LA RIVINCITA DI CHI DOVEVA ANDARSENE

E’bello vivere di certezze, specialmente quando sei fuori, quando non conosci sino in fondo le dinamiche interne. Non puoi perché non riesci a vedere quell’anima che solo l’allenatore e i compagni possono scorgere, magari a sprazzi. E allora pensi che cambiare sia l’unica via, che se i risultati non arrivano deve andar via l’allenatore, deve saltare il play, il centro non ha senso che rimanga. Invece no. Calma e sangue freddo. Sapete che l’Olimpia è l’unica squadra di Serie A che non ha fatto innesti quest’anno? Vero, avere un organico talmente ampio e di valore aiuta non poco. Ma quando le cose non andavano bene – i 10 k.o. di fila in Eurolega, le 3 sconfitte esterne in campionato – sarebbe stato facile cadere nell’abituale tranello. Repesa, Hickman, Cinciarini, Raduljica. Andate a vedere chi ha vinto la Coppa Italia, anzi, chi l’ha fatta vincere a Milano. L’allenatore può piacere o meno, ma intanto vince. I due play sono stati grandi protagonisti a Rimini. Il centro resta un punto interrogativo, ma non si può avere tutto dalla vita... Facile dire «possono solo perdere loro». Facile se non hai mai messo piede in campo, se non sai che l’avversario non avrà il tuo roster ma non si sdraia davanti a te, anche se ti chiami Milano. Conta vincere e l’Armani l’ ha fatto, ancora. Per la quarta volta nelle ultime quattro volte nelle quali si è giocato per un trofeo. L’Europa oggi la lasciamo dove sta, abbiamo criticato il giusto la squadra per quello che non ha fatto. Eppure non è stato semplice. Un millesimo di secondo in più e la corsa si sarebbe fragorosamente fermata ai quarti con Brindisi. I fantasmi che ancora spesso l’attanagliano ne fanno la peggior nemica di se stessa, decisamente meno dei rivali. Anche se questa Sassari rinata con Pasquini (a proposito di pazienza) e l’Avellino con Logan potranno dire la loro in campionato. Ma oggi c’è solo Milano. La cui epopea italiana è appena iniziata.