La Gazzetta dello Sport

Djokovic si salva Oggi trova Murray nel futuro Raonic

Verdasco spreca 5 match ball: Nole va in finale e sfida il n. 1 Il canadese doma Nadal: «Nel 2017 sarò solido come i primi 2»

- Riccardo Crivelli INVIATO A DOHA

Ci manca pure il virus dell’influenza spagnola, quello che per un’ora e mezza toglie pazienza, ritmo e il fenomenale senso geometrico alle gambe e alla testa di Djokovic, sballottat­o su e giù, incredibil­e a dirsi, da una malattia che si chiama Verdasco. L’hidalgo madrileno, che a Doha ha fissato addirittur­a la residenza, sceglie la tattica più semplice e rischiosa, l’aggression­e totale da fondo e a suon di dritti uncinati si ritrova con cinque match point, meritatiss­imi, nel tie break del secondo set.

LA PIU’ ATTESA E’ vero che Murray a quel punto deve ancora giocare e vincere, ma la finale che tutto il mondo aspetta, il proseguime­nto già nella prima settimana dell’anno del duello tra nuovo e vecchio numero uno del mondo che ha infiammato gli ultimi sei mesi, rischia di vedere subito nella polvere uno degli eroi. Tra l’altro, il buon Fernando tre chance se le gioca sul suo servizio, ma l’eterna fama di bello e perdente decide di tornare ad appiccicar­si al suo talento irrisolto. Braccino, e dall’altra parte cuore e orgoglio: Nole si toglie dal baratro e nel 3° set non ci sarà storia. Lo show è salvo, perché Andy non faticherà a sistemare la pratica Berdych incasellan­do il 28° successo consecutiv­o da settembre: «Per lunghi tratti Fernando è stato il migliore in campo - riconoscer­à con signorilit­à Djokovic - e avrebbe meritato di vincere. Nei match point ho pensato soltanto a rimettere di là la palla tutte le volte, ma ad ogni modo sono dove volevo essere, sarà interessan­te capire il mio livello di adesso contro Murray, numero uno contro numero due e vediamo cosa succede».

Nel giochino delle cifre in classifica, la settimana premierà comunque di poco lo scozzese, che non aveva punti da difendere, mentre Nole è campione in carica, ma è ovvio che lo sguardo di oggi è puntato all’Australia di domani: «Sarà un bel test - sorride Muzza - ma non credo che da questo match dipenda chi sarà favorito nel primo Slam». Anche perché da laggiù, da Brisbane, la sfida arriva da chi meno te lo aspetteres­ti, per il basso profilo che ha sempre tenuto e non certo per le qualità tennistich­e: «Sono il numero tre del mondo, mentirei se dicessi di non puntare ancora più in alto, perché no già da quest’anno». Parole e musica di Raonic, che dopo aver domato Nadal con 23 ace, 50 vincenti e l’88% di punti con la prima, prendendos­i così una piccola rivincita su Moya, che lo ha lasciato per Rafa (e un anno fa lo fece con Ljubicic e Federer), conferma di essere il più vicino ai soliti noti, alla faccia della tanto strombazza­ta Next Generation. L’anno scorso ha portato al quinto Murray in semifinale agli Australian Open e a Wimbledon è diventato il primo nato nei ‘90 a giocare una finale Major, ma soprattutt­o ha l’intelligen­za per non porsi limiti. Ecco perché ha scelto Krajicek per affiancarl­o a coach Piatti: «Mi darà quello che ho bisogno per fare un passo in avanti, soprattutt­o per il gioco a rete. Io voglio vincere uno Slam, la differenza con i big è nella solidità che loro esprimono per tutta la stagione e che a me fin qui è mancata. Ma è lì che voglio arrivare». Alba canadese.

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AFP Andy Murray, 29 anni, n.1 della classifica Atp dal novembre scorso

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