La Gazzetta dello Sport

De Biasi freddo «Zero rimorsi se vinco io...»

«Prevale in me l’azienda per cui lavoro, però agli inni sentirò qualcosa»

- INVIATO A PALERMO

Gianni De Biasi abbottona lo smanicato nero della divisa e le parole soltanto una volta, quando a metà conferenza stampa arriva la domanda inevitabil­e: «Credevo me l’avreste fatta come prima...». Chi è stato, più o meno nove mesi fa, a dire no alla sua candidatur­a per la panchina dell’Italia? «Io lo so, e per il momento basta. Lo dirò a tempo debito». Il diniego di De Biasi non è omertà, e neppure un capriccio: il c.t. lascia capire che si tratta più che altro di motivi di opportunit­à. Se, come pare di capire, il motivo fu da ricondurre anche ai tempi – l’Italia doveva annunciare il nome del nuovo c.t., come poi successe, prima dell’inizio dell’Europeo – l’area di provenienz­a dell’ostracismo si allarghere­bbe. Non per forza un dirigente della Figc (o dintorni): accostare il nome del c.t. in carica dell’Albania a quello dell’Italia alla vigilia di Francia 2016 avrebbe sollevato un problema anche di reciproco rispetto e diplomazia fra le due federazion­i.

GLI INNI De Biasi farà il nome a tempo debito, dunque. Il resto lo ha detto ieri, con grande chiarezza. L’inevitabil­ità di un ruolo scomodo: «Cosa proverei da italiano a ostacolare la qualificaz­ione dell’Italia? Se fai questo mestiere, sei pronto a giocare anche partite così: tiri per l’azienda per la quale lavori. Non avrei rimorsi, ma sarei la persona più felice al mondo: non gioco per prendermi rivincite, ma per vincere senza guardare a chi ho davanti. Poi, sarei bugiardo se dicessi che non sentirò nulla quando ascolterò l’inno italiano dopo quello albanese. Io posso cantare entrambi, come fanno i tifosi dell’Albania: uno spot per il calcio». L’atteggiame­nto che avrà la sua squadra: «Un po’ arroccata e pronta a ripartire, con due linee vicine e molto strette». Le difficoltà che deve fronteggia­re: «Non ho le possibilit­à di scelta che ci hanno consentito di andare all’Europeo, ma abbiamo necessità di fare risultato: sono incognite reali, in campo spero invece di vedere certezze».

LE SCELTE E ancora il tipo di partita che dovrà giocare l’Albania: «Non so quanti miracoli Dio – per chi ci crede – ci concede. Però so che noi contro avversarie difficili abbiamo sempre fatto bene. Servirà una partita di grande attenzione, non favorire l’Italia con errori di ingenuità». Con chi provarci ancora non sa, dice. «Mi tengo 3-4 dubbi». Uno in difesa: accanto ad Ajeti potrebbe non scegliere Veseli, ma arretrare Kukeli, e in quel caso davanti alla difesa giocherebb­e Xhaka. Diverse le opzioni per gli esterni alti, con Sadiku-Roshi come ballottagg­io più probabile.

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Gianni De Biasi, 60 anni, da Sarmede (Treviso), c.t. dell’Albania

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