Milan, hai un nuovo Prince Nasce il Boateng 2.0
Di Berlusconi, poi l’avallo di Galliani: il Boa rientrerà nel mondo rossonero e dovrà dare fantasia. Quella che manca adesso
La platea si è già divisa. Chi benedice il ritorno «perché tanto, per come siamo messi, magari lui qualcosa se l’inventa, e poi arriva gratis», e chi fa una smorfia «perché di cavalli di ritorno ne abbiamo avuti parecchi, e di solito non funzionano». Comunque andrà a finire, Kevin Prince Boateng sta garantendo ciò che è sempre avvenuto intorno a lui: far parlare di sé. Un destino o una dolce condanna, poco importa. In questo momento poi, la popolarità di certo non gli pesa se pensiamo che fino a tre mesi fa era diventato più o meno un signor nessuno, messo fuori rosa da quello Schalke che due anni fa per lui aveva versato al Milan 15 milioni. Adesso Gelsenkirchen appartiene al passato perché il Boa ha appena risolto il contratto coi tedeschi, buttandosi fra le braccia del Milan. Che a fine settembre l’ha accolto, monitorato e alla fine benedetto. Le stimmate le ha messe l’altro ieri Galliani, che ha parlato di lui come una cosa scontata: «Siamo in 28, col Boa in rampa di lancio arriviamo a 29».
DUBBI Boateng è riuscito a rimettere radici a Milanello per tre motivi. Ad esempio perché in una squadra spesso catatonica e piut- tosto prevedibile, Prince in campo è uno in grado di garantire una giusta dose di follia e magari potrebbe fare da modello per sbloccare la timidezza di qualche compagno. Il provino, poi, si sta concludendo positivamente perché le ginocchia hanno dato risposte confortanti. Era il grande dubbio. Lasciamo per ultimo il motivo più importante: l’ordine di richiamare alla base il Boa è arrivato direttamente da Arcore, dove soggiorna il suo più grande sponsor. Berlusconi non digerì mai quell’addio nell’estate del 2013 – soprattutto il giorno dopo che Prince aveva spinto il Milan ai gironi di Champions con una doppietta al Psv da 30 milioni –, e lo disse chiaro. Ovvio che adesso il primo nulla osta sia arrivato direttamente dalla residenza presidenziale.
PONGO Ciò che magari dovrebbe far riflettere un po’ di più la dirigenza rossonera è che il Boa è riuscito a farsi nuovamente largo nel mondo rossonero perché gli attori attuali non danno evidentemente garanzie. Se il Boa sarà il primo rinforzo del mercato di gennaio, è perché intorno alle sue zolle (più di) qualcosa non funziona. Ad esempio Honda. Ad esempio Cerci. Lui, oltre al vantaggio di conoscere bene l’ambiente, ha dalla sua la stessa qualità del pongo: un allenatore lo può modellare a seconda dii co-come lo vuole utilizzare. In avanti può fare più o meno no tutto: trequartista di moviimento nel 4-3-1-2, esternoo o falso nove (e cioè la posizione che Berlusconi vedeva meglio per lui) nel 43-3, seconda punta o anche esterno nel 4-4-2.
MOTIVAZIONI Raccontanono che Prince abbia convintonto Mihajlovic già da un po’. Sinisainisa l’ha buttato nella mischia tutte le volte che ha potuto, ovverovero negli impegni non ufficiali (su gentile concessione delloello Schalke, che ovviamente non vedeva l’ora di liberarsene),ne), ottenendone risposte abba-bastanza buone. Ci sono stateate persino occasioni come il Trofeo Berlusconi in cui la sua voglia e la sua prestazio-one hanno fatto sfigurare lele seconde linee, diversamentente da lui gente regolarmente tes-tesserata che in teoria avrebbebe dovuto avere le sue stessee motivazioni. Invece qualcu-uno a gennaio dovrà pure far-rgli spazio, perché come dicece una Galliani squadrala rosa senzaè ampia coppe, pere e per uno che entra un altroro dovrà uscire. Lui è quello chehe entra: obiettivo (quasi) rag-ggiunto.
(v.p.) Divertirsi. Gianni Rivera l’ha fatto tanto con il pallone.. E oggi un po’ di nostalgia ce l’ha «perché sì, se potessi giocherei ancora». Ieri, al Coni, dove Malagò gli ha espresso «gratitudine» per la sua storia, non solo sportiva, Rivera ha presentato la sua monumeentale autobiografia (acquistabile su www.giannirivera.it), una grande fatica compiuta in prima persona insieme con la grande passione della moglie Laura. La famiglia di contadini, il «rischio» di non nascere, le Olimpiadi, la Corea, il 4-3 alla Germania, la politica.... E tanto Milan. «Come lo vedo oggi? In attesa di giudizio. Sul campo, il Milan appare e scompare. Manca l’equilibrio che davano i giocatori venuti dal settore giovanile. Ora è uscito il portiere, ma mi sembra un fatto casuale. Le grandi dovrebbero imparare dal
re lavoro con i giovani di Sassuolo, Carpi e Chievo». E Maldini al fianco di Galliani? «Se Berlusconi capisce il messaggio, lo fa arrivare».