La Gazzetta dello Sport

Irresistib­ile Goggiona «Salvata in corner da un flop mondiale»

Dopo la gara balla ancora con i tifosi: «Era l’ultima occasione Ora me la godo»

- ST. MORITZ (SVIZZERA)

Sofia taglia il traguardo e lancia le racchette in aria, e urla, e salta, e lascia l’area dell’arrivo abbandonan­do gli sci. «Ma sono solo andata ad abbracciar­e la Shiffrin, gli sci me li ha presi quello al traguardo». Sofia alla premiazion­e con la consegna dei fiori è l’unica senza bandiera tra Worley e Shiffrin e la chiede ad alta voce, poi quando finalmente la trova torna sul podio per mettersi in posa. Sofia si prende in giro e dice: «Non sapevo il mio livello in gigante adesso. Perché sì, ero seconda dopo la prima manche. Ma poi c’è la Sofia che fa la sua classica Goggiata nella seconda manche… L’ho anche rischiata, ma è andata bene. Nelle ultime tre porte ho pensato, chissà se basterà. E quando ho visto che ero seconda dietro alla Shiffrin è stato un sogno».

GOGGIONE A Sofia non importa dell’etichetta, delle convenzion­i, un’ora dopo il bronzo salta ancora con i tifosi che sono partiti alle 3 di notte da Genova per tifare per lei. Le cantano: «Il Goggione». E lei: «Ma perché mi chiamate il Goggione? Io sono la Goggiona». E in conferenza stampa si presenta ancora in tuta da gara, comprese le protezioni alla schiena e il pettorale numero 3.

FESTA Dietro all’esuberanza che a qualcuno può sembrare esagerata — vedi a Killington quando si mise a ballare nell’angolo del leader davanti a un’allibita Shiffrin — c’è tutto il mon- do di Sofia. Una che alle elementari scriveva nei temi che da grande non voleva fare l’astronauta, o la maestra, ma la sciatrice. Che nelle prime gare batteva i maschi, che la mamma immaginava con le treccine bionde e che invece nella realtà giocava a calcio con i compagni. Che ha dovuto superare quattro interventi alle ginocchia e il buio della depression­e, quando la passione per lo sci si era spenta e aveva aperto la crisi: valeva la pena di soffrire tanto per lo sci? «Non so se questo è il giorno più bello, ma mi ripaga di tanto». E anche i genitori ormai si sono arresi a questa figlia che si immaginava­no artista, o professore­ssa. Risata: «Mi sono salvata in corner, se no sarebbe stato Goggia, flop mondiale». Con, a seguire, citazioni a ruota libera. Da Garibaldi: «Qui si fa l’Italia o si muore», al calcio: «Mi sono salvata in corner», al motto della Guardia di Finanza: « Nec recisa recedit » . Con quella fame, di cibo e di risultati, che la divora da quando era bambina.

BRONZO Non poteva che arrivare così la medaglia attesa, il decimo podio stagionale dopo il record in Coppa («Ma non paragonate­mi alla Compagnoni, per risultati non mi ci posso nemmeno avvicinare»). Un po’ alla Goggia, all’ultimo giorno, come dice lei: «Nel gigante, disciplina madre, dopo un Mondiale così sofferto, dopo due settimane in cui mi è successo di tutto. Dopo il superG ero delusissim­a, in combinata ero prima a metà e poi lo slalom da buttar via, in discesa la medaglia sfiorata per 7/100, però con una grande consapevol­ezza di come posso sciare. E poi ‘sto gigante in cui non sapevo a che livello ero. Me la merito, dai». È una medaglia speciale: «Perché voi vedete il bronzo. Io vedo un mondo fatto di sacrifici, di lacrime, di passione, di sconfitte, di forza di rialzarsi. Mi auguro di essere all’inizio».

MEDAGLIA Sofia la selvaggia è cittadina di Bergamo Alta, ma è cresciuta in mezzo alla natura, ama fare motocross, andava a caccia con papà, ma non si mette più in testa il cappello di pelliccia di procione («perché i miei tifosi animalisti non vogliono»). Festeggia, finalmente: «Questa medaglia è per me, per le persone che mi vogliono bene, per il mio staff, per tutti gli italiani che hanno creduto che Sofia Goggia potesse farcela oggi...». E forse era lei quella che ci credeva di meno. «Non avevo più aspettativ­e, si erano esaurite tutte nella discesa. È stata la gara che mi ha lasciato più amaro in bocca ma anche più consapevol­ezza di quello che posso ottenere».

ULTIMA Prima di partire si è detta: «Scia per te stessa, vai e se arriva, arriva. Adesso sono contenta e esausta. Era la mia ultima occasione, avevo tante aspettativ­e in discesa, il segreto forse è stato proprio questo, non averne troppe in gigante». Gli alti e bassi della carriera, le batoste, le hanno insegnato a non guardare molto più un là dell’oggi. «Io me la godo adesso, perché poi domani chissà cosa succede».

 ??  ?? Il podio mondiale, da sinistra: Shiffrin, Worley e Goggia
Il podio mondiale, da sinistra: Shiffrin, Worley e Goggia
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy