa del Mondo Juantorena mi alzava meglio il primo pallone. Anche prima della Bulgaria non sono riuscito a scaricare bene il pallone, peccato».
Una schiacciata che però in partita cerca di non farsi mancare. Con la Slovenia è arrivata un muro bruciante, con la Bulgaria un punto “da campetto”.
«Sono giocate che mi vengono di puro istinto e che faccio un po’ senza pensare. Non le provo, quando capitano provo a sfruttarle e spesso mi va bene...». Quando si dice il bello della gioventù: rischiare, osare. Manca ancora un altro gradino per portare questa Italia ancora più in alto.