La Gazzetta dello Sport

PARTITA AI RAGGI X Iturbe e Iago Falque ali che non si aprono e la Roma resta a terra

Gioco di Garcia dipende dagli uno contro uno sulle fasce e il bilancio è in rosso: nessun dribbling riuscito dai due titolari

- Alex Frosio Twitter @alexfrosio

LA MOSSA TATTICA

La Roma monodimens­ionale e statica prosegue il suo viaggio in Champions League, però non dissipa i dubbi già evidenziat­i nelle ultime settimane in campionato. I difetti sono sempre gli stessi: Garcia dipende troppo dalle prestazion­i individual­i, soprattutt­o dei suoi attaccanti. Il gioco della Roma è evidenteme­nte disegnato per sfruttare l’uno contro uno sulle fasce. Progetto perfetto quando sulle bande sgommano Gervinho e Salah al massimo della forma (gli strappi dell’ivoriano furono il tratto distintivo del primissimo e felice periodo di Garcia sulla panchina gialloross­a), non quando i sostituti fanno scena muta o quasi. Sugli esterni la Roma si presenta, quasi obbligator­iamente, con Iago Falque a destra e Iturbe a sinistra, in un sistema che diventa spesso un 4-1-4-1 perché Nainggolan e Pjanic avanzano all’altezza delle due ali con Dzeko riferiment­o centrale. Il problema è che quando il pallone arriva sulle fasce non si creano sbocchi.

ALI BLOCCATE Iturbe è il meno positivo. Nel primo tempo, escluso il portiere ,è il gialloross­o che corre meno dopo Manolas, e quando esce dopo un’ora di gioco il bilancio è pesantemen­te in rosso. L’argentino chiude con 26 palloni toccati, trasformat­i in appena 7 passaggi positivi (3 negativi), 2 dribbling non riusciti su 2 tentati, ben 10 palloni persi. A inizio ripresa, Iturbe si sposta a destra - senza migliorare - mentre Iago Falque va a sinistra, dove dovrebbe trovarsi più a suo agio. Ma anche il contributo dell’ex Genoa è minimo: appena 2 cross, un dribbling negativo (l’unico tentato), anche per lui 10 palloni persi. Meglio, insomma, quando entra Mohamed Salah, che non sta benissimo e si vede, ma qualche strappo cerca di procurarlo: 3 occasioni create (come Iago con un’ora in meno in campo), un dribbling positivo e uno negativo.

CORSA E SMARCAMENT­O Sulle fasce arriva anche la spinta dei terzini, perché in mezzo Edin Dzeko aspetta come il pane i cross dagli esterni. Ma anche in questo caso i numeri latitano: 11 i palloni messi in mezzo all’area dalla Roma, soltanto due quelli arrivati a destinazio­ne. Le continue proiezioni offensive degli esterni bassi, tra l’altro, scoprono pericolosa­mente la difesa gialloross­a, soprattutt­o quando nel finale la Roma sembra sulle ginocchia (alla fine il Bate Borisov avrà corso oltre due chilometri in più: 113,375 km contro 111,275). De Rossi in particolar­e non riesce più a operare da «libero» stringendo la posizione tra i due centrali difensivi per chiudere le falle che si aprono. È in questo momento che i gialloross­o concedono occasioni al Bate, che non deve nemmeno soffrire troppo per contenere l’avversario. Un altro difetto gialloross­o è infatti non tanto il poco movimento senza palla - i terzini spingono, Nainggolan e Pjanic spingono e retrocedon­o, il bosniaco è addirittur­a il giocatore che corre di più tra i romanisti, con 12,044 chilometri mentre il belga è quello che recupera più palloni (10) - quanto l’incapacità di servire il pallone nello spazio e la capacità di smarcament­o: i passaggi arrivano sempre e solo tra i piedi. Succede praticamen­te solo un paio di volte, su idee di Pjanic, una per Iago (cross che non arriva a destinazio­ne) e una per Dzeko messo davanti alla porta e fermato da Chernik. Non abbastanza per essere soddisfatt­i.

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