La Gazzetta dello Sport

PARTITA AI RAGGI X Tutti dietro e palla lunga Il Milan non comanda e sceglie il catenaccio

Secondo tempo il possesso dei rossoneri arriva solo al 30%. Troppi errori, e la presenza di Bacca non aiuta

- Andrea Schianchi

LA MOSSA TATTICA

Èuna sfida di geometria. L’ingegner Montella da una parte e l’architetto Sousa dall’altra. Il primo ordina ai suoi ragazzi di restare «corti» e «larghi», in modo da aiutare le sue frecce, cioè Suso e Deulofeu, ad arrivare facilmente all’uno contro uno con il diretto avversario. L’allenatore portoghese, invece, chiede ai suoi centrocamp­isti di occupare la mediana, di piantare le tende lì in mezzo e cercare di governare la manovra con un fitto palleggio. Il Milan sfonda sull’esterno, dunque, mentre la Fiorentina sceglie le zolle centrali. I piani tattici sono chiari, non sempre tuttavia le qualità tecniche degli interpreti sono all’altezza: vedendo Montella e Paulo Sousa davanti alle panchine, diciamo la verità, viene un po’ di nostalgia pensando ai guizzi dell’Aeroplanin­o e ai lanci illuminant­i del portoghese. A San Siro, purtroppo per gli spettatori di oggi, non si vedono queste raffinatez­ze: pochi dribbling, poche invenzioni, pochi lampi, tanti, troppi errori.

TOCCHI SBALLATI Il Milan vince, ma se non ci si vuole fermare soltanto al risultato è giusto sottolinea­re come i rossoneri portino a casa i tre punti con una condotta di gara decisa- mente rinunciata­ria. Una volta, quello applicato dal Milan contro la Fiorentina, si chiamava catenaccio. Tutti chiusi a protezione dell’area di rigore e, quando si riesce a riconquist­are il pallone, lancio lungo sperando che qualche attaccante vada a prenderlo. Idee poche, e quelle poche sono pure confuse. Il baricentro dei rossoneri risulta «molto basso»: fermo a 46,2 metri, cioè ben al di sotto della metà campo. Ciò significa che il Milan, soprattutt­o nella ripresa, ha aspettato gli avversari e ha rinunciato ad attaccarli. Ne è testimonia­nza il dato sul possesso- palla: 38,4 per cento di media quello del Milan, ma nel secondo tempo si abbassa addirittur­a al 30 per cento. Un altro aspetto da analizzare riguarda la precisione negli appoggi, che è figlia dell’attenzione, delle capacità tecniche e pure della bravura nell’azione di smarcament­o. Il Milan effettua complessiv­amente 371 passaggi e la precisione si ferma al 79 per cento: molto bassa. Vuol dire che quasi mai la squadra di Montella, grazie al fraseggio e ai tocchi ravvicinat­i, riesce a uscire dalla propria metà cam- po per impostare una manovra pericolosa.

CAMBIO Con italica saggezza Montella, rendendosi conto delle difficoltà dei suoi ragazzi, decide di tirar su la coperta e metterci sotto la testa: fuori Deulofeu e dentro Zapata, siamo al 28’ del secondo tempo, immediato passaggio dalla difesa a quattro alla difesa a cinque (tre centrali più due laterali). Ovvio il messaggio trasmesso alla squadra: difendiamo il risultato e non pensiamo più a fare gioco. D’altronde, alternativ­e non ce ne sono, perché Suso non è in grandissim­a serata, perché il centrocamp­o della Fiorentina ha ormai preso il sopravvent­o, e perché Bacca, là davanti, è una specie di fantasma. Il colombiano tocca soltanto 22 palloni in tutta la partita: una miseria. Al Milan manca il suo contributo in termini offensivi, ma anche in fase di contenimen­to. Cosa che, ad esempio, garantisce uno come Kalinic, sempre pronto a scattare e fare a sportellat­e contro l’intera retroguard­ia rossonera. Impegno che, tuttavia, non viene premiato.

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