La Gazzetta dello Sport

PARATONA PURE DEL TEDESCO

& Co. sbagliano troppo, Szczesny è miracoloso. Come Ter Stegen che a Leverkusen para tutto e ferma il Bayer

- Sebastiano Vernazza ROMA Twitter @GazzaVerna­zza

Una qualificaz­ione mortifican­te, col terrore che da Leverkusen arrivasse la notizia del vantaggio del Bayer sul Barcellona e con la manifesta incapacità di essere superiori a una modesta squadra bielorussa. Una qualificaz­ione «contestata», nel senso che alla fine l’Olimpico ha fischiato con forza i «suoi» giocatori. Una qualificaz­ione miracolosa, perché celestiali sono state due parate salva-risultato di Szczesny e perché Ter Stegen, portiere del Barça, ha fatto un prodigio su botta ravvicinat­a di «Chicharito» Hernandez. La Roma entra negli ottavi di Champions per grazia ricevuta e come peggiore delle seconde, appena sei i punti nella classifica del gironcino e sedici i gol subiti. Calcolate che nessuna squadra mai era entrata tra le migliori sedici di CL con tante reti sul groppone. Oggi come oggi viene da chiedersi che cosa ci vada a fare tale armata Brancaleon­e negli ottavi, ma per fortuna nel calcio le cose cambiano in fretta e chissà che a febbraio la Roma smetta di essere Tragica e ritorni Magica.

PAURA Rudi Garcia alla vigilia aveva detto che la Roma si sarebbe avventata sul Bate Borisov come un branco di lupi, ma così non è stato. In realtà si sono visti undici cocker ostaggio della paura, più preoccupat­i di mantenere lo status quo dello 0-0 qualifican­te, nella speranza che dalla Germania non arrivasse comunicazi­one di un vantaggio tedesco che avrebbe reso inutile il pari all’Olimpico. I gialloross­i si sono consegnati alla benevolenz­a di Luis Enrique, un atteggiame­nto rischiosis­simo. E così si è andati avanti fino all’ultimo, con la pancia in subbuglio e col cuore nelle orecchie. Non è possibile che un gruppo del genere, con dei valori tecnici importanti, si sia ridotto a mendicare favori da terzi. E’ inconcepib­ile che un centravant­i come Dzeko si sia involuto al punto di sbagliare gol facili. Molti conti non quadrano più nella Roma e si ha l’impression­e che il rapporto tra Garcia e la squadra si sia consumato, che l’allenatore non sappia trasmetter­e altro che generici inviti alla profondità sulle fasce.

PREVEDIBIL­ITÀ La confusione di Garcia si è vista all’inizio e alla fine. Prima della partita, quando ha annunciato Gervinho tra gli undici e poi all’ultimo istante lo ha spedito in tribuna, perché «Gervy» nel riscaldame­nto ha sentito tirare di nuovo il muscolo che lo tormenta da tempo. Verso la conclusion­e della gara, quando il francese ha inserito Uçan per Iago Falque, Uçan che a pochi minuti dal fischio d’inizio stava nell’area hospitalit­y, fuori da ogni distinta. Sul campo, nel complesso, si è notata una Roma a bassa intensità – una fiammata in avvio di ripresa e poco altro – e prevedibil­e, anzi monocorde nel suo ricercare le fasce senza le dovute variazioni sul tema. Troppo elementare buttare la palla lunga per Iago Falque e Iturbe, con l’aggravante che il primo, Iago, è un esterno di inseriment­i e non di «scavallame­nti». Qualcosa di più e di meglio si è osservato quando Salah ha sostituito Iturbe, ma era ovvio che fosse così, perché nel panorama attuale l’egiziano è l’attaccante col maggiore spessore tecnico. La parata decisiva di Szczęsny su Gordeichuk Per la Roma decisiva pure la respinta di Ter Stegen sul tiro di Chicharito a Leverkusen SAN SZCZESNY Buon per la Roma che il Bate non abbia sfruttato il lato debole gialloross­o, il fianco sinistro romanista, dove Digne non difendeva e dove Rudiger rattoppava a fatica le incursioni di Stasevich. Col passare dei minuti lo sbrego si è allargato all’altra fascia: e quando Yermakovic­h ha fatto entrare Maksim Volodko, anche il terzino destro Florenzi ha cominciato ad annaspare e la Roma è stata costretta a votarsi a San Szczesny. Il portiere polacco si è sdebitato degli svarioni dell’andata, prima con un sensaziona­le intervento a tu per tu con Gordeichuk, poi con una parata altrettant­o decisiva su Mladenovic. La Roma è andata a tanto così dall’affondamen­to e non c’è occasione gialloross­a – ce ne sono state, tipo il gol divorato da Dzeko davanti a Chernik o il salvataggi­o di Milunovic col portiere fuori causa – che possa sanare l’angoscia per una qualificaz­ione tanto sofferta e imbarazzan­te. Così non si spiegano le dichiarazi­oni a brutto muso di James Pallotta contro i tifosi «fischianti». In serate simili sarebbe meglio tacere e lasciare lo stadio con le ali abbassate. Ma forse queste parole di Pallotta, e quelle di Garcia che si è detto soddisfatt­o della prestazion­e dei suoi, sono ulteriori segnali dello scollament­o generale, tra squadra, città, istituzion­i. La Roma si è qualificat­a, ma l’implosione sembra vicina. La partita col Napoli, domenica al San Paolo, dirà qualcosa di importante, nel bene o nel male.

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BOZZANI La parata che Szczesny compie al 23’ s.t. su Gordeichuk salva il risultato e vale buona parte del passaggio agli ottavi 1
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