SUSO DECOLLA MA IL MILAN RESTA A TERRA
DA OGGETTO MISTERIOSO A TITOLARE INDISPENSABILE: 17 PRESENZE SU 17 IN CAMPIONATO. HA SVOLTATO
Il charter rossonero fermato da un guasto. Partenza rinviata a oggi Galliani: «Un altro ritardo e noi non giochiamo. Un danno gravissimo»
Intervista allo spagnolo protagonista a sorpresa di inizio stagione «Ho un piano: batto i bianconeri, rinnovo e conquisto la nazionale»
Dentro un solo giocatore c’è l’anima di un’intera squadra. Il Milan nuovo, ambizioso, giovane e ancora un po’ acerbo sembra un vestito sartoriale cucito su misura addosso a Jesus Suso, che di questo gruppo per ora è stato indiscutibilmente la sorpresa più bella e intensa. Presto o tardi, si sono fermati tutti: chi ha tirato il fiato, chi si è fatto male, chi ha esagerato coi gialli. Lui no. Una volata ininterrotta dall’inizio della stagione, l’unico della rosa con Donnarumma - ma il portiere, si sa, non vale - ad averle giocate tutte e diciassette. Sedici da titolare. E c’è di più: va così da luglio perché Jesus, a parte la mini-sfida col Celta al Trofeo Tim e l’amichevole di Friburgo, non ne ha saltata una nemmeno lungo l’estate, sistemato da Montella nel cuore della squadra. Suso lo definisce un tecnico «spagnolo» - per lui il top dei complimenti - perché ama il possesso palla, e ovviamente in queste condizioni è piuttosto agevole adorare il proprio allenatore. In realtà succede più il contrario, dal momento che Jesus è il secondo cannoniere della squadra (5) dietro a Bacca (6) e, tanto per dire, escludendo l’autogol dell’empolese Costa ha preso parte attiva a otto delle ultime nove reti rossonere. E’ curioso rileggersi cosa ci raccontava durante la tournée estiva negli Usa, quando stava iniziando a capire che probabilmente il vento per lui era cambiato. Più che un’intervista era una lettera di intenti, di desideri, che si sono avverati uno dopo l’altro. Eppure lui è rimasto lo stesso ragazzo, semplice e riservato, che prima dell’allenamento si allaccia le scarpe e ti indica con un sorriso timido e orgoglioso i nomi stampati sopra: oltre al suo quello di Alicia, la fidanzata, e Ana, la sorella, sul piede sinistro; mamma Angela e papà Jesus su quello destro, che sta migliorando tantissimo: «Ci sto lavorando in allenamento, occorre sempre fare cose nuove altrimenti ti conoscono a memoria», racconta in questa intervista realizzata alla Nike Academy di Milano.
Suso, lei ha già giocato, e vinto, una finale europea under 19 (Spagna-Grecia nel 2012), ma la Supercoppa è un’altra cosa...
«E’ senz’altro la partita più importante della mia carriera. Dopo vengono la finale europea e il debutto in Premier League con la maglia del Liverpool: fu contro lo United, un’emozione pazzesca».
Ma il Liverpool evidentemente non era destino, nonostante Benitez sia andato a prelevarla personalmente a Cadice quando era un ragazzino.
«Non c’erano i presupposti per andare avanti e io avevo bisogno di un’opportunità. Ecco perché ho scelto il Milan, che per me è un top club europeo. All’inizio è stata dura, poi questa opportunità mi è stata data, grazie a Montella».
L’allenatore spagnolo, giusto?
«Esatto. E’ uno che non ha paura di rischiare, gestisce ottimamente il gruppo e dà opportunità a tutti. Personalmente mi ha sempre dato fiducia, con lui sto davvero bene. Il suo stile è come il mio stile, e la cosa mi agevola».
Recentemente lo ha definito un allenatore onesto, perché fa giocare chi merita: non è un complimento un po’ comodo detto da lei?
