GABIGOOOOL! Gabriel Barbosa si sblocca E l’Inter rimane in scia
Il brasiliano decisivo a Bologna. Ma ora la difesa è a pezzi Donadoni furioso con l’arbitro: «Per noi un rigore clamoroso»
e non ora, quando? Ci sono destini facili da leggere, quasi fossero ineluttabili. I destini si possono condizionare, assecondare. E intuire. Gabigol sceglie Bologna per sbloccarsi. Poteva esser altrimenti? Come se avesse una clausola nel contratto dove sta scritto che contro il Bologna ci deve essere, Gabriel Barbosa detto Gabigol coi rossoblù ci fa l’esordio assoluto all’andata, ci gioca la prima gara da titolare in Coppa Italia e mette il primo sigillo della sua avventura italiana. Guarda caso, proprio nello stadio dove Ronaldo, il suo idolo, pose la prima eccellente firma con l’Inter. La coincidenza (con Ronaldo non con il Bologna) si ferma qui. In tutta onestà, si parla di altri pianeti. Ma da adesso Gabigol più che un folkloristico giocatore preso a beniamino dai tifosi può cominciare a essere un giocatore vero, una pedina importante per l’Inter, una vera alternativa e non l’ultima spiaggia. Segna un gol facile (ma bravo ad essere nel posto giusto), grazie all’intuizione di Banega e al «cross-passaggio» preciso di D’Ambrosio, ma pesante come un macigno. Un gol che consente all’Inter di continuare la marcia inarrestabile (se si eccettua la Juve), restare al quarto posto in coabitazione con l’Atalanta e dare ancora più senso all’imminente scontro diretto con vista Champions con la Roma. Il Bologna s’arrende, come gli capita di questi tempi, anche se soffre poco per molto tempo, quasi quasi arriva in porto e reclama un rigore (che c’era) causato da Eder su Dzemaili.
LA CHIAVE Al di là del destina- to Gabigol, ci sono delle statistiche record che parlano chiaro: quella positiva dell’Inter che per la tredicesima volta segna nell’ultimo quarto d’ora e quella negativa del Bologna che il gol lo subisce nello stesso periodo per la quindicesima volta. Nessuno ha fatto meglio e peggio di loro in questo campionato. Segno che il Bologna ha una resistenza limitata e distrazioni fatali quando al cervello arriva meno ossigeno. E segno che l’Inter è una squadra che magari fatica più di altre a carburare, ma non demorde, ci prova sempre e fino alla fine, e magari ottiene il risultato cambiando qualcosa. È il caso attuale. A ritmo prandiale, l’Inter prende in mano la partita ma non affonda quasi mai: ritmo troppo lento, qualche giocatore con la pressione bassa che non ingrana (vedi Candreva) e qualcun altro che sbaglia troppo. Come Palacio, che si mangia una bella occasione e in un’altra è in ritardo. Con l’andamento lento e senza un matador contro (con Icardi probabile che la questione si sarebbe risolta prima), il Bologna corre pochi rischi ma ha il baricentro troppo basso e di conseguenza non mette mai paura ad Handanovic. Così il primo round al tempo del pranzo scorre noioso, inutile. E per inerzia prosegue così anche nella ripresa, fino a quando Pioli prima inserisce Ansaldi per esigenza (Murillo s’infortuna) e passa a 4 e poi Banega e Gabigol per Palacio e Candreva. Il ritmo si alza di colpo, l’aggressività pure perché ora l’Inter è a trazione super anteriore. Un 4-2-3-1 che assomiglia alla Juve cinque stelle (se ci fosse l’Icardi squalificato in mezzo). Così il Bologna s’abbassa ancor di più e subisce l’assalto. Insomma, assalto, diciamo l’insistenza dell’Inter. Che guarda caso va in buca grazie ai nuovo entrati e al mi-