Caos migranti: procedura Ue contro l’Italia Renzi si infuria
Il richiamo è arrivato. La Commissione europea ha confermato ieri di avere inviato all’Italia una lettera di messa in mora per la mancata applicazione del regolamento sulla registrazione dei migranti con la presa di impronte digitali (Eurodac). La lettera è il primo passaggio della procedura di infrazione, già aperta nei confronti di Grecia e Croazia. Un’azione che ha provocato subito una reazione del premier Matteo Renzi. «L’Europa non sta facendo tutto quello che deve fare per fronteggiare il flusso di migranti — ha detto il premier —. Non basta lavarsi la coscienza dando un po’ di soldi a qualche Paese, per non tradire i propri valori e i propri ideali, per essere una comunità di donne e uomini, e non solo un insieme di codici fiscali» — ha aggiunto il presidente del Consiglio, che ha criticato anche i leader europei, «quelli che strillano il giorno dopo la tragedia e poi decidono di nascondersi».
L’ESODO La guerra in Siria e l’instabilità nel Nord Africa hanno fatto aumentare vertiginosamente le richieste d’asilo in Europa. A settembre 2015 erano 808 mila, mentre solo un anno prima si fermavano a quota 435 mila. L’aumento è del 94%. Solo nel terzo trimestre 2015 le richieste sono state 410 mila. La metà del totale dei profughi ha fatto domanda in Germania e Ungheria (rispettivamente con oltre 108 mila prime domande). In Italia sono state 28.400, pari al 7%, con un aumento del 91% rispetto al trimestre precedente. Gli altri Stati con il maggior numero di richieste sono Svezia (42.500, pari al 10%) e Austria (27.600, pari al 7%). Rispetto al trimestre precedente, gli incrementi più elevati di prime domande di asilo sono stati registrati in Finlandia (+842%), Ungheria (+ 231%), Svezia (+197%), Belgio (+ 191%), Lussemburgo (+154%), Paesi Bassi (+ 136%), Danimarca (+121%) e Polonia (+110%).
IL PROCESSO La procura di Bodrum, sulla costa egea della Turchia, ieri, ha chiesto, intanto una condanna a 35 anni per ciascuno dei due sospetti scafisti siriani del naufragio in cui a inizio settembre morì Aylan Kurdi, il bimbo curdo-siriano di 3 anni annegato con la madre, il fratellino di 5 anni e altre 2 persone. Lo riporta l’agenzia statale Anadolu. Oltre ai 2 scafisti già sotto accusa, la polizia turca sospetta il coinvolgimento di altre 6 persone, tra cui 4 turchi, ancora in libertà.