Max il centenario è nella storia: battuti Conte, Lippi e Carcano
Un giorno, quando si ritirerà a vita privata e si godrà Livorno e la pesca a bordo di un gommone, Massimiliano Allegri racconterà pure questa ai nipotini. Ricorderà la sera in cui in un colpo solo festeggiò la centesima panchina (in A) e la centesima vittoria (in tutte le competizioni) con la Juventus, e sorriderà rivedendosi blindato in una Jeep presa a calci e coperta di sputi da un gruppetto di esagitati.
PIÙ VELOCE Perché è così che iniziò la sua avventura in bianconero, con una contestazione che circa due anni e mezzo dopo sembra ancora più fuori luogo. Massi, come lo chiamano gli amici di sempre, oggi è l’allenatore che ha raggiunto più velocemente 100 successi con lo stesso club: ci è riuscito in 142 gare, meglio di Carcano (dopo 145 con la Juve), Conte (in 149 da bianconero), e Mancini (dopo 161 con l’Inter).
EUROPA, INTUITO E PAZIENZA La carriera di Allegri è stata un susseguirsi di occasioni sbagliate e opportunità prese al volo. Il segreto per arrivare così in alto è sempre stato credere in se stesso, anche quando tutto ciò che gli girava intorno sembrava smentirlo. «A quarant’anni allenerò in Serie A», confidò un giorno a sua moglie. Profezia che si avverò con un leggerissimo ritardo: ne aveva 41 quando debuttò col Cagliari. Adesso, alla soglia dei 50 e con tre scudetti in bella mostra (uno con il Milan e due con la Juventus), ha spostato l’asticella un po’ più in alto: la Champions League. L’obiettivo di Max Allegri è sempre stato diventare un tecnico dal pedigree internazionale, per questo si è applicato con pazienza feroce alla costruzione di una personalità europea per la Juventus. La pazienza è la sua miglior virtù: una parola che ha ripetuto ai suoi ragazzi fino alla nausea all’inizio della stagione scorsa, quando la Signora faticava a uscire dallo scantinato del campionato, e che ha ritirato fuori di recente, quando prima di diventare a cinque stelle la sua squadra s’illuminava solo a intermittenza.
L’IMPRESA NEL 2016 La pazienza lo ha aiutato a mantenere la lucidità nei momenti di snodo e a saper cogliere l’attimo fuggente: così con il 4-23-1 ha rivitalizzato un gruppo imborghesito dai cinque scudetti di fila e a corto di stimoli. Il terzo scudetto, se arriverà, lo proietterà di diritto nella leggenda, perché nessuna squadra in Italia ha mai vinto 6 tricolori di fila, ma il suo capolavoro per ora resta il titolo festeggiato 9 mesi fa e agguantato con un’incredibile rimonta dopo una partenza impantanata.
VOGLIA DI PERFEZIONE Il ruolino di marcia di Allegri è di 75 vittorie in campionato, 10 in Coppa Italia, 14 in Champions League e 1 in Supercoppa. Totale 100, come i punti conquistati dalla Juventus in Serie A nel 2016, impresa che non è riuscita a nessun altro club, nè in Italia nè in Europa. «I record sono fatti per essere battuti», è un’altra delle massime di Allegri, che più dei numeri insegue prosaicamente il risultato. I numeri però lo incoronano: il tecnico ha vinto il 75% delle partite di campionato sulla panchina bianconera, conquistando 238 punti e mettendosi alle spalle allenatori che hanno scritto la storia bianconera, come Conte, Lippi e Trapattoni:«E’ soltanto ricercando la perfezione che si possono raggiungere i propri obiettivi», si legge sul suo sito ufficiale. La perfezione in questo caso ha un volto e un nome: è alta 73 centimetri, pesa 7,5 chili, ha grandi orecchie e si chiama Champions League.