Difesa Dominello «Con Agnelli incontri leciti»
Al via il processo penale a Torino: Juve non indagata I legali di Rocco: «Non è un boss»
C’era un convitato di pietra ieri nel palazzo di giustizia di Torino: all’anno zero del processo Alto Piemonte, nonostante non ci siano dipendenti bianconeri indagati, la parola Juve rigirava nell’aria. Esplorando le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Torinese, l’inchiesta ha infatti svelato l’interesse dei clan nel bagarinaggio allo Stadium. Ieri si è così tenuta a porte chiuse l’udienza preliminare con 84 capi d’accusa e 23 persone alla sbarra, tra cui Rocco Dominello. Ex ultrà incensurato, è figlio di un presunto ‘ndranghetista e ora in custodia cautelare per concorso esterno: per i pm Paolo Toso e Monica Abbatecola avrebbe stretto un accordo col club per gestire una dotazione di biglietti in cambio della pace sociale in curva. C’era anche lui nelle gabbie della maxi aula 1 del tribunale durante la seduta sciolta dopo appena un’ora e mezza causa sciopero dei penalisti. I suoi tre avvocati, Domenico Putrino, Ivano Chiesa e Giuseppe Del Sorbo, sono intervenuti sui presunti contatti (negati dalla Juve) tra il loro assistito e il presidente: «Agnelli ha detto di non aver mai incontrato boss? Ha ragione, qua la ‘ndrangheta non c’entra nulla: loro si sono incontrati più volte, sia a tu per tu, sia alla presenza di altri. Incontri leciti, alla luce del sole».
LA SCELTA Nell’udienza di ieri hanno fatto richiesta di costituzione di parte civile il comune di Torino, la regio- ne Piemonte e Marco Bava, un piccolo azionista. Il padre di Rocco, Saverio, avrebbe pure voluto rendere una dichiarazione spontanea: gli sarà concesso martedì, alla ripresa del processo. Dominello jr, invece, non ha ancora deciso tra il rito abbreviato e il dibattimento: l’opzione B porterebbe i vertici Juve a testimoniare pubblicamente. I suoi avvocati hanno comunque ribadito la volontà di querelare per diffamazione Giuseppe Pecoraro: nel deferimento di 4 dirigenti (lo stesso Agnelli, l’ex capo del marketing Francesco Calvo, il security manager Alessandro D’Angelo e il responsabile della biglietteria Stefano Merulla) il procuratore Figc avrebbe «dato per scontato che Dominello fosse mafioso».
GIALLO SVELATO È stato svelato il giallo di una intercettazione citata dallo stesso Pecoraro in Antimafia, ma misteriosamente non presente negli atti. La frase «i due fratelli sono stati arrestati, hanno il 416 bis, Rocco è incensurato, parliamo con lui...» non fu pronunciata da Agnelli, ma sarebbe in una conversazione D’Angelo-Calvo del 5 agosto: ben dopo gli arresti di luglio, quindi senza valore probatorio per i pm. Non a caso, in un interrogatorio dello stesso periodo, D’Angelo confermava di aver controllato su Google chi fosse Dominello quando gli fu presentato anni prima. Intanto, alcuni membri dell’Antimafia, tra cui Marco Di Lello e Rosy Bindi, hanno segnalato alle forze dell’ordine le minacce di morte ricevute via mail e social: a certi tifosi non è andato giù il faro acceso sulla vicenda.