Guai Fredericks: bonifici sospetti per favorire Rio
Per Le Monde con Diack jr avrebbe ricevuto 2,3 milioni da un uomo d’affari
Tutto parte dallo scandalo sul doping russo, che ha travolto la Iaaf e ora si ripercuote anche sul Comitato Olimpico Internazionale (Cio). A Parigi infatti, secondo il quotidiano Le Monde, gli inquirenti che indagano sul clan del decaduto presidente dell’atletica internazionale Lamine Diack, avrebbero raccolto elementi a sufficienza per rimettere in discussione anche l’assegnazione dei Giochi di Rio del 2016. A sollevare l’ipotesi di brogli sarebbe un giro di bonifici che coinvolgono un ricco uomo d’affari brasiliano, il figlio di Diack, Papa Massata, ricercato dall’Interpol, e il membro del Cio, Franck Fredericks. L’ex atleta namibiano è atteso a metà maggio nella Ville Lumière in quanto presidente della Commissione che valuta le candidature per le Olimpiadi del 2024. Quella parigina è data per favorita su Los Angeles.
BONIFICI In ogni caso, per le Olimpiadi dello scorso anno, «Rio avrebbe imbrogliato», secondo Le Monde. Il quotidiano rivela così che il 29 settembre del 2009, tre giorni prima del voto che a Copenaghen attribuì alla città brasiliana i Giochi del 2016, sul conto di Pamodzi Consulting, una società di Papa Massata Diack con base a Dakar, arrivarono 1,5 milioni di dollari. Altro mezzo milione fu inviato in un conto russo del figlio di Diack, ex consulente marketing dell’Iaaf accusato di aver organizzato il sistema di copertura sul doping degli atleti russi. Entrambi i bonifici arrivano dalla Matlock Capital Group, holding domiciliata nelle Isole Vergini britanniche, controllata da un imprenditore brasiliano arricchitosi facendo affari con lo Stato di Rio e finito a sua volta nel mirino degli inquirenti brasiliani.
ETICA Tre giorni dopo l’accredito di 1,5 milioni, dalla Pamodzi Consulting partì così un versamento di 299300 dollari verso la Yemi Limited. Società quest’ultima che, secondo Le Monde, figura nei documenti dell’inchiesta Panama Papers, creata nel 2004 e domiciliata alle Seychelles, con mandatario Fredericks, che poi, l’anno dopo, la girò alla moglie Jessica. Nel 2009, a Copenaghen, l’ex atleta namibiano non aveva diritto di voto, ma era scrutatore, quindi incaricato di controllare che la votazione procedesse secondo le regole. Sollecitato da Le Monde, Fredericks giustifica la somma contestata come emolumenti dovutigli in funzione di un contratto sottoscritto nel 2007 con Papa Massata per svolgere attività di promozione dell’atletica in Africa tra il 2007 e il 2011: «Questi soldi non hanno nulla a che vedere con il Cio. Non ho violato alcuna regola etica». Il Cio ieri in un comunicato ha precisato di aver sollecitato le autorità giudiziarie francesi per ottenere più informazioni, spiegando anche che l’affare è ormai in mano alla Commissione Etica del Cio, su iniziativa dello stesso Fredericks, con lo scopo «di fare tutta la luce necessaria».