Deluso, irritato, solo: Messi riflette e per adesso non rinnova
Facile ironia: martedì ha giocato da solo, ieri si è allenato da solo. Parliamo di Leo Messi. Che martedì sera ha allungato la serie nera contro Buffon, a Gigi non ha mai fatto gol, però perlomeno qualcosina ha fatto: ha messo davanti al portiere prima Iniesta e poi Suarez, San Gigi ci ha messo una pezza. ASSENZA CHE SI NOTA Non è la prima volta che Messi resta in palestra dopo una partita, però diciamo che ci sono assenze che passano inosservate e altre che si notano di più. Quella di ieri appartiene alla seconda categoria. Il rapporto con Luis Enrique, mai spettacolare, interrotto dopo la famosa lite di inizio gennaio del 2015, ricomposto in qualche modo da Xavi Hernandez e poi proseguito per altre due stagioni su binari di fredda pro- fessionalità, è ormai al capolinea. E non perché Lucho se ne va.
SENZA CONTRATTO L’allenatore se ne andrà e Leo Messi non piangerà. L’argentino resterà. O almeno questo è ciò che tutta la «gent blaugrana» si augura. Però, continuando nel solco della fredda professionalità citata in precedenza, non è che le relazioni tra Messi e la dirigenza siano da luna di miele. Il Barcellona ha sciaguratamen- te portato il suo miglior giocatore, nonché asset più pregiato, a 14 mesi dalla scadenza del contratto. Le trattative avanzano come il Barça allo Stadium: lentamente, senza entusiasmo né verve. Al Camp Nou sanno che Messi non ha grandi alternative (considerando l’intero pacchetto che comprende qualità della vita, amicizie, possibilità di vincere, dinamiche famigliari), Leo sa che al tavolo della trattativa lui vicino alla penna ha una pistola puntata verso il Barça. Se dovesse succedere l’irreparabile, se ne andrà via gratis.
43 IN 43 Leo non se ne andrà, però Leo non è contento. Animale da vittoria, sente che allenatore e dirigenza stanno contribuendo con scelte scellerate, tattiche e di mercato, alla rottamazione di questa stagione. La panchina è povera, la tattica sciagurata. E così in quattro giorni sono state compromesse Liga e Champions, salvo gli en- nesimi miracoli che sembrano dover diventare pane quotidiano . Lui il suo quest’anno l’ha fatto, quasi sempre: 43 gol in 43 partite, «pichichi» in Liga e in Champions, leader nella Scarpa d’Oro. Lo si può accusare di non essere sempre determinante, però sarebbe piuttosto duro. Così come è prematuro parlare di crisi, di viale del tramonto. Però è chiaro che Messi non può fare tutto da solo. Si è visto a Torino.