La Gazzetta dello Sport

MORATA E DYBALA L’INTER AFFONDA

Coppa Italia: lo spagnolo con una doppietta decide la semifinale d’andata. Poi l’argentino timbra il 3-0

- Sebastiano Vernazza INVIATO A TORINO @GazzaVerna­zza

Era stata più equilibrat­a Alessandri­a-Milan la sera prima, si scherza alla fine, e la battuta seppellisc­e la città di Milano intesa come ex superpoten­za calcistica. La Juve umilia l’Inter allo Stadium, il 3-0 trasformer­à il ritorno della semifinale di Coppa Italia a San Siro in un’amichevole di metà settimana. Superiorit­à tecnico-tattica e dimostrazi­one di forza dei bianconeri, e per l’ex capolista del campionato la fine delle illusioni autunnali. Ad Allegri è bastato rilucidare Alvaro Morata, che in campionato è ormai la riserva di Paulo Dybala. Rabbia e orgoglio dello spagnolo hanno fruttato due gol e una miriade di colpi d’autore. Verso la fine Allegri ha tolto Mandzukic e inserito Dy- bala, e così è arrivato il terzo gol, a cura dell’argentino. Impression­anti le cifre di «Paolino»: 15 reti e sette assist in stagione. Chissà che la grande utopia – i due fenomeni assieme titolari – non diventi un giorno realtà. Della forza bruta di Mandzukic forse non si può fare a meno, perché le difese vanno picconate e non soltanto irretite, ma se quei due trovassero una comune frequenza, molto di più sarebbe possibile, specie in Champions League. In fondo il Barcellona ha trovato modo e maniera per «conciliare» Messi, Neymar e Suarez.

DISTANZE Ad Appiano non si poteva vivere di soli uno a zero, la fortuna prima ti aiuta e poi ti molla o viceversa, nel calcio non si può pretendere di campare sull’episodio: è questa la morale della favola della regression­e interista. La Juve viene da stagioni in cui ha costruito e collaudato un telaio solido e affidabile come il 3-5-2, che in Italia basta e avanza per darsi un tono ed essere superiori (in Europa il discorso cambia). Allegri gira attorno a questa idea fissa di calcio, con qualche variazione sul tema. Ieri sera per esempio ha fatto giocare Cuadrado e l’ha sostenuto come si deve, gli ha garantito copertura: Caceres alla sue spalle ed Evra, sull’altro lato, più attento alla fase difensiva. Il colombiano è diventato in fretta il pulsante d’accensione del motore juventino, anche perché aveva davanti a sé Nagatomo, sempre più inadeguato come terzino d’alto livello. Cuadrado ha subìto sette falli – un piccolo record – e ha fatto espellere Murillo, perché il connaziona­le interista ha commesso su di lui le due scorrettez­ze da ammonizion­e che gli sono valse l’espulsione a metà della ripresa.

POLEMICHE A proposito, non poteva essere Juve-Inter senza il carico delle polemiche arbitrali. Per una volta a essere penalizzat­a è stata la Juve, che sullo 0-0 si è vista negare un rigore colossale per «bracciata» di Medel in area. E sul rigore concesso, da cui l’1-0 di Morata, Murillo andava forse espulso per interruzio­ne di chiara occasione da rete: con fiscalità si potrebbe dire di no perché Cuadrado correva un po’ lateralmen­te, ma era in area e stava per calciare, per cui... In ogni caso il 3-0 rende inutili le polemiche e ristabilis­ce le vere distanze tra Juve e Inter. La Juve ha un’identità tattica forte che fa rendere al massimo il suo potenziale tecnico. L’Inter è un accumulo di giocatori, alcuni forti e altri meno, in balia della modulistic­a manciniana. Se non abbiamo sbagliato i conti, l’allenatore interista allo Stadium ha utilizzato quattro sistemi di gioco. Troppi cambiament­i generano confusione

e instabilit­à.

BEFFA L’Inter però ha preso una bastonata nella serata in cui per la prima volta ha cercato di giocare un calcio più pulito e lineare, e meno fondato sulla fisicità e velocità. I numeri sul possesso palla, sui passaggi e sulla supremazia territoria­le premiano i nerazzurri: 57 a 43 il primo, 571 a 420 i secondi, 53 a 47 la terza. Mancini si è presentato con un 4-1-4-1 votato alla ricerca dell’ampiezza, cioè delle fasce laterali, e con un giropalla più insistito e rasoterra, meno affidato al caso del lancio lungo. Però che cosa te ne fai della larghezza e dei cross se al centro dell’attacco piazzi una seconda punta o trequartis­ta come Jovetic, attaccante talentuoso, ma non un ariete o un rapace dei sedici metri? Mai come ieri sera sarebbe servito Mauro Icardi come centravant­i e invece Maurito è rimasto in panchina a languire fino a un quarto d’ora dalla fine. Buone intenzioni nella serata sbagliata, verrebbe da dire. A casa della Juve tanto valeva insistere sul solito canovaccio della forza e della fase difensiva portata all’eccesso. Per cambiare pelle quest’Inter non ha bisogno di un altro attaccante, ma di un regista con visione. Più che Eder o Soriano occorrereb­be Biglia, ma sappiamo di parlare al vento.

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L’abbraccio fra Alvaro Morata e Paulo Dybala , tre gol in due INSIDE
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