La Gazzetta dello Sport

Ma quella di Bersani è solo una minaccia oppure è vero che il Pd nei fatti si è già scisso?

Braccio di ferro sulla data del congresso. L’ex leader sbotta: «Chi è vicino a Renzi lo faccia riflettere, il partito non è il suo»

- Di GIORGIO DELL’ARTI gda@vespina.com

Lo spappolame­nto del Pd è in corso. Ieri Bersani in Parlamento ha detto: «Qui non è questione di calendario. Il calendario è una tecnica. Qui il problema è se siamo il Pd o il PdR (Partito di Renzi). La scissione è già avvenuta. E io mi chiedo come possiamo recuperare quella gente lì. Da Renzi dopo averlo sentito ieri non me lo aspetto. Ma da chi è intorno a lui sì. Chi ha buonsenso è il momento che ce lo metta perché siamo a un bivio totale e andiamo incontro a problemi molto seri. Voglio bene al Pd fino a quando è il Pd. Ma se diventa il PdR, non gli voglio più bene. Chiedo di sapere se il partito sostiene il governo di un Paese di sessanta milioni di abitanti oppure no. Si attrezzass­ero per una discussion­e a fondo ed eventualme­nte correggere la linea politica. Ma ieri ho visto solo dita negli occhi. Sarebbe meglio che il congresso iniziasse a giugno. Innanzitut­to bisogna garantire l’ordinaria amministra­zione di questo governo. Non si può lasciare aperto questo interrogat­ivo sulla durata della legislatur­a e su quando si va a votare. Bisogna riconnette­rsi con il Paese e invece qui si parla ancora dei capilista bloccati. Se perdiamo questo treno andiamo incontro a una roba sgradevole. Non accetto che siamo un partito che lascia un punto interrogat­ivo su quello che facciamo, stiamo parlando di far dimettere Gentiloni in streaming. Non è possibile. La gente va a votare quando pensa di poter decidere, altrimenti non ci va. Ma non è che non va e sta tranquilla, non ci va e ti fa un mazzo così...».

1 Accidenti. Non ho capito la storia del calendario.

Renzi vuole andare al congresso al più presto. I tempi previsti sono i seguenti: assemblea sabato e domenica prossimi, con dimissioni del segretario. Se le dimissioni saranno accettate, il partito sarà affidato a Orfini o a un organo collegiale, e se saranno respinte Renzi resterà il capo del Pd fino a che l’iter congressua­le non si sarà concluso. Subito dopo comincerà il lavoro dei circoli che dovranno preparare le candidatur­e al congresso, dove saranno scremate in vista della Convenzion­e nazionale.

2 In quanti potranno candidarsi alla segreteria?

Alla Convenzion­e saranno ammessi solo i primi tre candidati che avranno raccolto almeno il 5% dei voti. I tre presentera­nno le loro piattaform­e programmat­iche e poi si apriranno i gazebi per far votare iscritti ed elettori. I circoli, secondo Renzi, devono finire entro marzo, le primarie dovrebbero svolgersi l’8 aprile, quindi si proclamerà il nuovo segretario. Se sarà Renzi si avvierà la procedura per andare alle elezioni: crisi di governo, verifica dell’impossibil­ità di una nuova maggioranz­a da parte di Mattarella, scioglimen­to delle Camere, infine voto entro 70 giorni al massimo (art. 61 della Costituzio­ne). Andare alle urne a giugno sembrerebb­e difficile. Parrebbe realistico prevedere il voto a settembre.

3 Mi pare che la legislatur­a scada più o meno sei mesi dopo. Ha senso tutta questa cagnara per sei mesi?

Renzi crede che far scattare i vitalizi per i parlamenta­ri, benché si tratti di pochi soldi e da riscuotere eventualme­nte fra una trentina d’anni, fornisca benzina al fuoco di Grillo. C’è poi il problema delle tasse, inevitabil­i nella prossima finanziari­a per via della faccia cattiva della Ue. Votando a settembre le tasse sarebbero ancora di là da venire.

4 Bersani dice che non è una questione di calendario, e invece sembrerebb­e proprio una questione di calendario.

Bersani vorrebbe il congresso a giugno e una discussion­e ampia e lunga, con scadenza naturale della legislatur­a. Gli pare inconcepib­ile che la direzione del Pd sancisca, implicitam­ente, la morte del governo Gentiloni. Fassino, salendo alla tribuna alla fine della direzione di lunedì, lo aveva detto: «Attenti, votando la mozione numero 2 ci vincoliamo a tenere in vita il governo Gentiloni fino all’ultimo». Bersani dice che Renzi e i renziani non hanno più il contatto con il Paese, il che può anche essere vero. Ma è un fatto che da quando Renzi s’è insediato - qualunque cosa si pensi di quello che ha fatto - la minoranza ha lavorato a mettergli i bastoni tra le ruote, cioè a cercare pretesti per distinguer­si. Questa della data del congresso sembra essere l’ultimo. Il contatto col Paese non ce l’ha forse Renzi, ma certo non ce l’hanno nemmeno le formazioni a sinistra di Renzi. Il 10% ipotizzato per un’eventuale lista D’Alema, sulla base delle esperienze vissute nel passato si direbbe al momento un’illusione.

5 Chi può essere il terzo candidato alla segreteria, oltre a Renzi e a Emiliano, il presidente della Regione Puglia?

Forse l’attuale ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che lunedì è uscito dalla sala della Direzione in modo da non votare, ma che formalment­e fa ancora parte della maggioranz­a. Anche lui pensa che il congresso subito sia un errore e vorrebbe piuttosto una Conferenza programmat­ica. Alla domanda che gli è stata fatta nelle numerose interviste - cioè se si candiderà o no a segretario - ha risposto: «È un problema che mi porrò soltanto quando inizieremo a discutere sulla proposta da fare al Paese».

 ?? ANSA ?? Pier Luigi Bersani, 65 anni, segretario Pd dal 2009 al 2013, e il suo successore Matteo Renzi, 42 IL FATTO DEL GIORNO DEMOCRATIC­I AL BIVIO
ANSA Pier Luigi Bersani, 65 anni, segretario Pd dal 2009 al 2013, e il suo successore Matteo Renzi, 42 IL FATTO DEL GIORNO DEMOCRATIC­I AL BIVIO

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy