Kirk, il «play» di 2.13 stregato dai leoni che fa volare Pistoia
Allo zoo il giorno libero. «Primi perché ignoranti: non sappiamo che certe gare non dovremmo vincerle...»
«Ecco, il solito centrone bianco molle e che non salta la rubrica del telefono». Non erano in tanti quest’estate ad aver colto il colpo di Pistoia, capolista imbattuta dopo 3 giornate. Invece Alex Kirk è uno di quei giocatori che passano inosservati sino a quando il campionato non si accorge d’aver trovato uno dei suoi fari. Dopo il ventello in Trentino, coach Esposito lo ha definito un play di 2.13. Roba da far salivare chiunque capisca di pallacanestro.
Alex, dove ha imparato a trattare così bene la palla?
«Merito di papà che mi ha allenato al liceo, ma anche dell’aver giocato a calcio, baseball e soprattutto golf sin da ragazzino. Sono discipline che mi hanno aiutato tantissimo per la coordinazione e la velocità di movimento dei piedi».
Cosa pensa della Serie A?
«Appena arrivato non avevo idea di dove fossi finito. Ho scoperto una lega incredibile, tra le mi- gliori al mondo, con tanto talento. La vedo come una grande opportunità per me».
Il segreto del successo di Pistoia?
«L’altruismo. Siamo giovani, un gruppo ben assemblato e sin qui stiamo rendendo al top».
Come si è ambientato?
«Bene, ma per combattere la solitudine e l’inevitabile nostalgia di casa ho comprato un Labrador e l’ho chiamata Nala, come la miglior amica di Simba nel Re
Leone».
A proposito di leoni, come sta passando il suo giorno libero?
«Allo zoo di Pistoia. Sono davanti alla gabbia dei leoni, ce ne sono alcuni davvero impressionanti».
Su Twitter ha scritto «stavolta Lockett non mi ha schiacciato in testa». Ci spieghi.
«Ero al primo anno di college a New Mexico, lui giocava ad Arizona State, mi “posterizzò”. Capita ai lunghi quando vanno per stoppare un avversario e non ci riescono».
Negli Usa si stanno giocando i playoff di baseball. Lei per chi tifa?
«Chicago Cubs, sin da ragazzino, quando un amico di famiglia mi regalò del loro merchandising. Siamo sotto 0-2 con i Mets, ma non ho ancora perso le speranze».
Ci parli della sua fondazione.
«Al momento (si interrompe: “Wow! Scusi, ma un leone è venuto vicino al vetro!”) è solo a livello locale, ma spero in futuro di poterla ampliare. Si dedica ai giovani meno fortunati, cercando di dargli un’opportunità per avere successo nella vita. Con l’aiuto di amici, ex compagni di squadra, allenatori, lavoriamo per un domani poter magari costruire una palestra e creare una squadra “viaggiante” che giochi esibizioni in giro per gli Usa per raccogliere fondi. E’ giusto che ognuno abbia l’opportunità di realizzare i suoi sogni».
Il suo è tornare nella Nba?
«Sicuramente, ma l’Italia mi sta conquistando. Chissà, magari tra 10-12 anni sarò ancora qui a Pistoia».
Cosa ha imparato ai Cavs?
«Tantissimo. E’ stata un’opportunità incredibile. Gente come LeBron che dà retta al 14°-15° uomo del roster, è qualcosa di straordinario. Con loro ho migliorato il mio gioco e ho creato rapporti che dureranno una vita».
Dove può arrivare la Giorgio Tesi?
«L’ignoranza è la nostra forza. Non sappiamo quali sono le partite che non dovremmo vincere sulla carta. Non ci poniamo limiti».