Bell, la giusta intuizione di Sassari «Qui è come stare in California...»
Dal suo arrivo, la squadra ha vinto 7 gare su 9 in A «Per la Coppa Italia abbiamo chance»
Il momento in cui la stagione di Sassari è svoltata? Lo scorso 8 dicembre, quando il club, dopo quattro sconfitte consecutive ed un inizio di campionato complesso (4 vittorie in 10 gare) ha consegnato le chiavi tecniche della squadra in mano al veterano David Bell, 36 anni il prossimo 20 giugno, playmaker realizzatore che viaggiava a 18.3 punti e 6.1 assist a partita in Bundesliga con la maglia dei Phoenix Hagen, esclusi, strada facendo, dal campionato per motivi economici. Nelle 9 partite giocate in A, Bell ha segnato 13.1 punti con il 45% da tre, senza sbagliare ancora un tiro libero, contribuendo a raggiungere un record di 7 successi in 9 partite. Ora Sassari è al quarto posto insieme a Reggio Emilia e venerdì, a Rimini, sfiderà Avellino nei quarti delle Final Eight di Coppa Italia: «Non è una questione di numeri. La squadra aveva già una propria struttura. Mancava un piccolo pezzo del puzzle. Mi hanno accolto benissimo. Cosa ho portato? Un insieme di cose: esperienza, difesa e impegno sui due lati del campo. Sapevo di entrare a far parte di una società che ha vinto tanto nel recente passato ed ha ancora fame».
ATMOSFERA L’Italia, dopo aver girato mezza Europa, anche in campionati minori come quello olandese, era un sogno ed un obiettivo concreto: «Nella stagione 2005/06 giocavo in Svizzera, a Neuchâtel. Uno dei migliori amici di un mio compagno di squadra era Rowan Barrett, in quell’anno esterno titolare a Cantù. Mi portò a vedere un derby, se non ricordo male contro Varese. Ho ancora stampata nella mente l’imma- gine una atmosfera incredibile e mi dissi “un domani voglio giocare nel campionato italiano”. Che considero uno dei migliori d’Europa». Anche se la consacrazione, dopo essersi fatto le ossa tra Finlandia, Francia e D-League, l’ha trovata proprio in Germania: «Dove esistono organizzazione e strutture importanti. Il livello sta crescendo anno dopo anno. La Bundesliga mi ha dato tantissimo. A tutti i livelli». Gli idoli? Uno ed uno solo: «Tutti da bambini volevano essere come Michael Jordan. Io ho sempre sognato di assomigliare a Latrell Sprewell. Perché vengo da Oakland e sono nato e cresciuto vicino a quella che ora si chiama Oracle Arena, la casa dei Golden State Warriors. Alle partite andavo con la canotta di Spree. Ero tifosissimo anche di Tim Hardaway e Chris Mullin». Il primo amore, ma non l’unico, perché il football americano e gli Oakland Raiders sono più di una religione per il playmaker del Banco di Sardegna: «I tifosi di Sassari assomigliano a quelli dei Raiders. Perché anche qui si respira un senso di comunità, di famiglia allargata. Mi sento a casa. Il tempo è favoloso, meglio anche di quello della California. Poi ho ritrovato il mare, di cui sono innamorato».
DANZA Sposato, due figli piccoli, Bell, che di secondo nome fa Ashanti, perché la madre era appassionata di danza senegalese, nel tempo libero ama stare lontano dai riflettori: «Penso solamente a fare il meglio per questo club. Non vedo l’ora di giocare i quarti contro Avellino. È una competizione a cui teniamo molto. I favoriti? Sono arrivato solamente a dicembre e non ho ancora giocato contro tutte le squadre, quindi non mi sbilancio. Ma in un evento come questo, dove si giocano partite secche, credo che tutte possano avere delle chance». Sassari compresa, la cui ricetta è molto semplice: «Il nostro segreto? Attitudine difensiva, gioco di squadra ed esecuzione. Sono curioso di misurarmi con i migliori e capire fin dove possiamo arrivare».