L’Isis avanza in Libia Nuove minacce a Roma Usa, rischio infiltrati
Jihadiste nel sito di Sabrata, patrimonio Unesco Il Paese lavora a un governo unico
Mentre nuove immagini diffuse dall’Isis minacciano l’Italia, mostrando un carro armato che avanza verso il Colosseo (e citando presunte «armate di Roma»), i soldati del Califfato affondano i denti nel ventre molle della Libia. I suoi miliziani (sono 3-4 mila nel Paese nord africano, secondo gli analisti) avrebbero conquistato il sito archeologico e la città di Sabrata, a soli 70 km a ovest di Tripoli, e a 30 dal confine con la Tunisia, sulla costa a Sud della Sicilia. Sarebbe solo una prova di forza, un blitz condotto a bordo di 30 pick-up armati di mitragliatrici pesanti e lanciagranate e durato poche ore, solo per ottenere la liberazione di tre jihadisti. Ma Sabrata è un sito archeologico patrimonio dell’umanità, una città fondata dai Fenici nel VII secolo a.C. riportata alla luce nel 1920 dagli archeologi italiani.
PIANO Si teme, insomma, una nuova Palmira e, soprattutto, cresce l’allarme per l’espansione nel Mediterraneo dell’Isis che, secondo media locali, si prepara anche «a lanciare un attacco contro i pozzi petroliferi nell’area di Agedabia», a est di Sirte, nella Libia centro-orientale. Agedabia è il crocevia della zona più ricca di oro nero del Paese, su cui l’Isis punta da tempo. L’esercito di al Baghdadi, nel frattempo, viene colpito ripetutamente in Siria: stando al ministro della Difesa russo Sergey Shoygu, sono state oltre 4 mila missioni delle forze aeree russe con più di 8 mila po- stazioni militari distrutte. Intanto, il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ieri a Roma ha fatto il punto sulla sfida agli estremisti, rimproverando gli Usa di non dedicare abbastanza energie e promettendo impegno diplomatico in vista del summit internazionale sulla Libia di domenica, a Roma (presente anche il segretario di Stato americano, John Kerry). E mercoledì sarà firmato il piano delle Nazioni Unite che prevede la nascita di un governo di unità nazionale in Libia, che metta d’accordo i due esecutivi rivali di Tripoli e Tobruk. «Le notizie sul rafforzamento dell’Isis in altre zone della Libia devono essere verificate - spiega il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni - ma è essenziale che la diplomazia si riveli più veloce della crescita del terrorismo » . Il guaio è che i fronti si moltiplicano: secondo l’intelligence Usa, l’Isis potrebbe aver fatto entrare suoi uomini negli Stati Uniti con falsi passaporti siriani, autoprodotti.