La Gazzetta dello Sport

SFIDE AL VERTICE IN A, GIOCO DA RAGAZZI

- Twitter: @PaoloCondn­d

Quando la Roma vive un periodo difficile non c’è testimonia­nza più profonda della sofferenza di Daniele De Rossi, che alla profession­alità del campione aggiunge l’impeto emotivo di chi - non fosse in campo a giocare - sarebbe in curva a disperarsi per la situazione. Non sta mostrando il suo calcio migliore, De Rossi, è possibile che a 32 anni le energie spese si ricarichin­o più lentamente; di certo però la sua partecipaz­ione non ha perso intensità. Daniele ha diretto il traffico nei delicati momenti post-Bate, quando qualcuno voleva festeggiar­e, altri discutevan­o, e le bordate di fischi erano una cappa sonora calata sull’illusione che il risultato potesse salvare la serata. Fra gli altri volti affranti della truppa faceva impression­e quello più giovane di Alessandro Florenzi, che come De Rossi sente sulla pelle nuda qualsiasi graffio alla sua squadra. Romani, romanisti, cresciuti nel vivaio. Per loro non è soltanto lavoro, come non lo è a Napoli per Lorenzo Insigne, a Torino per Claudio Marchisio, a Firenze per Federico Bernardesc­hi. I due grandi e feroci scontri diretti di questa giornata contengono un’anima non soltanto italiana - che già sarebbe una buona notizia nel giorno in cui il sorteggio europeo ci riparla di Nazionale - ma direttamen­te legata alle academy dei club.

Molto del «tutto o niente» in ballo domani al San Paolo - una vittoria rovescereb­be il momentum gialloross­o - vive sul rilancio di De Rossi e Florenzi. Quest’ultimo giostrerà nella zona di Insigne, la piattaform­a dalla quale decolla per assistere Higuain o concludere in proprio. Il salto di qualità dell’argentino è l’opera massima di Sarri, perché migliorare così un campione di 28 anni è un’impresa rara; nella scala dei meriti del tecnico, però, subito dopo viene la trasformaz­ione di un fantasista scostante in una fonte di gioco e di gol affidabile e divertente. Venendo all’altro match, è evidente come la Juve sia ripartita una volta ritrovato Marchisio: la difesa è più protetta e l’attacco ha un metronomo che ne detta le accensioni. Può dare di più, Allegri non ha abdicato alla scommessa di farne l’evoluzione della specie Pirlo; ma già così è un’altra vita. Bernardesc­hi, infine, è la prova che il talento italiano trova modo di fiorire come il fiume trova sempre la via al mare: il tramonto della generazion­e Totti&Del Piero sembrava inaugurare lunghi secoli bui (e ce ne vorrà prima di potersi godere altri campioni di quel livello). Ma mentre noi ci disperavam­o, qualche bravo istruttore di ragazzini lavorava per il bene comune. Se stiamo pregustand­o un bel weekend, il merito è anche suo.

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