BUON COMPLEANNO BEBE VIO, PATRIMONIO D’ITALIA
Un compleanno che non è sono solo suo. Di tutti. Come è diventato il suo mondo. Bebe compie venti anni ed è come se li compissimo tutti. Ha saputo rompere le barriere dei cuori. Ovunque e con chiunque. E’ l’emblema della società come la vorremmo. Bebe Vio è patrimonio d’Italia. Di più: del mondo. E non è una esagerazione. Montecarlo, premi Laureus, gli Oscar dello sport: l’unica standing ovation, fra Bolt e Rosberg e Ranieri, è stata per lei. Ha saputo trasformare una situazione devastante in una opportunità straordinaria. Tanto da voler intitolare il libro dell’inizio del suo secondo tempo, passato attraverso 104 giorni di ospedale e l’amputazione di buona parte di gambe e braccia, sapendo spiazzare: «Mi hanno regalato un sogno». Nessuno è frutto solo di se stesso. Dietro ci sono mamma Teresa e papà Ruggero, il fratello maggiore Nicolò e la sorella minore Maria Sole, nonni come solo i nonni sanno essere. L’isola d’Elba rifugio del cuore. Il primo mondo di Bebe è questo. Il resto siamo tutti noi.
E’ stata protagonista del cambiamento. Dello sport tutto. «Proud Paralympian» dice: orgogliosa di far parte del mondo paralimpico. Che non è più un mondo a parte. Anche grazie a lei e a quelli come lei. E’ passato così poco tempo dal Blue Day, così per il «dress code» alla serata dei suoi 18 anni. Balli e canti fra fasci di luce blu e cocktail al curaçao, vietato a chi era già oltre. Una grande e bella festa, piena di amici. Bebe stava già cambiando il mondo. Sa sparigliare. Come quando ti dice chi è l’«erede» che la ispira: una bimba con la metà dei suoi anni. Margherita suona il piano, ha un sorriso che conquista e un braccio che manca. E’ una delle atlete dell’art4sport Team, la squadra della sua associazione. Un bel tipo che non si arrende, anche nello sport che le piace, il taekwondo. Non credevano potesse farlo. Prima. Come avvenne a Bebe. Dopo l’amputazione le dissero: non hai le mani? Non puoi fare scherma. Oggi, a 20 anni, è la migliore del mondo. In mezzo a una vita ancora tutta da vivere.