Effetto Caja: «Ho rimesso Roma sui pedali»
Vittorie di fila: «Nessun obiettivo conta soltanto il consolidamento del club. Varese? Non so perché non alleno più lì»
Se la prima volta non si scorda mai, figuriamoci la seconda. Quando nel 2000 Attilio Caja ritornò a Roma, alla Capitale regalò una Supercoppa italiana battendo Bologna in finale nel derby delle Virtus. Quindici anni dopo è l’ora del tris. Ed è tutta un’altra storia. Iniziata in salita e tra mille difficoltà. «Un po’ come un ciclista che, a testa bassa, deve pedalare duro per tornare a rivedere il gruppo», spiega con una metafora il tecnico di Pavia. Che sulla panchina dell’Acea è tor- nato un mese e mezzo fa, raccogliendo l’eredità della Serie A-2 e di un inizio di stagione da incubo. Ha preso in mano una squadra ultima in classifica con 0 vittorie in 4 partite. E l’ha trasformata: 5 vittorie in 7 gare con una striscia di 5 successi consecutivi ad appena due punti dall’ottavo posto.
Aveva iniziato la stagione all’Eurobasket Roma (Dnb) come direttore generale, poi il ritorno alla Virtus come allenatore. Stavolta il trasloco è stato breve…
«Quando ho ricevuto l’offerta di tornare alla Virtus avevo già iniziato la collaborazione con l’Eu- robasket. Correttamente il presidente Toti ha chiamato il presidente Buonamici, si sono parlati e la cosa è andata in porto senza risentimenti. Anzi, Buonamici ha capito il mio desiderio di riprendere ad allenare ed ora anche lui è contento del lavoro che sto facendo».
Allenare a tutti i costi anche ripartendo dalla Serie A-2?
«Non è stato semplice ricominciare dopo quello che è successo la passata stagione a Varese dove penso di aver fatto un ottimo lavoro e ancora oggi non so spiegarmi perché non alleno più lì. Sono rimasto deluso, ma la passione per questo sport è forte indipendentemente dalla categoria. A Roma ho trascorso tanti anni e sono ormai di casa. Con questo non voglio dire che non avrei accettato altre offerte dal- la Serie A, ma la Virtus è forse l’unica squadra che avrei allenato in Serie A-2».
Guardando la classifica, sembra più realistico parlare di playoff piuttosto che di salvezza non crede?
«Andiamoci piano. Solo sei mesi fa Roma è stata costretta a fare la scelta dolorosa dell’autoretrocessione rinunciando al massimo campionato. Parlare oggi di titoli e obiettivi, che non siano quelli della ripartenza e del consolidamento del club, credo sia una contraddizione in termini».
Sta di fatto che lei ha cambiato il volto della squadra. Qual è il segreto della cura Caja?
«In carriera ho visto e vissuto tante situazioni che sembravano disperate. Come quella di Roma. Non ci sono cure miraco-