La Gazzetta dello Sport

IL BARÇA NON C’È PIÙ LEZIONE DEL PSG: 4-0

Emery, capolavoro tattico. Verratti in cattedra. Di Maria e Cavani show Messi, mai così spento, è praticamen­te fuori. Ciclo vicino al capolinea

- Fabio Bianchi INVIATO A PARIGI @fabiowhite­s

Scacco matto al tiqui-taca. Barcellona annichilit­o, oscurato, calpestato da uno stratosfer­ico Psg. I marziani per una volta abitano a Parigi. Unai Emery si gode la vendetta a freddo dopo tante batoste subite in Liga con il suo Siviglia. Aveva battuto i catalani una sola volta in 23 precedenti. Ma questa vittoria vale per tutte. Non tanto, non solo per il risultato, pesantissi­mo di sé. Ma per come lo ha battuto. Si è visto mai un Barcellona che fa due soli tiri in porta, e l’ultimo (il palo di Umtiti) solo al tramonto della sfida e abbastanza casuale? Si è visto mai Messi non tirare mai e non toccare mai palla in area (mai eh), Suarez sparire dal campo, Busquets fare la figura del bambino spaesato in mezzo ai giganti Rabiot e Verratti? Una vera debacle. Il Barcellona aveva già subito 4 reti in Champions senza segnare, ma a livello di gioco, forse non è mai stato umiliato così. Soprattutt­o con questi giocatori. Emery ha disegnato il suo capolavoro e chissà che riesca a portare il Psg dove non è mai arrivato. Festa grande per tutti. Soprattutt­o per Di Maria e Cavani, che proprio ieri compivano 29 e 30 anni. Si sono fatti il regalo più bello. A questo punto per il Barcellona, a meno di un’im-

presa titanica, sarà durissima arrivare ai quarti che conquista da nove stagioni di fila.

LE MOSSI VINCENTI Si diceva del capolavoro di Emery. Lo spagnolo, che conosce bene i rivali di tante battaglie impari, è stato bravo ad osare. Ha cambiato gli esterni, sostituend­o Maxwell e Aurier con i più esplosivi Kurzawa e Meunier. Come un campione degli scacchi, ha alzato le pedine, per te- nere bassi i marziani blaugrana. E ha fatto partire coi motori al massimo i suoi, spinti da un sontuoso Rabiot e il solito, geometrico Verratti. Il Barcellona non ci ha capito più nulla, non è mai arrivato prima sui palloni, non è riuscito mai a organizzar­e una manovra decente. Ovviamente è stata una giornata storta per tutti i fenomeni di Luis Enrique, ma sarebbe ingiusto non dare i giusti meriti a questo Psg. Che con Emery si è fatto più squadra. Sono piovute le occasioni e Di Maria ha aperto le danze con una gran punizione. E il raddoppio è l’emblema di come sono andate le cose. Rabiot che recupera l’ennesima palla, su Messi, dà a Verratti che duetta con Draxler e lo lancia in area per il diagonale vincente. Ci si aspettava una reazione nel Barça nel secondo round che non è avvenuta. Anzi, la squadra è sembrata rassegnata mentre le maglie blu imperversa­vano da tutte le parti. Il Psg si è permesso il lusso di sprecare ripartenze in superiorit­à numerica prima che Di Maria s’inventasse il 3-0 da 30 metri con un tiro all’incrocio dopo una finta che ha mandato a spasso due giocatori. Di Maria che poi è stato sostituito da Lucas per prendersi gli applausi. Il sigillo di Cavani (gran diagonale di prima intenzione), dopo splendida cavalcata di Meunier, è l’altro specchio della sfida. Il Barça, del tutto disunito, ha lasciato campo aperto.

SOLLIEVO VERRATTI Adesso è presto per dire che si è chiusa l’era del super Barcellona, che già la scorsa stagione dava segni di stanchezza. Ma non lo è per dire che c’è qualcosa da rivedere. C’è stanchezza in qualche uomo fondamenta­le, vedi Iniesta, c’è ruggine nel tiquitaca. La migliore arma dei blaugrana era il pressing non in possesso di palla. Quello non s’è visto proprio. E non si può vivere solo della vena dei tre marziani là davanti. E poi altre superpoten­ze crescono, finalmente, come questo Psg ormai maturo. Che in questa notte magica tira anche un sospiro di sollievo per Verratti: il centrocamp­ista azzurro è stato costretto a uscire, ma erano solo crampi. In questo gioco che si fa interessan­te, per fortuna, ci sarà anche lui.

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