MBAPPE’, DYBALA E IL PRESENTE DI CR7
Fino a un paio di settimane fa, Mbappé era il giocatore del momento, in Europa. Dybala gli ha tolto la copertina. Il futuro è loro. Ma intanto Cristiano Ronaldo resiste nel presente. Bomba o non bomba, la Champions va avanti. Questa tappa dei quarti ci parla naturalmente della terribile vulnerabilità del calcio, anche nel suo livello più alto. La massima esposizione garantisce il top dell’impatto agli attentatori – qualunque sia la pista – e un ritorno amplificato sui media di tutto il mondo. Gli ordigni di martedì sera, esplosi contro il pullman del Borussia Dortmund, lasciano tracce di sangue e qualche polemica. Nel primo tempo del match rinviato a ieri era evidente lo stato di shock dei compagni di squadra di Bartra, il difensore ferito nell’attentato. Thomas Tuchel, allenatore del Dortmund, accusa l’Uefa di non aver concesso più tempo ai suoi giocatori per riprendersi. Difficile dargli torto, difficile anche trovare altre date nell’affollato calendario di questo fine stagione. La gente di Dortmund che, spontaneamente, ha dato un letto e un posto dove dormire a molti tifosi francesi, ci indica la parte piena del bicchiere, nel calcio al tempo del terrore. Il Monaco, sul campo, approfitta della situazione e vince (3-2) nel segno del diciottenne Kylian Mbappé, gazzella e pantera, uno che si è già guadagnato un posto al sole nella nazionale di Deschamps. Nella scioltezza del passo e la precisione del tiro ricorda qualcosa del primo Ronaldo - il brasiliano - con contaminazioni di Henry. Dybala gli ha tolto il centro del palcoscenico che occupava fino a poco fa.
Lui fa due gol per riprenderlo, ma poi deve cedere il passo e la gloria a Cristiano Ronaldo, che al primo grande appuntamento stagionale in Europa ci ricorda chi è il proprietario del Pallone d’oro. Prima che CR7 si svegliasse, nel secondo tempo all’Allianz contro il Bayern, il Real Madrid sembrava più o meno spacciato. Vidal aveva spedito da poco in gradinata il possibile 2-0 su un inesistente rigore concesso dall’arbitro Rizzoli, quando Ronaldo ha cominciato a vincere il duello con un magnifico Neuer. Era da settembre, undici ore (di gioco), che Cristiano non segnava in Champions. Un buco nero enorme, per uno come lui. Con la doppietta fa 100 reti nelle competizioni europee, ma quello che colpisce sono i 392 gol nei 385 match giocati col Real. Pazzesco, no? Con questo scatto, Messi è di nuovo alle spalle. La forza mentale, la personalità fanno la differenza. Il futuro sta coagulando, il presente ci dice che per Carlo Ancelotti sarà dura ribaltare al Bernabeu il 2-1 rimediato contro il suo ex allievo Zizou Zidane. Bayern e Real sono quasi due cloni. Squadre solide, tattiche, capaci di soffrire, sfruttare gli episodi. Somigliano alla Juve, come la Juve somiglia all’Atletico, che ha bisogno di un vago rigore di Griezmann per superare di misura il Leicester. Ci sono punti di forza differenti, top e toppe, diversi gradi di qualità tecnica, ma l’impianto è lo stesso. Da anni non si vedeva tanto equilibrio. Si procede, stanchi, a piccoli passi. Mai come stavolta – dal 2003 - i bianconeri hanno la possibilità di arrivare in fondo e giocarsela davvero, questa coppa.