Lewis fa i capricci «Niente scambio di dati con Bottas»
Hamilton avverte la Mercedes: «Non è giusto copiare la telemetria del compagno». Ma nel 2007 con Alonso...
Ci risiamo: Lewis Hamilton ha di nuovo il mal di pancia. L’ultimo messaggio in codice segna l’ennesima puntata della telenovela fra lui e la Mercedes che va avanti dalla scorsa stagione, quando l’inglese insinuò di aver perso il titolo Mondiale in maniera immeritata a favore di Nico Rosberg. Sembra proprio che da allora Lewis se la sia legata al dito e non perda occasione per punzecchiare la squadra. Almeno a giudicare dalle sue parole. Durante un evento con uno sponsor ha tirato in ballo la telemetria. Dicendo che quest’anno non ha nessuna intenzione di condividerla con il nuovo compagno Valtteri Bottas. Tanto per mettere le cose in chiaro. «L’ho già chiesto al team — rivela il tre volte iridato —. Non voglio vedere i dati del mio compagno e non mi pare giusto che lui veda i miei. Insomma, ogni pilota in pista lavora per trovare i riferimenti, i punti di frenata e le traiettorie migliori. Ma l’altro può copiare tutto guardando il computer. Questo non mi piace. Ciascuno dovrebbe riuscire a trovare il limite da solo».
ANACRONISMO Ai puristi piacerà la filosofia di Lewis. Ma il discorso sembra anacronistico e irrealizzabile, nell’era delle F.1 iper-tecnologiche dove tutte le funzioni della vettura sono governate dall’elettronica e la prestazione in pista ne è una diretta conseguenza. Vi immaginate porre un veto alla lettura dei propri dati durante una delle interminabili riunioni con gli ingegneri a cui i piloti partecipano dopo ogni turno di prove, esponendo apertamente le loro impressioni? A memoria non è successo neppure negli Anni 80, agli albori della telemetria, figurarsi oggi. Unico caso nella storia è stato forse il famoso «muro» eretto nel box Yamaha fra Valentino Rossi e Jorge Lorenzo in MotoGP nel 2008. Ma allora c’era di mezzo la concorrenza fra i gommisti Bridgestone e Michelin, che mal digerivano la condivisione dei propri segreti. Quando, al culmine dell’acerrima rivalità fra Ayrton Senna e Alain Prost, il francese accusò la Honda di fornire un motore migliore al brasiliano, i giapponesi non esitarono a mostrare ai giornalisti le trascrizioni della telemetria che dimostravano come la differenza (nel caso specifico) fosse nel piede del pilota...
PERFINO IN KART Ora Hamilton, alla viglia della settimana di presentazione delle macchine 2017 (a proposito, ha definito la nuova Mercedes «una nave, per quanto è lunga e larga»), si lancia in un’altra polemica. Andandoo contro la storia. « Se hoo amato tanto il kart è perché non potevi vedereere che cosa faceva il tuo avversario — ha aggiunto Hamilton —. Contava so-o- lo il tuo talento». Già, peccato che fosse così ai suoi tempi, inizio Anni 2000, perché oggi la telemetria è all’ordine del giorno anche nella categoria di base dell’automobilismo, dove corrono bambini di 10 anni. Perfino i team privati ne sono dotati. Insomma, tutto è cambiato nelle corse e Hamilton dovrebbe saperlo. Un conto è rimpiangere la F.1 dei tempi d’oro, in cui le auto «selvagge» consentivano davvero di apprezzare l’abilità dei piloti, un altro cancellare il progresso.
PRETESTO Ma si ha l’impressione, per tornare all’inizio, che in fondo quello di Hamilton sia tutto un pretesto per regolare i conti con il team, dopo il burrascoso epilogo dello scorso Mondiale. Condito da accuse a ripetizione, su cui l’inglese ha promessomesso di scrivere presto un librobro rivelazione. DDallo scambio di meccanici a inizioi stagionene fra il suo box e quelloque di Rossberg, all’ordine di Paddy Lowe di non ostaco-
LEWIS HAMILTON IRIDATO 2008-2014-2015
lare il compagno mentre erano in lotta nel GP decisivo di Abu Dhabi. La logorante battaglia con Nico, durata tre stagioni (2014-2016), adesso è archiviata. Il ritiro del tedesco ha chiuso il lungo capitolo dei dispetti, dalla pole position contestata a Montecarlo agli autoscontri di Spa-Francorchamps, Montmelò e Zeltweg. Ma Hamilton mette già le mani avanti con Bottas. Pur avendo avuto un faccia a faccia chiarificatore con Toto Wolff, prima che venisse ingaggiato il finlandese. E nonostante molti diano per scontato che fra i due non ci sarà partita, al contrario di quello che succedeva con Rosberg. Segno che forse Lewis non si sente del tutto al sicuro. «In prova abbiamo poco tempo e tante cose da provare. C’è il rischio di prendere una strada sbagliata. Perciò non sono contrario al fatto che gli ingegneri condividano i dati ricavati dalle due vetture — incalza Hamilton —. Ma oggi si può mettere un ragazzino della Formula 3 al simulatore e in un giorno fargli imparare le mie traiettorie. I piloti, invece, dovrebbero essere in grado di arrivarci da soli, altrimenti non meritano di essere in Formula 1. E alcuni non lo meritano». Parole forti. Peccato che Hamilton si dimentichi di quando nel 2007 copiava le telemetrie di un certo Fernando Alonso alla McLaren, suscitando nello spagnolo la stessa ira che oggi prova lui. «Senza quell’aiuto, non avrei mai potuto competere al primo anno contro Fernando». Talento immenso, ma memoria corta.
«PER LO SVILUPPO DELLA MACCHINA LAVORO COMUNE SOLO TRA TECNICI» «LA VETTURA 2017 SEMBRA UNA NAVE PER QUANTO È GRANDE E LARGA»