Sui diritti tv le grandi respingono le piccole Sarà accordo-ponte?
Defezione tra i 13 club e spunta l’idea di congelare i criteri aumentando il paracadute in B
Se volessimo semplificare, ieri in Lega hanno vinto ai punti le grandi. Beninteso, il clima che si respira nella battaglia delle battaglie, quella per la spartizione dei soldi delle tv, non è da match di pugilato. In passato qualche ceffone è pu- re volato, oltre ai ricorsi in tribunale, stavolta però i toni sono quantomeno più civili. Nel primo vero faccia a faccia tra big e medio-piccole, andato in scena a margine di una veloce assemblea, in una serie di riunioni incrociate, si è assistito a una difesa efficace del fortino da parte delle “sette sorelle”. Chi pensava che qualcuna tra Juventus, Milan, Inter, Napoli, Roma, Lazio e Fiorentina potesse sfilarsi e aderire al piano delle 13, in modo da raggiungere il quorum a 15, è rimasto deluso. Anzi, alla fine, il gruppone che dovrebbe mettere assieme le istanze così diverse di un Torino e di un Carpi non è apparso così granitico e ha dovuto registrare i distinguo, se non proprio le disso- ciazioni di Udinese, Palermo e Chievo.
CONSEGUENZE Ma non è questo il problema. Il problema è che il piano delle medio-piccole è apparso troppo radicale e traumatico agli occhi delle big: diminuire il peso dei bacini d’utenza a favore dei risultati sportivi trasferendo una quota del 10%, aumentare il paracadute per le retrocesse triplicandolo da 30 a 90 e per più stagioni, ridisegnare la governance della Lega. La Juve (ieri Agnelli era all’esecutivo Uefa), quella che incassa di più dai diritti tv, a quota 94 milioni nel 2014-15, ci avrebbe rimesso 10-15 milioni il primo anno per poi recuperare nel corso del triennio. Sì perché il pia- no aveva un respiro triennale e puntava, nelle ambizioni delle piccole, a dotare la Lega di una progettualità di sistema. Ma il calcio italiano, tutto quanto, continua a essere avvolto in una crisi economico-finanziaria che si traduce da un lato in una perdita di competitività con l’estero e dall’altro in tensioni di liquidità e persino rischi di default: tutte le società, chi per un motivo chi per un altro, stanno attente al milione in più o in meno. Ecco perché bisogna interpretare le parole di Adriano Galliani, uno che non parla mai a caso: «Alla fine un accordo si troverà». Subito spalleggiato da Enrico Preziosi: «La coperta è corta ma la volontà è di premiare le grandi e dare stabilità a chi rischia di retrocedere». Insomma, un compromesso si troverà. Quale? Spunta l’ipotesi di un accordo-ponte valido per questa stagione rinviando a data da destinarsi qualsiasi proposito di modificare in modo sostanziale i criteri di ripartizione e l’operatività della stessa Lega.
PROSPETTIVE Le big mirano non solo al mantenimento dello status quo («Abbiamo già perso parecchi milioni al giro precedente») ma anche agli extra-ricavi di questo triennio, quantificabili in 120 milioni per la prima stagione, con la conferma del criterio secondo cui le risorse incrementali vanno destinate alle prime dieci in classifica. È sull’entità del paracadute e sulla premialità della posizioni in campionato che si battaglierà per trovare un’intesa. Tutti quanti sono d’accordo ad aumentare le compensazioni per chi scende in B ma non al livello richiesto dalle piccole. La fatturazione dei proventi tv, utilizzando provvisoriamente i criteri vecchi, è stata prorogata di un mese, al 31 gennaio, perché c’è il mercato alle porte. Ma entro fine febbraio l’accordo va trovato. E si troverà.