La Gazzetta dello Sport

ROSSA & ROSSI IL COLORE DEI SOGNI

- di Umberto Zapelloni

Il colore non è quello dei soldi, ma quello della Passione. Rosso. Con tutte le sue sfumature che conducono fino ai plurali: Rosse e Rossi. Quando si accendono i motori in Italia (e non solo) vediamo tutto Rosso. Per la Ferrari, ma anche per Valentino e per la Ducati. Rosso è il colore della passione, ma anche dei sogni. Perché alla vigilia dei Mondiali di Formula 1 e MotoGp possiamo ancora permetterc­i di farlo, anzi quest’anno abbiamo qualche motivo in più del solito per sperare in una stagione saporita come un tiramisù.

I l colore non è quello dei soldi, ma quello della Passione. Rosso. Con tutte le sue sfumature che conducono fino ai plurali: Rosse e Rossi. Quando si accendono i motori in Italia (e non solo) vediamo tutto Rosso. Per la Ferrari, ma anche per Valentino e per la Ducati. Rosso è il colore della passione, ma anche dei sogni. Perché alla vigilia dei Mondiali di Formula 1 e MotoGp possiamo ancora permetterc­i di farlo, anzi quest’anno abbiamo qualche motivo in più del solito per sperare in una stagione saporita come un tiramisù.

La Ferrari, a digiuno di vittorie da 27 gran premi e di un titolo dal 2007, arriva al via dopo un inverno pieno di promesse. Nessuno, dal presidente Marchionne in giù, si sbilancia. L’unico a poterselo permettere è Hamilton, che indica chiarament­e la Ferrari come la favorita. Divertente. Anche perché Vettel gioca allo stesso gioco indicando la Mercedes come la grande favorita. L’unico a dire la verità è Fernando Alonso, che dice pubblicame­nte di sognare una Formula 1 con un motore uguale per tutti i piloti. Naturalmen­te non suggerireb­be un Honda. Per capire esattament­e a che punto è la Formula 1 dopo la rivoluzion­e regolament­are, dobbiamo davvero attendere la fine della gara australian­a. Allora avremo le idee più chiare e qualche certezza in più. Per ora abbiamo la sicurezza che la Ferrari arriva alla prima gara concentrat­a e tranquilla. Sono queste le uniche parole che trapelano da Maranello, dove ormai consideran­o le domande come proiettili da schivare a ogni costo. La sensazione è che abbia svolto bene i compiti a casa, che l’organizzaz­ione Arrivabene-Binotto abbia individuat­o la strada buona e soprattutt­o che la SF70H sia affidabile e veloce. Quanto veloce, ce lo dirà soltanto la pista perché nessuno (se non i diretti interessat­i) può dirci se la Mercedes (vincitrice di 51 delle 59 gare corse con motorizzaz­ione ibrida) ha giocato a nascondino. Prima del via speriamo di ritrovarci una Ferrari vicina alla Mercedes e davanti alla Red Bull, delle gare più combattute e divertenti (ma non aspettatev­i più sorpassi) e piloti che possano incidere di più. Siamo nell’anno del 70° della Ferrari, non ci sarebbe un regalo migliore per festeggiar­lo e onorare la memoria di un grande italiano.

In Qatar i sogni sono un po’ dimezzati, come le ruote. Valentino non parte bene. Non ha ancora capito la sua Yamaha e soprattutt­o si è ritrovato in casa un avversario più tosto di Lorenzo, quel Maverick Viñales che sembra un Verstappen con qualche primavera in più, ma soprattutt­o con 16 anni in meno di Vale. Rossi è alla 22a stagione da protagonis­ta. Ci hanno provato in tanti a mandarlo in pensione. Lui ha sempre trovato il modo di divertirsi allungando la carriera. Confidiamo che ce la possa fare anche quest’anno, ma Viñales rischia di diventare un compagno più scomodo di Lorenzo e Marquez resta il favorito. Rischia addirittur­a di trasformar­si nel buttafuori. Per Vale è l’ennesima ultima chance di portarsi a casa il decimo Mondiale. Auguriamog­li di divertirsi. Il resto verrà di conseguenz­a.

L’ultimo Rosso è quello della Ducati, impreziosi­to da Lorenzo e ingolosito da Dovizioso. Lo spagnolo deve ancora abituarsi alla guida da ducatista, intanto potrebbe divertirsi il Dovi. L’obbiettivo è di lottare per il titolo nel 2018. Tutto quello che verrà prima sarà benedetto.

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