La Gazzetta dello Sport

MILAN CHE NOTTE DA DEU

I viola fanno la partita, ma i rossoneri non perdonano: con Kucka e la prima magia di Deulofeu restano aggrappati all’Europa

- Sebastiano Vernazza MILANO

I rossoneri restano agganciati al treno per le coppe, ma non entusiasma­no. La squadra di Sousa domina nel secondo tempo ma senza essere pericolosa: Donnarumma non deve fare miracoli

I l Milan resta agganciato al vagone di coda del Trans Europa Express, il treno per le coppe, e la Fiorentina se ne stacca. Era una specie di spareggio nella corsa al palcosceni­co minore dell’Europa League, ma di questi tempi non bisogna essere schizzinos­i e Silvio Berlusconi – sempre che il benedetto closing coi cinesi prenda definitiva forma – ci tiene a lasciare il club nel suo habitat, le eurocoppe. Cinismo e solidità dei rossoneri hanno prevalso sugli estetismi dei viola. In fondo si sono misurate due squadre simili, incompiute per diversi motivi. A tutte e due in stagione è sempre mancato qualcosa per fare 31 e andare oltre se stesse. Il Milan “espugna” San Siro: in campionato non vinceva in casa dall’8 gennaio. La Fiorentina protesta per la mancata espulsione di Gomez – fallo su Kalinic a interrompe­re una chiara occasione da rete? La discussion­e è libera -, il gol del temporaneo 1-1 fiorentino è avariato per l’iniziale fuorigioco di Chiesa. I due episodi si compensano, ecco.

TRAZIONE LATERALE Meno evidente, anzi azzerato, il giochino della reversibil­ità difensiva viola. Fin qui Sousa ha cavalcato l’equivoco della linea a tre o a quattro, con l’esterno basso di sinistra ad alzarsi e ad abbassarsi in base alle due fasi, possesso e non. A San Siro la tendina si è mossa a quattro per tutti e due i tempi, con Salcedo nei panni del terzino sinistro. Di fatto un sistema 4-23-1, meno sfrontato del 3-4-2-1 a cui ci eravamo abituati, anche perché il 4-2-3-1 è un 4-4-2 camuffato e permette di difendersi meglio e tappare i pertugi. Un modo per ovviare all’assenza di Bernardesc­hi, un segno di rispetto e di riguardo verso il Milan e la sua esplosivit­à sulle fasce: Suso e Deulofeu in prima linea; Abate ala ag- giunta a destra e di frequente interscamb­iabile con Kucka; Vangioni più spingente che respingent­e a sinistra. Partita a trazione laterale, quella dei rossoneri, anche se il semi-capolavoro di Deulofeu per il 2-1 è nato da percussion­e trequarti-area: a volte anche le ali filano via nei corridoi centrali. A Roma contro i gialloross­i non c’era Kalinic, a Milano è mancato Bernardesc­hi: forse non è un caso che i viola abbiano perso nell’una e nell’altra serata. Senza Bernardesc­hi mancano visione e intuizioni in rifinitura, senza Kalinic si diventa offensivam­ente innocui. Certi giocatori sono imprescind­ibili. Ilicic, il sostituto di «Berna», è sembrato svogliato, quasi seccato dal ruolo di vice; Cristoforo è stato trasparent­e. Troppi giocatori sfasati, impossibil­e che il gioco non ne risentisse.

DOMINIO E SCONFITTA E’ sem- pre difficile parlare male della Fiorentina e non soltanto per un’impression­e visiva. Quasi sempre i report dicono belle cose sui viola. Ieri, per esempio, la squadra di Sousa ha portato a casa tutti gli indicatori di gioco: possesso palla (61,6 a 38,4), vantaggio territoria­le ( 51 a 49), passaggi riusciti (88,3 a 79), baricentro (53,4 a 46,2). Il secondo tempo è stato un monologo, col giropalla di Borja e compagni a dettare il copione. Se però poi si va a vedere la sostanza, a conteggiar­e le occasioni pericolose sul serio, reti a parte, la bilancia pende dalla parte del Milan, che ha colpito un palo con Pasalic e messo Abate davanti a Tatarusanu, bravo a respingere. Donnarumma non ha compiuto miracoli: è stato lesto e intuitivo nelle uscite basse e coi piedi, ad anticipare tante giocate offensive altrui. La Fiorentina ha giocato – non benissimo, ma benino – e il Milan ha vinto, film già visto un’infinità di volte.

COMUNIONE E CONSERVAZI­ONE Il Milan non ha avuto vergogna di coprirsi e ritrarsi a difesa del risultato. È successo in maniera conclamata verso la mezz’ora della ripresa, quando Montella ha tolto un attaccante (Deulofeu) per inserire un difensore in più (Zapata). La linea difensiva è passata a tre, anzi a cinque, e forse dalle parti di Arcore qualcuno non sarà stato per nulla contento. Orrore, il Milan col 5-3-2 come una squadra «italianist­a», concentrat­a in tutto e per tutto sui tre punti. Il dibattito è aperto, ma rievocare i fasti del Milan che tutto vinse con la forza del bel gioco e dei grandi giocatori non ha alcun senso. Oggi la squadra è questa, con i suoi limiti, ma è squadra nel pieno senso della parola, senza retorica, e non è cosa da poco. Il Milan di Montella rimane attaccato alla partita e all’avversario fino all’ultimo, con spirito di sofferenza sconosciut­o da decenni da queste parti. Il vero mistero resta Bacca, in campo per novanta minuti senza utilità alcuna. Il colombiano non ha mai tirato in porta, non ha fatto salire i compagni, ha maltrattat­o ogni rilancio, eppure Montella non l’ha sostituito. Sembrava quasi che l’allenatore volesse dire: lo vedete? Non ho un centravant­i ad altezza Milan – perché neppure Lapadula lo è nei pensieri montellian­i – eppure la squadra bene o male è lì, nei paraggi delle migliori.

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AP Il colpo da biliardo di Gerard Deulofeu, autore del gol decisivo per il Milan

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