Il circolo di Riva sotto accusa
Mamma scrive alla Gazzetta su presunti casi di bullismo, il presidente: «Tante bugie»
«Ho avuto la sfortuna di avere due figlie appassionate di vela, soprattutto la più grande che è anche bravina, tanto da riuscire a selezionarsi per due anni di seguito per il campionato europeo Optimist. Proprio per assecondare, mio malgrado, le ambizioni della maggiore le ho portate entrambe in un circolo blasonato, il «Fraglia». Ma se con la più grande (arrivata lì già junior) non ho avuto grossi problemi, con la piccola, per usare una sua espressione, “mi hanno rovinato la vita”. Infatti già dopo la scuola vela, nel novembre 2015, accaddero gravi episodi, preludio di quanto poi successo in seguito, fino al deferimento di un istruttore e del circolo stesso da parte della Procura Federale. Mia figlia, del 2008, fu presa di mira da due ragazzine del 2005 che buttarono nel water i suoi pantaloni della muta e ci urinarono sopra, solo perché era loro antipatica. L’allenatore liquidò la cosa via sms con un « sono bambini, stanno imparando a relazionarsi».
LETTERA Inizia così una lettera di una madre pubblicata ieri da Gazzetta dello Sport nella rubrica Porto Franco e che si riferisce a uno spinoso caso che riguarda uno dei circoli più importanti d’Italia, la Fraglia Vela Riva del Garda. La lettera prosegue con episodi ed epiteti piuttosto crudi che sono finiti sotto la lente di ingrandimento della Procura Federale che deciderà sull’argomento il 21 aprile a Genova, la sede della Fiv. In quel giorno si presenteranno allenatore e circolo, uno di fianco all’altro a difendersi.
STORICO «Saremo in grado di spiegare. Questo era e resta un caso di una barchetta spiaggiata. Un episodio accaduto a poche decine di metri dalla riva. Concluso senza danni e in perfetto controllo, come testimoniano le telecamere della zona. L’istruttore è uscito sul lago con 6 atleti e un gommone da 40 cavalli. L’impressione è che qualcuno voglia strumentalizzare la cosa e non si è capito bene il perché» racconta Giancarlo Mirandola, presidente del circolo finito sotto i riflettori. «La scuola conta 44 atleti, 43 non hanno detto nulla, nè si sono lamentati, e una sola sì. Io penso che ci sia dell’altro sotto. So che sono due anni che questa mamma ci martella: non solo me, ma diverse persone del nostro circolo con una serie di lamentele che riguardano le sue figlie. Mi pare che qui si voglia parlare di tutto fuorché di sport. Io so che sono un dirigente di banca in pensione che fa il volontario nel circolo anche 10 ore al giorno. Non ho altri interessi. Proprio in questi giorni il nostro circolo ospita 350 ragazzini in acqua in un Meeting che è giunto alla 35a edizione... Nessuno ha mai avuto da dire nulla contro di noi».
PROCURA Ma la procura non la pensa così, il procedimento non riguarda solo l’episodio in cui la ragazzina in questione è rimasta da sola e si è poi spiaggiata dovendo essere recuperata in lacrime. Ci sono altre «accuse». Come mai la scelta di non prendere alcun provvedimento in questa storia? «Cosa le devo dire—- continua il presidente Mirandola —. Io so che molte delle cose che ci sono state attribuite non sono vere».
FIV «Devo essere sincero, il titolo della Gazzetta di ieri ha dato fastidio — ribatte il presidente federale Francesco Ettorre —. Quel “Quando la vela diventa un incubo” mi è sembrato un attacco a tutto il movimento » . Presidente ma sul contenuto non dice nulla? «Dico che c’è una procura federale che si è mossa in autonomia completa. E senza essere influenzata, come giusto e normale che sia. Fra meno di 10 giorni avremo la sentenza e quindi preferisco non esprimere alcun giudizio. Anche perché io non ho tutte le carte in mano. Aggiungo che è un caso che noi seguiamo con molta attenzione, ma dobbiamo rispettare tutte le procedure. Vogliamo vederci chiaro e andremo in fondo a questa vicenda anche perché si tratta di minori. Che sono stati anche troppo sui social. Staremo molto attenti». Ma se lei fosse stato presidente di quel circolo avrebbe fatto lo stesso? «Forse avrei usato altri provvedimenti cautelativi - chiude il numero 1 della Fiv -, ma bisogna trovarcisi in questa situazione prima di dare un giudizio. Certo che se, anche in minima parte, quello che è stato scritto risultasse vero sarebbe una situazione gravissima. Però mancando talmente poco alla fine del lavoro della procura federale forse vale la pena aspettare qualche giorno e non esprimere giudizi affrettati. Per nostra fortuna si tratta di una prima volta in episodi di questa gravità. Speriamo che la vela continui a restarne fuori».
ASPETTO LA DECISIONE DELLA PROCURA. MA SEGUIAMO IL CASO FRANCESCO ETTORRE PRESIDENTE FEDERALE NON SI PARLA DI SPORT, MA DI ALTRO. SONO TUTTI CON NOI GIANCARLO MIRANDOLA PRESIDENTE FRAGLIA VELA