Stasi, oggi si decide Colpo di scena del pg «Processo da rifare»
Era prevista per ieri, ma arriverà soltanto oggi la sentenza della Cassazione che potrebbe mettere la parola fine al giallo di Garlasco dopo oltre otto anni di indagini, perizie e processi. I giudici della quinta sezione penale della Suprema Corte sono chiamati a decidere se confermare o meno la condanna di Alberto Stasi — unico imputato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi il 13 agosto 2007 — a 16 anni di reclusione emessa il 17 dicembre scorso dalla Corte d’appello di Milano.
SORPRESA Il collegio, presieduto da Maurizio Fumo, si è ritirato in camera di consiglio ieri sera, poco dopo le 20, al termine di un’udienza non priva di colpi di scena. È arrivata del tutto inattesa, infatti, la richiesta della pub- blica accusa di annullare la condanna di Stasi — non presente in aula — e celebrare un nuovo processo che faccia luce sulle tante incongruenze che ancora rimangono dopo quattro gradi di giudizio. Nel corso della lunga requisitoria, il sostituto procuratore ge- nerale Oscar Cedrangolo ha demolito punto per punto la sentenza di condanna dell’appello bis, sottolineando la «debolezza dell’impianto accusatorio». Le parole più dure sono state spese per il presunto movente del brutale omicidio, che «non è stato individuato, ma ci si industria a costruirne uno legato alla vicenda delle immagini pornografiche»: una tesi definita «insostenibile». «Io non sono in grado di stabilire se Stasi è colpevole o innocente. E nemmeno voi. Ma insieme possiamo stabilire se la sentenza è fatta bene o male. A me pare che la sentenza sia da annullare» ha continuato il pg, che non ha escluso l’ipotesi di un’assoluzione definitiva da parte della Cassazione.
REAZIONI «Abbiamo la convinzione granitica che la verità processuale sia già emersa. I dati che abbiamo sono certi» hanno ribattuto gli avvocati difensori della famiglia Poggi. «Il pg ha ribadito l’innocenza di Alberto» ha commentato invece Angelo Giarda, legale di Stasi, che nella sua arringa ha osservato: «Se rinvio deve essere, sia a carico di qualcun altro. I pm si mettano in mezzo e trovino le prove contro qualcun altro».