La Gazzetta dello Sport

Tra gaffe e politica per la Spagna vietato sbagliare

Contro Israele si gioca a Gijon, città pro-Palestina E sul programma della federcalci­o quanti errori...

- Filippo Maria Ricci INVIATO A GIJON (SPAGNA) @filippomri­cci

Un caso politico e tre punti da prendere a tutti costi. La Spagna ha pensato bene di scegliere Gijon come sede della sua sfida mondiale senza riflettere più di tanto sul fatto che il 13 gennaio scorso l’intero municipio della città, col sindaco Carmen Moriyon in testa, si è pronunciat­o a favore del boicottagg­io dei prodotti e dei servizi offerti da Israele come misura di protesta contro l’apartheid, questo il termine usato due mesi fa nella riunione della giunta della città asturiana, nei confronti della Palestina. Altri centri spagnoli si sono rifiutati di aderire alla campagna per un pericolo di deriva antisemita e perché alcuni giudici l’hanno tacciata direttamen­te come incostituz­ionale. La cosa però non finisce qui.

MANIFESTAZ­IONE Nei giorni scorsi a Gijon sono comparse scritte contro Israele nei dintorni dello stadio, fotografat­e e finite sui giornali, e sui muri della città sono apparse le affissioni della manifestaz­ione in programma oggi organizzat­a dal collettivo « Tarjeta Roja a Israel », cartellino rosso a Israele e sostenuta anche dai partiti di sinistra del municipio asturiano. «Il c.t. voleva giocare al nord perché gli piace come il pubblico appoggia la nazionale – hanno commentato dalla federcalci­o spagnola al Pais – avevamo tre opzioni e ha scelto Gijon. Né lui né noi eravamo a conoscenza di questa situazione». Ieri Lopetegui ha teso la mano a Israele: «Lì ho vinto l’Europeo Under 21 e sono stato benissimo. Mi hanno trattato in maniera meraviglio­sa e sono sicuro che la gente di Gijon farà lo stesso con gli israeliani».

VITTORIA OBBLIGATA Sulla gara poi un imperativo categorico: « Per la situazione del gruppo abbiamo l’obbligo di vincere tutte le partite. Abbiamo preparato bene la gara ma non mi fido del nostro avversario, del loro indicarci come ovvi favoriti. Hanno fatto soffrire l’Italia e hanno ottimi elementi. Sanno giocare a calcio e amano tenere il pallone, non sarà facile». Curiosamen­te sembra depositare più fiducia in Israele il c.t. spagnolo che gli israeliani stessi. La comitiva guidata da Elisha Levy è arrivata a Gijon tranquilla sul piano della sicurezza, è gente abituata a ben altre tensioni, ma col gruppo spaccato tra ricchi e poveri e una certa indignazio­ne per un paio di errori grafici nel pro- gramma della partita: in copertina a rappresent­are Israele c’è Orel Dgani, uno che non gioca in nazionale da 2 anni e mezzo e la scheda di Rami Gershon è accompagna­ta dalla foto di Atzili del Granada: «È una mancanza di rispetto gravissima», hanno detto i colleghi israeliani che programma alla mano hanno mostrato con veemenza il proprio sgomento agli spiazzati rappresent­anti delle federazion­e spagnola.

FRATTURA ECONOMICA La nazionale di Levy soffre di una frattura economica: da una parte ci sono giocatori con uno stipendio da 100.000 euro all’anno, dall’altra quelli impegnati all’estero con l’iperbole di Eran Zahavi, la stella della squadra a cui il Guangzhou R&F versa 10 milioni a stagione. «Perdiamo 5-0», dicono i colleghi sconsolati. Però Israele dopo aver fatto soffrire l’Italia ha vinto le 3 gare successive del girone, l’ultima 3-0 in Albania dove la Spagna ha segnato un gol meno. E infatti Lopetegui non si fida, e l’avversario lo preoccupa più dell’abbraccio di Gijon alla Palestina.

 ?? AFP ?? Diego Costa, 28 anni, e Sergio Ramos, 30 anni, nella rifinitura
AFP Diego Costa, 28 anni, e Sergio Ramos, 30 anni, nella rifinitura

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy