VR46 «SÌ, MAVERICK VA MOLTO FORTE DEVO TROVARE MEZZO SECONDO»
I l ritornello dei detrattori si ripete, stancamente, anno dopo anno: « Valentino? Ormai il suo tempo è passato, cosa vuoi che faccia contro i vari Marquez, Lorenzo, Viñales?». Il re è vecchio, insomma, abbasso il re. E invece, puntualmente, allo spegnimento del semaforo che dà il via a una nuova stagione, rieccolo lì davanti a lottare con l’entusiasmo di un ragazzino, ad affrontare avversari che si confermano o si aggiungono, non risparmiandosi lontano dalle piste per farsi trovare pronto all’appuntamento con il cronometro. Conquistare podi, agguantare qualche vittoria, respirare l’aria dell’attico del Mondiale: d’accordo, non è arrivato il titolo, quella Decima che due anni fa a un certo punto sembrava essere cosa sua, però per tre volte nelle ultime tre stagioni al secondo posto si è piazzato lui e ci sono piloti che darebbero qualsiasi cosa per riuscirci almeno una volta in carriera.
GIGANTI È un club esclusivo, quello che ospita gente come Valentino, 38 anni lo scorso 16 febbraio: ne fa parte, per esempio, uno come Roger Federer, che la scorsa settimana all’età di 35 anni (che per uno che gioca a tennis sono parecchio logoranti) ha conquistato a Indian Wells il suo 90° torneo, ma soprattutto alla fine di gen-
naio, proprio quando Rossi e soci tornavano in pista per i primi test dell’anno a Sepang, vinceva in Australia il suo 18° torneo del Grande Slam, sconfiggendo il rivale di sempre Rafa Nadal. Ne fa parte, sempre per restare alla cronaca attuale, Gianluigi Buffon, che domani con la maglia dell’Italia difenderà per la 1000ª partita (anche se il record di Peter Shilton a 1.377 resta lontano) la sua porta in una partita ufficiale tra club e nazionale. E che, a 39 anni compiuti, sogna di giocare il prossimo anno in Russia il suo sesto Mondiale. O George Foreman, campione del mondo dei pesi massimi a 49 anni. O Kim Collins, che lo scorso anno ha migliorato il proprio primato sui 100 metri in 9”93, primo quarantenne a infrangere il muro dei 10”. O Hendrik Van Steenbergen, campione del mondo di ciclismo su strada a 34 anni. O Steve Redgrave, che a 38 conquistò la 5ª medaglia d’oro (in 5 Olimpiadi diverse) nel canottaggio. Ma anche Stéphane Peterhansel, capace quest’anno all’età di 51 anni di artigliare la 7ª Dakar in auto, dopo averne già vinte 6 in moto.
GIOIA Campioni senza tempo e senza età, il cui segreto è fondamentalmente uno: divertirsi. Perché anche se la fatica è mostruosa, anche se per arrivare lassù in cima l’avversario deve essere visto soprattutto come un nemico da odiare e distruggere, alla base di tutto resta questa componente fanciullesca del gioco che rappre- senta la molla ultima per andare avanti e provare ad alzare di più l’asticella del proprio sogno.
RISALITA E allora, anche se l’inverno è stato difficile, faticoso, problematico come francamente era difficile immaginarsi, costretto a fronteggiare un compagno di squadra che rischia di rivelarsi persino più veloce dell’ex Jorge Lorenzo, ecco che Valentino prova a ripartire con l’entusiasmo di sempre. Anche se la prima notte non è stata esattamente quella che si aspettava dopo avere passato, lui, la sua squadra, i tecnici giapponesi, a studiare nelle ultime settimane cosa fare per ritrovare la giusta strada. «Da quando sono tornato in Yamaha, non mi ricordo bene il primo anno, ma gli altri ero sempre stato più veloce», dice dopo aver chiuso la giornata a 1”483 dal compagno. Per provarci, ieri ha usato, come Viñales, due telai diversi, «ma niente ritorno al 2016, sono solo un po’ diversi l’uno dall’altro, però ne abbiamo solo uno ed essendo in ritardo con il lavoro ora diventa tutto più difficile » , spiega il pesarese.
MEZZO SECONDO Che, a parole, non butta via questa prima giornata. «La prestazione non è stata niente di speciale, ma il feeling non era male. Nell’ultima uscita pensiamo di avere trovato qualcosa di positivo che potrebbe aiutarci. Con la gomma morbida potevo anche spingere di più, ma mi preoccupa il passo. Dobbiamo togliere mezzo secondo al giro. Perché Viñales va molto forte, come giro e come passo, ha un grandissimo feeling e interpreta bene la Yamaha». Il problema principale, per Rossi, sono le gomme: «La nuova anteriore della Michelin è troppo morbida, sia come carcassa sia come mescola, fatico con i freni in mano e si muovono troppo in entrata di curva».