IL BARÇA NON C’È PIÙ LEZIONE DEL PSG: 4-0
Emery, capolavoro tattico. Verratti in cattedra. Di Maria e Cavani show Messi, mai così spento, è praticamente fuori. Ciclo vicino al capolinea
Scacco matto al tiqui-taca. Barcellona annichilito, oscurato, calpestato da uno stratosferico Psg. I marziani per una volta abitano a Parigi. Unai Emery si gode la vendetta a freddo dopo tante batoste subite in Liga con il suo Siviglia. Aveva battuto i catalani una sola volta in 23 precedenti. Ma questa vittoria vale per tutte. Non tanto, non solo per il risultato, pesantissimo di sé. Ma per come lo ha battuto. Si è visto mai un Barcellona che fa due soli tiri in porta, e l’ultimo (il palo di Umtiti) solo al tramonto della sfida e abbastanza casuale? Si è visto mai Messi non tirare mai e non toccare mai palla in area (mai eh), Suarez sparire dal campo, Busquets fare la figura del bambino spaesato in mezzo ai giganti Rabiot e Verratti? Una vera debacle. Il Barcellona aveva già subito 4 reti in Champions senza segnare, ma a livello di gioco, forse non è mai stato umiliato così. Soprattutto con questi giocatori. Emery ha disegnato il suo capolavoro e chissà che riesca a portare il Psg dove non è mai arrivato. Festa grande per tutti. Soprattutto per Di Maria e Cavani, che proprio ieri compivano 29 e 30 anni. Si sono fatti il regalo più bello. A questo punto per il Barcellona, a meno di un’im-
presa titanica, sarà durissima arrivare ai quarti che conquista da nove stagioni di fila.
LE MOSSI VINCENTI Si diceva del capolavoro di Emery. Lo spagnolo, che conosce bene i rivali di tante battaglie impari, è stato bravo ad osare. Ha cambiato gli esterni, sostituendo Maxwell e Aurier con i più esplosivi Kurzawa e Meunier. Come un campione degli scacchi, ha alzato le pedine, per te- nere bassi i marziani blaugrana. E ha fatto partire coi motori al massimo i suoi, spinti da un sontuoso Rabiot e il solito, geometrico Verratti. Il Barcellona non ci ha capito più nulla, non è mai arrivato prima sui palloni, non è riuscito mai a organizzare una manovra decente. Ovviamente è stata una giornata storta per tutti i fenomeni di Luis Enrique, ma sarebbe ingiusto non dare i giusti meriti a questo Psg. Che con Emery si è fatto più squadra. Sono piovute le occasioni e Di Maria ha aperto le danze con una gran punizione. E il raddoppio è l’emblema di come sono andate le cose. Rabiot che recupera l’ennesima palla, su Messi, dà a Verratti che duetta con Draxler e lo lancia in area per il diagonale vincente. Ci si aspettava una reazione nel Barça nel secondo round che non è avvenuta. Anzi, la squadra è sembrata rassegnata mentre le maglie blu imperversavano da tutte le parti. Il Psg si è permesso il lusso di sprecare ripartenze in superiorità numerica prima che Di Maria s’inventasse il 3-0 da 30 metri con un tiro all’incrocio dopo una finta che ha mandato a spasso due giocatori. Di Maria che poi è stato sostituito da Lucas per prendersi gli applausi. Il sigillo di Cavani (gran diagonale di prima intenzione), dopo splendida cavalcata di Meunier, è l’altro specchio della sfida. Il Barça, del tutto disunito, ha lasciato campo aperto.
SOLLIEVO VERRATTI Adesso è presto per dire che si è chiusa l’era del super Barcellona, che già la scorsa stagione dava segni di stanchezza. Ma non lo è per dire che c’è qualcosa da rivedere. C’è stanchezza in qualche uomo fondamentale, vedi Iniesta, c’è ruggine nel tiquitaca. La migliore arma dei blaugrana era il pressing non in possesso di palla. Quello non s’è visto proprio. E non si può vivere solo della vena dei tre marziani là davanti. E poi altre superpotenze crescono, finalmente, come questo Psg ormai maturo. Che in questa notte magica tira anche un sospiro di sollievo per Verratti: il centrocampista azzurro è stato costretto a uscire, ma erano solo crampi. In questo gioco che si fa interessante, per fortuna, ci sarà anche lui.