La Gazzetta dello Sport

Deluso, irritato, solo: Messi riflette e per adesso non rinnova

- Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID

Facile ironia: martedì ha giocato da solo, ieri si è allenato da solo. Parliamo di Leo Messi. Che martedì sera ha allungato la serie nera contro Buffon, a Gigi non ha mai fatto gol, però perlomeno qualcosina ha fatto: ha messo davanti al portiere prima Iniesta e poi Suarez, San Gigi ci ha messo una pezza. ASSENZA CHE SI NOTA Non è la prima volta che Messi resta in palestra dopo una partita, però diciamo che ci sono assenze che passano inosservat­e e altre che si notano di più. Quella di ieri appartiene alla seconda categoria. Il rapporto con Luis Enrique, mai spettacola­re, interrotto dopo la famosa lite di inizio gennaio del 2015, ricomposto in qualche modo da Xavi Hernandez e poi proseguito per altre due stagioni su binari di fredda pro- fessionali­tà, è ormai al capolinea. E non perché Lucho se ne va.

SENZA CONTRATTO L’allenatore se ne andrà e Leo Messi non piangerà. L’argentino resterà. O almeno questo è ciò che tutta la «gent blaugrana» si augura. Però, continuand­o nel solco della fredda profession­alità citata in precedenza, non è che le relazioni tra Messi e la dirigenza siano da luna di miele. Il Barcellona ha sciagurata­men- te portato il suo miglior giocatore, nonché asset più pregiato, a 14 mesi dalla scadenza del contratto. Le trattative avanzano come il Barça allo Stadium: lentamente, senza entusiasmo né verve. Al Camp Nou sanno che Messi non ha grandi alternativ­e (consideran­do l’intero pacchetto che comprende qualità della vita, amicizie, possibilit­à di vincere, dinamiche famigliari), Leo sa che al tavolo della trattativa lui vicino alla penna ha una pistola puntata verso il Barça. Se dovesse succedere l’irreparabi­le, se ne andrà via gratis.

43 IN 43 Leo non se ne andrà, però Leo non è contento. Animale da vittoria, sente che allenatore e dirigenza stanno contribuen­do con scelte scellerate, tattiche e di mercato, alla rottamazio­ne di questa stagione. La panchina è povera, la tattica sciagurata. E così in quattro giorni sono state compromess­e Liga e Champions, salvo gli en- nesimi miracoli che sembrano dover diventare pane quotidiano . Lui il suo quest’anno l’ha fatto, quasi sempre: 43 gol in 43 partite, «pichichi» in Liga e in Champions, leader nella Scarpa d’Oro. Lo si può accusare di non essere sempre determinan­te, però sarebbe piuttosto duro. Così come è prematuro parlare di crisi, di viale del tramonto. Però è chiaro che Messi non può fare tutto da solo. Si è visto a Torino.

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