La Gazzetta dello Sport

Effetto Caja: «Ho rimesso Roma sui pedali»

Vittorie di fila: «Nessun obiettivo conta soltanto il consolidam­ento del club. Varese? Non so perché non alleno più lì»

- Antonio Pitoni

Se la prima volta non si scorda mai, figuriamoc­i la seconda. Quando nel 2000 Attilio Caja ritornò a Roma, alla Capitale regalò una Supercoppa italiana battendo Bologna in finale nel derby delle Virtus. Quindici anni dopo è l’ora del tris. Ed è tutta un’altra storia. Iniziata in salita e tra mille difficoltà. «Un po’ come un ciclista che, a testa bassa, deve pedalare duro per tornare a rivedere il gruppo», spiega con una metafora il tecnico di Pavia. Che sulla panchina dell’Acea è tor- nato un mese e mezzo fa, raccoglien­do l’eredità della Serie A-2 e di un inizio di stagione da incubo. Ha preso in mano una squadra ultima in classifica con 0 vittorie in 4 partite. E l’ha trasformat­a: 5 vittorie in 7 gare con una striscia di 5 successi consecutiv­i ad appena due punti dall’ottavo posto.

Aveva iniziato la stagione all’Eurobasket Roma (Dnb) come direttore generale, poi il ritorno alla Virtus come allenatore. Stavolta il trasloco è stato breve…

«Quando ho ricevuto l’offerta di tornare alla Virtus avevo già iniziato la collaboraz­ione con l’Eu- robasket. Correttame­nte il presidente Toti ha chiamato il presidente Buonamici, si sono parlati e la cosa è andata in porto senza risentimen­ti. Anzi, Buonamici ha capito il mio desiderio di riprendere ad allenare ed ora anche lui è contento del lavoro che sto facendo».

Allenare a tutti i costi anche ripartendo dalla Serie A-2?

«Non è stato semplice ricomincia­re dopo quello che è successo la passata stagione a Varese dove penso di aver fatto un ottimo lavoro e ancora oggi non so spiegarmi perché non alleno più lì. Sono rimasto deluso, ma la passione per questo sport è forte indipenden­temente dalla categoria. A Roma ho trascorso tanti anni e sono ormai di casa. Con questo non voglio dire che non avrei accettato altre offerte dal- la Serie A, ma la Virtus è forse l’unica squadra che avrei allenato in Serie A-2».

Guardando la classifica, sembra più realistico parlare di playoff piuttosto che di salvezza non crede?

«Andiamoci piano. Solo sei mesi fa Roma è stata costretta a fare la scelta dolorosa dell’autoretroc­essione rinunciand­o al massimo campionato. Parlare oggi di titoli e obiettivi, che non siano quelli della ripartenza e del consolidam­ento del club, credo sia una contraddiz­ione in termini».

Sta di fatto che lei ha cambiato il volto della squadra. Qual è il segreto della cura Caja?

«In carriera ho visto e vissuto tante situazioni che sembravano disperate. Come quella di Roma. Non ci sono cure miraco-

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CIAMILLO Attilio Caja, 54 anni

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