(ride, ndr) «La verità è che sono in un momento in cui sto proprio bene, fisicamente e di testa, quindi voglio continuare così. E quando sto bene, so di poter giocare sempre, di poter essere titolare».
Il Milan a Roma aveva un’età media di 23 anni, ovvero la sua.
«E qui si torna all’allenatore. Lui è uno che non ha paura di far giocare i giovani, cosa che per i tecnici è sempre ab- bastanza difficile. E’ bello guardarsi intorno e vedere compagni giovani, ma va detto che se lavori bene l’età è solo un numero e non si vede».
Dunque il baby Milan non deve preoccuparsi della Juve?
«L’unica ricetta che conosco per battere i bianconeri è restare concentrati 90 minuti, altrimenti è impossibile. Se sbagli ti puniscono subito. E se hai l’opportunità di segnare, non puoi permetterti di sbagliare. A livello tattico occorre stare molto compatti e stretti perché hanno attaccanti che giocano fra le linee».
Ne vogliamo togliere uno ai bianconeri?
«No, ne tolgo tre. Dybala, Buffon e Alex Sandro, che difende molto bene, è completo e dinamico. E me lo beccherò io...».
Higuain invece ha detto che al Milan, come alle altre, non toglierebbe nessuno.
«Fino ad ora la Juve ha dimostrato di essere la più forte, ma in campionato abbiamo vinto noi. Diciamo che un nome avrebbe anche potuto farlo».
Lei e Dybala avete alcune caratteristiche simili.
« La prima volta che affrontai il Palermo, Alex mi disse: osserva bene quel ragazzo e guarda come si
LO SPAGNOLO ORA PUNTA LA SUPERCOPPA DI DOHA: «LA GARA PIÙ IMPORTANTE DELLA MIA CARRIERA»
muove. Aveva ragione, è fenomenale. In qualche movimento e giocata in effetti siamo simili, ma lui gioca più “dentro” di me». Ha sottolineato con orgoglio che in campionato la Juve l’avete già battuta. Quindi può succedere ancora. «Senz’altro. Averli sconfitti dà molta fiducia e anche qualche indicazione in più su come affrontarli. Ma se devo essere onesto, partono un po’ più favoriti, e io lo preferisco perché in questo modo noi saremo an- cora più motivati e la pressione sarà su di loro. Noi, nonostante non si vinca da due partite, ma avendo giocato bene, paradossalmente arriviamo alla Supercoppa ancora più convinti e consapevoli della nostra forza». Come cambierà la stagione del Milan in base al risultato della partita? «Se perdiamo, per esempio, come è successo a Roma, avremo buoni motivi per essere soddisfatti lo stesso nel nostro per- corso di crescita. Se vinceremo faremo un bellissimo regalo al presidente più grande del mondo». Essere stabilmente in zona Europa di certo aiuta ad aver fiducia. «La classifica non mi stupisce, l’avevo capito già da questa estate che sarebbe stata l’annata giusta. Fino all’anno scorso la differenza con Juve, Roma e Napoli era notevole, ora stiamo di- mostrando di poter far parte del club delle grandi. Se continuiamo così torneremo a essere il “vecchio” Milan. L’importante sarà far punti specialmente con le piccole: storicamente ne perdiamo per strada sempre troppi».
E Suso sarà uno dei protagonisti del «vecchio» Milan che torna, giusto? «Speravo che questo per me sarebbe stato l’anno della svolta,
e sto dimostrando che giocando con continuità può esserlo. Mi piacerebbe rinnovare il contratto (2019, ndr), se ne sta già parlando, per me non ci sono problemi. E vorrei anche la nazionale: se Lopetegui ha dato un’opportunità agli altri, perché non darla anche a me?».
Lei è piuttosto «social»: ci dia un hashtag per la Supercoppa. «Vincere per ricominciare».
LO SLOGAN DI SUSO: «VINCERE PER RICOMINCIARE E PER IL PRESIDENTE PIU’ GRANDE DEL MONDO»