Bayern-Lipsia a Monaco “spareggio” per Ancelotti con la paura terrorismo
Sfida fra prime con la paura del terrorismo. Ancelotti: «Europa sotto attacco»
Ipensieri sono venuti, lunedì sera, ma la Bundesliga ha poi accantonato l’idea di rinviare l’ultima giornata di campionato del 2016. Ieri sera un minuto di silenzio (totale) prima delle partite, per ricordare le vittime dell’attentato di Berlino. E anche il lutto al braccio, ma «i nostri stadi sono tra i più sicuri » , ha detto il responsabile della sicurezza della federcalcio, Hendrik Grosse Lefert. E da Monaco, Carlo Ancelotti ha chiamato direttamente in causa i politici: «In Europa siamo sotto attacco. Quello che è successo a Berlino è capitato anche in Francia, spero che la diplomazia e i politici lavorino per rendere questo territorio sicuro». E le angosce si sono impossessate del giorno più atteso, per il campionato. SCONTRO DIRETTO E AFFARI Bayern-Lipsia è il sorprendente (in estate) scontro tra le due in vetta: i campioni sono davanti alla neopromossa milionaria soltanto per la differenza reti. Guidate da due allenatori stranieri, dettaglio che non entusiasma la scuola dello sport federale, non sono rivali di tradizione, dato che il Lipsia in questa versione non esisteva prima dell’intervento della Red Bull, nel 2009. In campo si fronteggiano, fuori pensano agli affari. Il colosso austriaco ha interessi a Monaco, nella squadra di hockey sul ghiaccio che ha prelevato nel 2013, l’ha trasformata e portata al titolo tedesco. Già un anno fa Dietrich Mateschitz, che grazie alla bibita energetica ha un patrimonio sui 12 miliardi di euro, lanciò la proposta di costruire insieme al Bayern un palazzo dello sport per hockey e basket, disciplina fatta rifiorire da Uli Hoeness al- l’interno della sua polisportiva dominata dal calcio. Con il boss in galera per frode fiscale, al club non se la sentirono di sposare l’iniziativa, però adesso il presidente è di nuovo in carica. Ha etichettato subito come «nemici» i Tori di Lipsia, poi si è corretto e sono diventati «rivali». Oggi, a margine della partita, potrebbero diventare anche «soci», anche perché i costi dell’arena penderebbero dalla parte austriaca: «Quando sono uscito dal carcere, Mateschitz mi ha scritto una lettera genti- le, con la sua disponibilità al progetto, e io ho preso la palla al balzo». Insomma, soldi sposano soldi, basta spiegarlo anche ai tifosi che magari si accapigliano per un fuorigioco o per «l’arroganza del club di plastica», come viene visto il Lipsia.
IL CONFRONTO Se decidessero le prestazioni dell’ultima giornata, non ci sarebbe gara: il Bayern domenica ha tossicchiato per battere l’ultima, il Darmstadt; i rivali sabato hanno dominato la terza in classifica, l’Hertha: velocità, rischi sempre accettati, efficacia sotto porta e in protezione: nessun tiro dei berlinesi. E contro un avversario trincerato davanti all’area, il celebrato attacco verticale o con contropiede è stato sacrificato per il possesso e la pazienza: 14 passaggi prima di liberare Werner per l’1-0. Ma le big di solito sanno frenare e accelerare con raziocinio, mentre le nuove arrivate vivono più sulle spinte dell’entusiasmo. Si vedrà. Se contassero i valori assoluti, la rosa di Ancelotti viene stimata in 582 milioni, quella dell’austriaco Hasenhüttl 81. «I soldi non sono l’aspetto più importante nel calcio», ha spiegato ieri Ancelotti. Che ha avuto presidenti come Berlusconi, Abramovich, Al Khelaifi, Perez. Il proprietario del Lipsia non ha mai visto una sconfitta dei suoi dal vivo: più che un portafortuna, è uno che frequenta pochissimo lo stadio; sabato era la prima volta in stagione, la quarta in assoluto. Ha annunciato la sua presenza stasera, se vince sarà più bello parlare con Hoeness degli affari comuni.
Bernardo, padre del brasiliano del Lipsia (stesso nome), giocò nel Bayern nel ‘91: soltanto 4 presenze in Bundesliga