Miracolo a Parigi I fenomeni del Psg eroi delle banlieue
Rabiot a Draxler e Kimpembe, impresa da baby E nelle periferie si placano i venti di rivolta sociale
Evenne la Primavera, vestita di blu. Persino il cielo sopra Parigi si è adeguato, dopo l’impresa dei baby cavalieri. Un sole che scalda, un’aria frizzante e fresca, una giornata che da queste parti si godono raramente. Anche il tempo sarà stato influenzato dai sorrisi larghi della gente e dall’euforia dei tifosi che hanno dormito con la divisa addosso e la portano ancora adesso. Perché Il Psg con quel sonoro, meraviglioso 4-0 al Barcellona, ha fatto un pezzetto di storia e portato un po’ d’allegria di cui Parigi, ma diremmo l’intera Francia dell’incertezza politica pre elezioni, ha bisogno. Piace pensare che per un momento i muri di Marine Le Pen siano stati sbriciolati dalla multietnica impresa, che gli incidenti nelle banlieue (già 245 arresti) dopo il pestaggio dell’innocente ragazzo di colore da parte della polizia, in quelle banlieue dove gli immigrati respinti alle frontiere tornano a vivere, si plachino pensando alla gioia di un pallone che rotola dalla loro parte. Il Psg delle cento etnie come spiraglio di pax sociale e speranza per il futuro.
RIVOLUZIONE FRANCESE? Nel calcio, invece, il Psg con questa lezione alla ( ex?) squadra più forte del mondo ha aperto una breccia nella solita dittatura delle solite note. I titoloni si sprecano da una parte ( « Magici » , «Prodigiosi») e dall’altra («Distrutti»). Il dogma del tiki taka violato è una spruzzata di novità di cui, francamente, nel calcio si sentiva il bisogno. Il Psg si propone come forza nuova e nel modo più bello: a tutta gioventù, ritmo e fantasia. Sono baby i cavalieri che fecero l’impresa, e il condottiero Emery assomiglia parecchio al nostro Sarri, nell’idea di gioco e nella fantasia operaia al potere. Fa sorridere ora pensare che l’ambiente non lo amava. Un po’ come Di Maria, che molti volevano in partenza a gennaio. Angel il «vecchietto» è stato il braccio, pardon il piede, della vittoria. II vecchietto Cavani (10 gol nelle ultime 7 gare) la ciliegina. Ma l’impresa l’hanno costruita Emery e i giovani con il loro entusiasmo già pieno di personalità. Senza i due Thiago-senatori, Silva e Motta, il tecnico ha messo a centro difesa Prensel Kimpembe, 21 anni. Beh all’esordio in Champions ha cancellato Suarez e fatto fare la figura del calciatore normale pure a Messi. Al posto di Motta, ecco Adrien Rabiot, altro 21enne, che a centrocampo è stato monumentale. Anche sulle fasce Emery ha optato per freschezza e aggressività. Spazio al belga Meunier (25) e Kurzawa (24). E nel finale è pure entrato Nkunku, 19 anni, prodotto del vivaio come Kimpembe e Rabiot. Se ci aggiungiamo l’immarcabile Draxler (23), Marquinhos (22), Verratti e Lucas (24), capite bene le prospettive del Psg. I dirigenti qatarioti avevano sempre professato la formula campioni e vivaio. Ma sembrava un’utopia, perché i Coman se ne andavano piuttosto che crescere in casa. Invece... Il patron Nasser Al-Khelaifi gongola: «Partita magnifica, incredibile, impossibile pensare ora di poter essere eliminati. È il risultato di 5 anni di lavoro e il bello è che la squadra è il presente ma anche il futuro».
GUIDA VERRATTI Come dargli torto? Emery dal canto suo dice che «la sfida non è finita» perché conosce bene le potenzialità del Barça, d’altronde l’ha battuto solo 2 volte su 24 sfide. Ma è orgoglioso del Psg «che ha giocato una gara completa. I ragazzi sono stati magnifici». Tra questi c’è «Marchinos» Verratti, beniamino del pubblico e ormai, a soli 24 anni, leader in questo Psg. Dice: «Sono felice, gare come questa ti danno una fiducia incredibile. Rabiot è stato fenomenale, come altri. Ma questa è stata una vittoria fantastica di squadra, a volte sembravamo giocare in 15, eravamo sempre 2 contro 1. Vittoria storica per il Psg e per noi giocatori, che ricorderemo a lungo». Gare così ti fanno pensare al futuro diversamente: «Fa piacere che grandi squadre si interessino a te. Ma io ho sempre pensato di far parte di un grandissimo progetto e gare così dimostrano che siamo sulla strada giusta. Possiamo arrivare ai livelli delle più forti che sono Barcellona, Real, Bayern e anche la Juve. E spero di vincere qualcosa d’importante qui». Il vento pare che soffi proprio in quella direzione.