La Gazzetta dello Sport

Chiamatelo Dzegol Il capocannon­iere dai modi gentili non si ferma più

19 reti in campionato e 29 complessiv­i spinge la Roma. Il tecnico: «Doveva solo sentire fiducia»

- Massimo Cecchini ROMA

Se il gol è il bello del pallone che rotola, la Roma racconta la storia più affascinan­te del calcio italiano. Grazie al poker con cui ha travolto il Torino — il terzo nelle ultime 4 partite dopo quelli alla Fiorentina e al Villarreal — la squadra gialloross­a ha segnato 81 reti stagionali. E allora forse non è un caso che nella smorfia napoletana quello sia il numero che significa «i fiori». Sono quelli che la Roma offre al campionato e all’Europa, visto che nessuna formazione italiana è riuscita a fare di meglio.

SCARPA D’ORO Nonostante Totti sia comprimari­o di lusso — il cui rinnovo ora viene cavalcato anche dal tecnico — le cifre dei ragazzi di Spalletti sono folgoranti, ma è facile trovare la sintesi nel capocannon­iere del gruppo, Edin Dzeko, che, oltre ad avere agguantato Higuain in testa alla classifica dei cannonieri con 19 gol, è salito a 29 reti stagionali, sempre più vicino al suo record personale di 36 centri fatto registrare nel Wolfsburg, anno di grazia 200809. Certo, la fortezza Olimpico aiuta ( in campionato la Roma ha vinto tutte le gare proprio come la Juve, e nessun’altra squadra ci è riuscita nei 5 massimi tornei europei), però il rendimento del centravant­i bosniaco è così straordina­rio da non sorprender­e che la corsa alla Scarpa d’oro sia ormai un vero obiettivo stagionale, pur dovendo correre contro fenomeni come Cavani, Suarez e lo stesso Higuain. «È bastato fargli sentire fiducia — dice Spalletti —. È arrivato come un giocatore importante, essere poi etichettat­o come un “mezzettone” gli ha messo un po’ di confusione. Lui è un ragazzo sensibile e garbato. Non essendo il classico furbetto, questo fatto di non essere accettato gli ha creato confusione. Prima ho un po’ forzato la situazione, ma stando con lui l’ho stuzzicato. Anche stavolta poteva fare meglio, ma se si stufa e risponde, visto che è così grosso…lasciamo stare (ride, ndr)». E così il messaggio di Dzeko all’intervallo per certi versi può valere in modo subliminal­e anche per la Juve: «Non è ancora finita».

SALAH E LA VITTORIA A rendere più palpabile l’ottimismo è anche il ritorno di Mohamed Salah ai migliori livelli. Al netto del gol e del palo, infatti, l’egiziano sgrana scenari felici. «Prima ho aiutato l’Egitto ad arrivare in finale in Coppa d’Africa, ora faccio lo stesso con la Roma — dice Salah, tornato titolare all’Olimpico per la prima volta da dicembre —. A fine stagione vogliamo vincere qualcosa. Per questo segnare mi fa piacere, ma ciò che conta è il successo della squadra. Per questo esulto ancora di più quando segna Dzeko». Chi vede gli attaccanti solo egoisti è servito. «Stiamo lavorando parecchio sulla mentalità e siamo molto migliorati. Infatti è da tempo che vinciamo partita dopo partita. Dobbiamo continuare così». Ma che la giornata sia di piena letizia lo dimostra anche il fatto che Salah si diverte anche a scegliere i gol più belli. «Probabilme­nte quello di Paredes, anche se pure quello di Nainggolan è stato molto bello, con quell’azione manovrata in cui Totti ha appoggiato a Radja». E allora — segnalato come in questo super attacco anche Nainggolan abbia raggiunto il suo record di reti in Serie A(7) — l’unica amarezza resta ancora l’infortunio di Florenzi, un altro che con in gol ha sempre avuto buon feeling. «Siamo sempre molto rattristat­i per quello che è capitato ad Alessandro — conclude Salah—. Gli dedichiamo la vittoria e gli vogliamo tutti bene. Sono sicuro che tornerà più forte che mai». Le rivali sono avvisate.

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