All’Adriatico si balla Caprari come un rock Il Genoa esce suonato
1Doppietta dell’attaccante, simbolo della rinascita. L’autorete di Orban annebbia i rossoblù, poi è resa totale
Il complesso dell’Adriatico? E’ il Pescara: all’improvviso due chitarre nuove di zecca, quelle di Caprari e Cerri, le suonano ad alto volume al Genoa ( non vince da 9 gare), mentre i tifosi rossoblù lasciano lo stadio già al 40’ del primo tempo, delusi e avviliti. Chi si aspettava un Grifone «heavy metal», che potesse attingere alla passione del suo allenatore (fan della musica metal, appunto), deve ricredersi in fretta: quello rossoblù è un lento senza acuti e, pronti-via, gli abruzzesi sono già avanti con l’autorete di Orban, in fondo a una serpentina di Cerri al 5’ con relativo cross che carambola sui piedi del difensore. E’ il rumore di valanga cui gli ospiti non riescono a sottrarsi.
A MEMORIA A proprio agio col modulo d’ordinanza di Zeman, il Pescara si scatena fidandosi del proprio istinto killer nei sedici metri. Si rivedono dinamiche di gioco care al boemo: gioco in velocità, triangolazioni larghe e strette, difesa alta ma non troppo, gambe veloci, pressing alto e un’ostinazione che sorprende tutti, in uno stadio in cui il piacere dei 3 punti mancava in A dalla notte dei tempi (21 dicembre 2012 contro il Catania, mentre l’ultimo successo in trasferta è datato 6 gennaio 2013 a Firenze).
NEL PALLONE Dinnanzi al gioco totale dei padroni di casa, il Genoa va subito nel pallone, a partire dal tecnico Juric: la sostituzione di Hiljemark è inspiegabile e tradisce pure i progetti di mercato di gennaio. E’ il segno della resa anticipata. E gli ingressi di Pandev e quelli successivi di Pinilla e Edenilson non riusciranno a infondere un estremo rabbocco di energia a un gruppo senza campioni consolidati, mentre il Pescara raddoppia con Caprari – fedelissimo di Zeman alla prima doppietta in A – al culmine di una triangolazione con Biraghi, e si mette al sicuro con Benali (4 gol e un assist nelle ultime 3 giornate), perfetto nella scelta di tempo — servito da Memushaj — e al tiro. Un diagonale che non dà scampo a Lamanna.
ALL’ATTACCO Il rovesciamento di prospettiva entusiasma i tifosi in tribuna (non quelli della curva pescarese, assenti in segno di protesta) e, anche nel secondo tempo, il Pescara non molla la presa risultando copia conforme del primo. E tutto funziona alla meraviglia fino al termine, forse ben al di là delle stesse aspettative del boemo, fino al poker firmato ancora da Caprari e all’acuto finale di Cerri (prima rete in A) sotto misura. Che è insieme l’affermazione di un talento nel massimo campionato, il tracollo degli ospiti (non perdevano 5-0 in A dall’ottobre 2009 con l’Inter) e l’apoteosi dell’Adriatico. Il rock di Zeman fa ancora ballare tutti.