La Gazzetta dello Sport

Baggio IL CAMPIONE CHE HA UNITO I PIANETI DEL PALLONE

- Luca Calamai

«Aveder giocare Baggio ci si sente bambini. È l’impossibil­e che diventa possibile. Una nevicata che viene giù da una porta aperta del cielo». Parole e musica di Lucio Dalla. Un poeta. Robi compie 50 anni eppure sembra ieri quando danzava con il pallone tra i piedi. Come ha ricordato il suo amico Roberto Benigni «un misto tra Rudolf Nureyev e Lorella Cuccarini». Il Piccolo Diavolo e il Piccolo Principe. Si sono conosciuti quando Baggio ha cominciato a trasformar­e il pallone in arte, con la maglia della Fiorentina. Felice, quasi incredulo, per aver vinto una battaglia impossibil­e. Quella di poter continuare a giocare a calcio nonostante la rottura dei legamenti del ginocchio. Dieci ore di intervento nella clinica del professor Bousquet. Una sfida disperata. Che Robi vince. E tutto, d’incanto, diventa magia. Con la maglia viola segna un gol da copertina contro il Milan di Van Basten, una rete che è una pennellata di classe al San Paolo. Il Codino sembra Diego. Ne salta uno. Due. Tre. Supera il portiere e appoggia in rete. È il suo mar- chio di fabbrica. Volare leggero con il pallone attaccato al piede, saltare avversari con slalom degni di Alberto Tomba. Geniale, imprendibi­le. La Fiorentina è il suo trampolino di lancio. Un rapporto profondo. In realtà mai tradito. Perché i primi amori hanno sempre qualcosa di speciale. «Baggio è un grande che non è mai arrivato a sviluppare tutta la sua potenziali­tà», ha osservato il Pibe De Oro. Innamorato di Robi. Come Gianni Rivera: «Baggio è l’ultimo romantico del calcio, l’unico calciatore che riesce a non farmi cambiare canale in tv».

GLI INIZI Un passo indietro. Robi Baggio nasce a Caldogno il 18 febbraio del 1967, da mamma Matilde e babbo Florindo. Ha rischiato di chiamarsi Eddy (ci si chiamerà il fratello minore) perché il papà, pazzo di ciclismo, era un tifoso scatenato di Merckx. Una vita calcistica con tante maglie: Vicenza, Fiorentina, Juve, Milan, Bologna, Inter, Brescia. Ma se devi immaginarl­o con un colore ti viene a mente l’azzurro. Azzurro Italia. Robi è sempre stato vissuto come il campione di tutti. Lui, capace di accendere le notti magiche del Mondiale in casa nostra, nel ’ 90; lui l’unico azzurro ad aver lasciato la sua firma nel tabellino dei marcatori in tre Mondiali; lui capace di conquistar­e la fiducia dei c.t. indossando cinque maglie diverse. Nobili e meno nobili. E pazienza per quel rigore sparato al cielo nella finale di Pasadena contro il Brasile. « I rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli » , spiegò con gli occhi pieni di lacrime. E comunque, era stato il Codino a portare quella Nazionale in finale. Ricordate? La rimonta contro la Spagna, un gol da una posizione impossibil­e. Robi ci aveva fatto scendere da un aereo pronto a riportarci a casa. Nonostante il rigore sbagliato il mitico Pelé gli dedicò questa frase: «Baggio è una leggenda ed è bello viverlo con la sua semplicità, il suo 7 Baggio ha vestito le maglie di Vicenza, Fiorentina, Juve, Milan, Bologna, Inter e Brescia

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